Nelle scorse settimane, il governo, attraverso il decreto Sostegni Ter e il decreto Energia ha proseguito nella serie di interventi – iniziati nella seconda metà del 2021 – volti a mitigare il brusco aumento dei costi dell’energia. Un’azione normativa interna che cerca di supportare consumatori e imprese da una crisi energetica, con conseguente incremento dell’inflazione, e dalle possibili ripercussioni dell’invasione militare russa dell’Ucraina. ECCO, il think tank italiano per il clima, ha analizzato l’azione del governo, evidenziando nelle misure adottate una carenza di selettività rispetto all’effettivo stato di difficoltà dei consumatori finali e all’effettiva capacità delle aziende di passare a valle i maggiori costi dell’energia.
I trasferimenti previsti dal governo non sono subordinati ad alcuna azione di risparmio o efficientamento energetico e si configurano verosimilmente come sussidi ambientalmente dannosi secondo la classificazione dello stesso ministero della Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani. Il finanziamento delle misure, oltre alla fiscalità generale, si basa sull’utilizzo dei proventi ETS (la carbon tax europea) e sull’introduzione di una tassa (con modalità discriminatorie di dubbia costituzionalità) ai danni di una parte considerevole delle aziende che producono elettricità da fonti rinnovabili, anche quelle che non hanno mai ricevuto alcun sussidio pubblico.
Colpire oggi le sole rinnovabili è incomprensibile. Non c’è alcuna ragione operativa o informativa che esima il governo dal chiamare a un contributo anche gli operatori dell’energia fossile che stanno ricevendo margini più alti a causa dei prezzi attuali. L’incremento dei profitti riguarda in particolare le centrali a ciclo combinato a gas (anche quelle incluse nel meccanismo del capacity market), quelle a carbone (che hanno incrementato la produzione e stanno ottenendo margini netti addirittura 50 volte superiori al periodo pre-crisi) e la filiera dell’importazione e della vendita dei combustibili fossili, gas in primis.
Rispetto a questi ultimi, le norme prevedono da tempo che anche i contratti di importazione del gas siano comunicati alle autorità italiane ed europee, e non c’è nessun motivo perché il governo non ne valuti gli extraprofitti per addivenire a interventi meno sbilanciati contro i settori favorevoli alla decarbonizzazione e in grado di emanciparci dalla dipendenza e dal prezzo delle energie fossili. Al contrario, il decreto Sostegni Ter introduce una norma selettiva prevedendo il prelievo sulle sole rinnovabili, impattando su chi ha investito in impianti che non solo contribuiscono agli obiettivi di transizione energetica cui l’Italia è impegnata, ma costituiscono un calmiere (che ha funzionato molto bene prima di questa crisi eccezionale) al prezzo dell’elettricità, disaccoppiandolo sempre più da quello del gas a mano a mano che l’incidenza delle rinnovabili è aumentata. Infine, il decreto conferma il ricorso ai proventi ETS per finanziare misure volte a tamponare gli aumenti del gas, entrando in contraddizione con la finalità dell’ETS stesso e riducendo ulteriormente le risorse che servono per emanciparsi dai consumi fossili.
Con queste premesse, e con l’esacerbarsi di una crisi internazionale che porterà verosimilmente conseguenze sull’approvvigionamento energetico del nostro Paese, il rischio di scelte schizofreniche e incoerenti con gli obiettivi climatici è molto alto. La necessità di rispondere a un’opinione pubblica spaventata dalle bollette ricevute in questi giorni e a un settore imprenditoriale che fatica a risollevarsi da due anni di lockdown e limitazioni potrebbe spingere verso soluzioni di breve periodo che non solo allontanerebbero l’Italia dal raggiungimento degli obiettivi climatici ma renderebbero strutturale la sua dipendenza alla volatilità del prezzo delle energie fossili.
I prossimi mesi saranno cruciali e l’orizzonte elettorale della primavera 2023 dovrebbe fungere da stimolo per la classe politica per offrire soluzioni che possano sia garantire un’efficace transizione verso un’economia a zero emissioni, sia favorire nuove opportunità lavorative e di innovazione.