Come va la ricerca italiana, come viene valutata, come si distribuiscono i fondi pubblici? Il Fatto Quotidiano se n’era occupato nel 2017 a proposito del rapporto sulla valutazione della qualità della ricerca di atenei ed enti di ricerca (VQR) redatto dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca.
Nel titolo in prima pagina dell’11 luglio 2017 si leggeva che le “pagelle dei premi da 2 miliardi di euro” erano “truccate” e, nel titolo a pagina 8, ma non nel relativo articolo, che i fondi alle Università “erano stati distribuiti in base a dati manipolati”.
In verità, la distribuzione dei fondi da parte dell’ANVUR, pari a 1,2 miliardi e non 2 miliardi di euro, come accertato successivamente, è stata del tutto corretta. Non vi furono né trucchi, né manipolazioni.
La VQR – spiega Andrea Graziosi, professore alla Federico II e all’epoca presidente dell’ANVUR – è un procedimento nel quale università e dipartimenti sono valutati attraverso i loro componenti. Ciascuno di essi presenta un certo numero di lavori scientifici (in media 3 per ricercatore, per un totale di ben più di 100.000), che sono sottoposti alla valutazione di altri studiosi della materia considerati esperti nei singoli temi. Si tratta del principale mezzo con cui la ricerca italiana viene valutata, al fine di distribuire una quota rilevante dei fondi per il finanziamento dell’Università.
Il professor Graziosi ricorda, a conferma della correttezza della valutazione, che all’epoca non vi è stato alcun ricorso, né alcuna protesta dei Rettori, nemmeno di quelli che, per effetto delle valutazioni, non erano stati avvantaggiati dalla distribuzione delle risorse.
Del resto, come ricorda il professor Sergio Benedetto, coordinatore dei lavori della VQR 2011-2014, su oltre 114.000 lavori scientifici di più di 60.000 ricercatori sono state materialmente corrette le valutazioni solo di 31 di essi, pari a meno di 3 ogni 10.000 prodotti valutati. Un numero davvero irrisorio, dovuto soprattutto a errate trascrizioni delle valutazioni, che ha inciso in modo infinitesimale sulla distribuzione dei fondi.
Si pensi solo che le valutazioni sono state compiute da 12.000 revisori italiani e stranieri, i quali hanno analizzato ogni singolo prodotto della ricerca coadiuvati, nelle aree in cui sono disponibili, da informazioni estratte da banche dati internazionali certificate relative all’impatto scientifico delle pubblicazioni (citazioni ottenute e indici di impatto della rivista). Dunque, conclude Benedetto, un processo tanto ampio quanto importante si concluse senza strascichi giudiziari e lamentele da parte delle istituzioni valutate. Tutto ciò in Italia non accade sempre.
Come si diceva, è ora in corso la terza tornata di valutazione per gli anni 2015-2019. Seguendo quanto stabilito dai decreti ministeriali di istituzione della procedura e dal bando conseguentemente adottato dall’ANVUR, sono stati sorteggiati pubblicamente gli oltre 600 componenti dei gruppi di valutazione (GEV) –suddivisi in 17 aree scientifiche più un’area interdisciplinare di terza missione – dei quali è stato reso noto l’elenco sul sito dell’Agenzia.
Le istituzioni valutate sono state chiamate a presentare un insieme di lavori scientifici calcolato sulla base della numerosità dei ricercatori afferenti ai Dipartimenti, ma consentendo a questi ultimi di associare a ciascun ricercatore un numero variabile di prodotti ritenuti migliori, che concorrono al raggiungimento del totale: risulta pertanto evidente che la valutazione riguarda le Istituzioni e mai i singoli ricercatori. Particolare rilevanza è stata poi attribuita alle attività di terza missione, valutate attraverso casi studio presentati dalle diverse Istituzioni in campi come il trasferimento tecnologico, l’inclusione, il public engagement o la sostenibilità.
Ai GEV è affidato il compito di gestire la valutazione dei prodotti, tramite una metodologia di revisione tra pari, supportata da indicatori bibliometrici – laddove disponibili – e avvalendosi eventualmente del contributo di revisori esterni, per garantire una valutazione sostenuta da specifiche competenze. Al termine dell’esercizio, previsto per la metà del 2022, verranno pubblicati i riferimenti bibliografici di tutti i prodotti valutati (accompagnati, laddove possibile, dal testo in accesso aperto) e l’elenco di tutti i valutatori coinvolti (non associati ai prodotti). L’ANVUR intende offrire in questo modo un servizio diretto a migliorare il sistema italiano dell’università e della ricerca, promuovendo una valutazione sempre più ispirata a criteri di trasparenza e responsabilità.