Intanto che i potenti della Terra manifestano il loro stupore per l’invasione bellica della Russia in Ucraina – prevedibile, e per certi aspetti aiutata dalle politiche perpetrate per anni dagli stessi Paesi che oggi si dicono stupiti – e, intanto che gli stessi minacciano sanzioni che lo Zar aveva senz’altro messo in conto e dunque inutili, Kiev e dintorni vivono numerose tragedie. Una di queste è la stessa che vidi con i miei occhi otto anni fa, durante il precedente conflitto, quando decisi di accompagnare Vauro nel suo viaggio verso l’Ucraina, affiancati da Damiano Rizzi, presidente della Fondazione Onlus Soleterre, e dal nostro giornalista Alessandro Ferrucci.
FONDAZIONE IL FATTO: SCOPRI QUI COME DONARE E AIUTARE I BAMBINI MALATI DI CANCRO A KIEV
Visitammo l’ospedale pediatrico di Kiev e le case di accoglienza che ospitavano bambini sottoposti a cure oncologiche e le loro madri. Sì, perché in mezzo alle bombe c’erano, ci sono tragedie che si consumano ogni giorno, comprese quelle che ancora oggi la catastrofe di Chernobyl produce. Le condizioni in cui operava Soleterre erano già allora difficilissime, perché la sanità in Ucraina non passava i medicinali e dunque le condizioni economiche aggravavano la situazione. Ho visto sguardi di bambini e delle loro madri che non dimenticherò mai. I loro occhi gridavano aiuto e, allo stesso tempo, grazie di essere qui. Sì, perché spesso si verificavano malattie che richiedevano un forte tempismo sull’intervento, come siringare liquido dal cranio di un bambino o somministrare un farmaco con estrema urgenza. Medicinali che spesso mancavano. C’era anche carenza di medici, perché le loro condizioni economiche, di vita, in quel Paese, già allora non erano quelle che ci immaginiamo per una persona che fa questa importante professione. Mi avevano raccontato che alcuni di loro per “arrotondare” facevano anche più lavori.
Il lavoro di Soleterre era preziosissimo. Quando visitai la loro casa famiglia, dopo aver visto l’ospedale, sentii però un immenso e piacevole calore perché in quel luogo c’erano tutti gli sforzi per accudire e dare conforto a madri e a famiglie che da luoghi lontani da Kiev si erano dovute spostare verso la Capitale per le cure oncologiche. Ebbene, oggi, durante questo nuovo conflitto, Soleterre – che non ha mai smesso il suo operato – si è prodigata per organizzare un’evacuazione di urgenza dei bambini ricoverati, perlomeno di quelli in grado di spostarsi. Ma c’è una priorità ancora più importante. Quella di continuare a curare quei piccoli pazienti speciali anche sotto i bombardamenti.
Noi con la nostra Fondazione umanitaria Fatto Quotidiano (www.fondazioneilfattoquotidiano.org) abbiamo deciso di aiutarli. E oltre al nostro contributo diretto abbiamo fatto partire una raccolta fondi straordinaria per consentire a Soleterre di intervenire più rapidamente possibile, dando supporto per tutto ciò che serve in questa condizione difficilissima. In queste situazioni, noi comuni cittadini si è pervasi da un senso di impotenza che si trasforma a volte in rabbia per la stridente assurdità, ormai diventata anche scontata da dire, di Paesi impegnati nello spendere soldi in armamenti, anziché destinarli alla valida alternativa della rinascita in primis del servizio sanitario (che peraltro anche in Russia è fortemente carente, e il Covid lo ha messo in luce).
Allora oggi la nostra innocente chiamata alle armi in risposta ai missili è sostenere Soleterre e i nostri bambini. Perché i bambini ucraini, come tutti i bambini vittime di sofferenze, ingiustizie e guerre sono i nostri bambini. Siano russi, ucraini, africani, sudamericani, afghani, siriani, italiani. Sono i nostri bambini. Sbrighiamoci.