KIEV SOTTO LE MACERIE E LA BATTAGLIA FINALE DI MARIUPOL. La capitale ucraina oggi fa il conto dei morti, dei feriti e dei danni, dopo il bombardamento della notte scorsa che ha colpito un centro commerciale. Il nostro inviato a Kiev, Stefano Citati, con le sue audiocronache sta raccontando su FQ Extra una situazione drammatica. Qui, invece, un suo video dal centro commerciale distrutto. Sarebbero sei le vittime accertate, ma alcuni dei feriti non hanno notizie delle proprie famiglie. Sul Fatto di domani leggeremo il reportage di Citati dalla capitale. Ma se Kiev viene risparmiata almeno di giorno, c’è un’altra città dove si sta combattendo lo scontro finale: Mariupol, il vero obiettivo dei russi che, solo una volta preso l’avamposto sul Mar Nero, potrebbero sedersi a un tavolo per cominciare davvero a trattare, ma da una posizione di forza. Secondo la resistenza ucraina, le bombe di Mosca cadono ogni dieci minuti e, oltre ai carri armati e all’artiglieria, la città è bombardata dalle navi. Già 45mila persone sarebbero riuscite a fuggire. Mentre vicino Odessa i marines russi attendono solo l’ordine di attacco. A Kherson, altra cittadina da 300 mila abitanti che sorge vicino all’estuario del Dnepr, i militari russi avrebbero aperto il fuoco contro una folla pacifica di civili.
DIPLOMAZIA IN ATTESA: LE ACCUSE DI BIDEN FANNO INFURIARE MOSCA. La presa di Mariupol potrebbe, dunque, determinare la durata della guerra. Il fronte della diplomazia, infatti, per ora va avanti a singhiozzo. Il round dei negoziati che si è svolto oggi in collegamento video tra le delegazioni ucraina e quella russa è durato circa un’ora e mezzo, al termine del quale il consigliere del presidente Zelensky ha affermato che “la Russia non è seria riguardo ai colloqui di pace”. Mosca, a sua volta, ha convocato l’ambasciatore Usa giudicando “inaccettabili” le parole di Joe Biden su Putin, definito “criminale di guerra” e “dittatore assassino”. Secondo la Russia, quelle dichiarazioni potrebbero causare una rottura dei rapporti con gli Stati Uniti.
ENERGIA, LA DIPENDENZA LEGA LE MANI ALL’EUROPA. E poi c’è il vecchio Continente: oggi i ministri degli Esteri dell’Unione hanno iniziato a discutere del quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia e l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Sicurezza, Josef Borrell, ha ammesso che quelle sull’energia sono sul tavolo, anche su pressioni di diversi Paesi. Giovedì è in programma il Consiglio Ue per rispondere alla crisi energetica e aggirare la dipendenza dalle forniture russe. Alcuni Stati, come Lituania e Irlanda, si sono detti a favore di sanzioni sul petrolio. Per quanto riguarda il nostro Paese, il ministro Di Maio ha detto che “l’Italia non porrà veti”. Berlino continua però a fare resistenza e avverte sui rischi dell’agire troppo rapidamente in un momento in cui i prezzi energetici in Europa sono già altissimi. Immediata la presa di posizione del Cremlino: “Un eventuale embargo colpirebbe tutti”. Sul Fatto di domani vedremo in che direzione si andrà e anche come si sono conclusi i colloqui telefonici di questo pomeriggio tra il presidente Usa con Macron, Scholz, Draghi e Johnson.
L’ITALIA CON ZELENSKY, IL RIARMO E I MALUMORI NEI 5S. Domani il presidente ucraino si collegherà con il Parlamento italiano. Bisognerà capire cosa dirà e se ci bacchetterà per la nostra quasi totale dipendenza dal gas russo. Così come sul giornale capiremo quali saranno le reazioni dei nostri parlamentari, che dalla settimana scorsa sono alle prese con una decisione importante: ossia quanti soldi destinare alle armi da qui ai prossimi anni. Il che significa non soltanto per la guerra in Ucraina. È in atto una vera e propria corsa al riarmo, come vedremo sul Fatto di domani, che foraggia le lobby ma lascia di stucco i pacifisti veri, tra cui anche una parte di cattolici. “Destinare gran parte della spesa alle armi, vuol dire toglierla ad altro, che significa continuare a toglierla ancora una volta a chi manca del necessario. E questo è uno scandalo”, ha detto oggi Papa Francesco. Sulla linea anche il Dem Graziano Delrio. E c’è attesa per capire come si schiererà al Senato il Movimento 5 Stelle, dopo che alla Camera ha votato l’ordine del giorno sulle armi, cosa che ha fatto infuriare Conte: sul giornale capiremo com’è finito il vertice convocato per stasera dal leader dei 5 Stelle per fare il punto sugli ultimi decreti varati dal Governo (in particolare Dl Riaperture e Dl Energia) e “blindare” il Dl Ucraina.