Il Fatto di domani. Mosca-Kiev, spiragli di pace in 15 punti. C’è guerra e guerra: quando i “buoni” bombardavano Belgrado

Di FQ Extra
16 Marzo 2022

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L’UCRAINA VERSO LA NEUTRALITÀ, MA LA RUSSIA VUOLE DI PIÙ. Ci sarebbe un piano in 15 punti per arrivare alla pace tra Russia e Ucraina. Lo ha pubblicato oggi pomeriggio il Financial Times, che conferma che si lavora sulla rinuncia dell’Ucraina a entrare nella Nato e ospitare basi occidentali. Resta aperta la discussione sulle repubbliche separatiste del Donbass e della Crimea annessa nel 2014. Anche il Cremlino sostiene che il compromesso è possibile, in stile Svezia. Ma il governo di Kiev ha replicato che il documento rappresenta soltanto le richieste russe. E oggi Zelensky è tornato a usare toni drammatici, intervenendo al Congresso degli Stati Uniti con un video in cui ha mostrato immagini di bombardamenti e distruzione: “Ricordate l’attacco di Pearl Harbor, ricordate l’11 settembre? L’Ucraina vive queste cose da tre settimane”, ha detto, guadagnandosi la standing ovation dei deputati americani. Sul Fatto di domani racconteremo cos’è accaduto durante questi giorni di trattative sottotraccia e capiremo se davvero il conflitto potrà fermarsi a breve. Sul campo continuano i combattimenti, però. Sul giornale di domani pubblicheremo un racconto di questi ultimi 20 giorni sotto le bombe a Kiev. Parleremo poi del singolare caso di un giornale italiano che ha preso un abbaglio nella prima pagina di oggi, dove ha parlato di “carneficina” di guerra, pubblicando però la foto di un bombardamento avvenuto a Donetsk a opera, probabilmente, dell’esercito ucraino.

“SIAMO NATI IN UCRAINA E VOGLIAMO VIVERE QUI” IL VIDEO SU FQ EXTRA. I giovani rimasti in Ucraina imparano a utilizzare fucili e granate per difendersi dall’invasione nemica e lavorano negli spazi riconvertiti per la raccolta degli aiuti umanitari e per il rifornimento dei soldati. Il reportage da Ternopil, nell’area occidentale dell’Ucraina. Guarda il video.

C’È GUERRA E GUERRA: QUANDO ERA LA NATO A BOMBARDARE BELGRADO. Il 24 marzo 1999, alle 20, i caccia alleati lasciarono le basi italiane per colpire i primi obiettivi in Serbia. Belgrado fu la prima città europea a subire un attacco aereo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Da quel momento, per due mesi, le truppe alleate martellarono le città serbe per contrastare Slobodan Milošević. Sul fatto di domani vi forniremo un racconto di quel periodo, di cui fra pochi giorni ricade la ricorrenza. Vedremo anche quali sono i Paesi che hanno venduto armi alla Russia durante l’embargo, con un’inchiesta internazionale che pubblichiamo in esclusiva per l’Italia. Faremo anche un po’ di storia della guerra e dei conflitti in Europa con Franco Cardini, una delle voci che in questi giorni si distinguono dal coro dell’ipocrisia interventista del mainstream nostrano. Intanto, oggi la Camera ha votato a stragrande maggioranza un ordine del giorno che impegna il governo ad aumentare le spese militari nazionali al 2% del Pil, come chiesto dalla Nato. Alleanza che, d’altra parte, con Jens Stoltenberg oggi ha confermato che continuerà a mandare armi a Kiev.

LA CORSA EUROPEA AGLI ARMAMENTI: SU FQ EXTRA L’INTERVISTA ALLO SPECIALISTA DEL SIPRI. Oggi il ministro di Maio in aula ha quantificato lo sforzo di invio di armi a Kiev da parte europea in 500 milioni di euro. Ma già prima della guerra in Ucraina in Europa era cominciata la corsa alle armi. Anzi, il continente è stato l’unico ad aumentare significativamente le importazioni: +19% tra il 2017 e il 2021, a fronte di una riduzione del 4,6% al livello globale. I dati sono dell’International Peace Research Institute di Stoccolma (Sipri). Pieter Wezeman, senior researcher dell’istituto ci ha spiegato da dove viene e come interpretare questa tendenza. Leggi la nostra intervista.

UN TETTO AI PREZZI DEL GAS, MA CAMBIARE ROTTA NON È SEMPLICE. Il ministro della transizione energetica Roberto Cingolani non usa mezzi termini: è tornato a descrivere gli aumenti dei prezzi al consumo di gas e carburanti come una speculazione ingiustificata. Anche il nostro governo sta mettendo a punto un piano per ridurre la dipendenza dalla Russia (l’Europa continua a importare fossili per 1 miliardo di euro al giorno, complessivamente), ma il problema è che per ottenere i cambiamenti sperati serviranno almeno 3 anni. Sul giornale di domani proveremo a delineare qualche possibile soluzione, anche con un’intervista al vicecapogruppo alla Camera del M5S Davide Crippa. Nell’attesa del Consiglio dei ministri di domani, che affronterà il tema, oggi Cingolani e anche Di Maio hanno annunciato che il nostro Paese chiederà all’Ue di stabilire un tetto temporaneo al prezzo del gas all’ingrosso. Il governo sta valutando di ridurre le tasse sui carburanti per abbassare i prezzi alla pompa.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Covid, si va verso l’uscita dall’emergenza, ma i casi tornano a salire. Le restrizioni pandemiche saranno l’altro grande tema affrontato dal Cdm di domani. Il ministro della Salute Speranza ha confermato che sarà definito un cronoprogramma di uscita dallo stato di emergenza. Nel frattempo però l’indice Rt è tornato sopra l’1%. Oggi i nuovi casi sono oltre 72 mila e 137 i morti. Il tasso di positività è al 14,8%.

Fukushima a rischio tsunami. Un terremoto di magnitudo 7.3 è stato registrato a nord est del Giappone. L’epicentro della scossa è in mare e si prevedono onde alte circa un metro. Circa due milioni di abitazioni sono senza elettricità, 700mila solo a Tokyo. Allerta anche alla centrale di Fukushima.

Hannah Arendt racconta Rosa Luxemburg. Torna in Italia la rara biografia della rivoluzionaria scritta dall’autrice delle Origini del totalitarismo.


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