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A MONTECITORIO ZELENSKY È PIÙ MODERATO DI DRAGHI. L’atteso intervento di Zelensky davanti alle Camere riunite è stato inaspettatamente moderato, soprattutto se paragonato ai discorsi pronunciati davanti ai deputati di Berlino e Washington. Il presidente ucraino non ha citato neanche una volta l’invio di armi e non ha fatto paragoni con la Resistenza italiana, deludendo i ferventi atlantisti nostrani, come ha notato Salvatore Cannavò nel suo commento audio su FQ Extra. Zelensky ha chiesto invece altre sanzioni contro Mosca. Come vedremo sul Fatto di domani, non è secondario che prima di parlare davanti a Montecitorio il presidente ucraino abbia parlato al telefono con Papa Francesco. A compensare il bisogno di retorica ci ha pensato l’intervento successivo di Mario Draghi, che ha parlato di “resistenza eroica” degli ucraini e descritto l’invio di armi come una gesto di civiltà contro la barbarie. Il premier ha aggiunto che “L’Italia vuole Kiev nell’Ue”. I parlamentari assenti erano circa 350 , soprattutto tra i Senatori e quasi nessuno per motivi di sostegno a Putin. Le critiche si sono concentrate sul presidente 5 Stelle della commissione Esteri Petrocelli. Sul giornale di domani vedremo quanto erano pieni gli scranni degli altri parlamenti occidentali quando è stato il loro turno ospitare l’intervento di Zelensky.
L’ITALIA DEGLI ARDORI MILITARI, E C’È CHI DICE NO. È arrivato in Senato l’ordine del giorno proposto dalla Lega sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Palazzo Madama lo voterà la prossima settimana, ma il M5S (che alla Camera ha votato a favore) sta cercando un’alternativa al sì, dopo che Giuseppe Conte ha espresso dubbi in proposito e ricordato che per il Movimento le priorità su cui investire sono altre, come il caro bollette e il caro energia. Sul Fatto di domani vedremo come procede la discussione in seno al M5S, mentre su FQ Extra abbiamo pubblicato un testo in cui gli esponenti di Sinistra Italiana ed Europa Verde spiegano le ragioni del loro no. Dei rischi e dell’invio di armi parleremo anche con un’intervista a Laura Boldrini. Analizzeremo poi le parole dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (nella foto), capo di Stato maggiore delle forze armate che, in un’audizione al Parlamento, ha annunciato che l’Italia ha oltre 1300 unità “pronte a essere mobilitate” e chiesto una pianificazione “decennale” degli investimenti in armamenti.
LA GUERRA UCRAINA SUL CAMPO: AVANZATA IN STALLO O “TUTTO SECONDO I PIANI”? L’ANALISI DEL GEN. MINI. Oggi a Kiev vige il coprifuoco e la città è militarizzata ma deserta, coma ha raccontato il nostro inviato Stefano Citati nella sua audiocronaca su FQ Extra. La calma è assente in altre città dell’Ucraina, da Mariupol e Odessa, dove continuano i bombardamenti. Le forze ucraine affermano di aver riconquistato una città (Makariv, a ovest della capitale) e il media di opposizione bielorusso Nexta sostiene che l’esercito di Mosca sia ormai “accerchiato” a Bucha, Irpin e Gostomel. Secondo Kiev, i russi sono a corto di munizioni e cibo. Nel 25esimo giorno di guerra, mentre il bilancio di morti e devastazioni si allunga, la situazione degli avanzamenti militari sembra stagnante. Per questo occorre capire chi e come sta vincendo davvero il conflitto: sul Fatto di domani lo faremo con l’ex generale della Nato Fabio Mini, che da settimane sul nostro giornale analizza le mosse dei due eserciti belligeranti sul campo ucraino.
ELLSBERG SU ASSANGE E LA LIBERTÀ DI INFORMARE: “È UNA VERGOGNA CHE BIDEN LO PERSEGUA”. IL VIDEO SU FQ EXTRA. 51 anni fa (era il 1971) Daniel Ellsberg passò intere nottate a fotocopiare di nascosto le 7 mila pagine top secret dell’esercito Usa che rivelavano tutte le menzogne dette dal governo americano sulla guerra in Vietnam. Oggi, in una intervista esclusiva con Stefania Maurizi pubblicata su FQ Extra il whistleblower che ha cambiato gli esiti di uno dei conflitti più lunghi della storia recente esprime la sua indignazione per la scelta del governo americano di perseguire Julian Assange, che rischia l’estradizione negli Usa. Nel frattempo oggi a Mosca l’oppositore del Cremlino Alexey Navalny è stato condannato a nove anni da un tribunale russo per “frode su larga scala”, dopo un processo farsa (la procura ne aveva chiesti 13). Il dissidente è già in carcere da un anno, dopo la sentenza la polizia ha fermato i suoi avvocati. Guarda il video.
“CONTRO LA MAFIA LE RIFORME NON AIUTANO”. PARLA NICOLA GRATTERI. Mentre ieri si tenevano in molte città italiane le marce contro la mafia organizzate da Libera, il pm anti-‘ndrangheta commentava il pacchetto di riforma della giustizia firmato dalla ministra Cartabia giudicandolo “devastante per i prossimi decenni”. Il timore, ha spiegato ancora Gratteri, è che “con questo governo sul piano della sicurezza e sul piano del contrasto alle mafie non si andrà da nessuna parte”, perché manca la comprensione dei nuovi fenomeni mafiosi. Sul Fatto di domani approfondiamo questa analisi con un’intervista del direttore del Fatto Marco Travaglio al magistrato.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Aspettando il Consiglio europeo: uno studio sullo stop al gas russo. Giovedì i capi di governo europei affronteranno il tema delle sanzioni energetiche ma è probabile che non prenderanno decisioni concrete, perché le divisioni sono troppo forti. Nel frattempo, però, uno studio di settore dimostra che se si verificasse uno stop alle forniture di petrolio e gas russi il nostro Paese si troverebbe di fronte a uno scenario drammatico per il prossimo inverno.
Covid, i dati di oggi. La crescita della curva del virus non si arresta. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi sono oltre 96 mila e i morti 197. Il tasso di positività è al 15%.
Tornano i concerti. Il 2022 dovrebbe essere l’anno della ripresa dei grandi live musicali: la nostra indagine sul giro d’affari previsto in Italia per questa estate.
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