L’Unione Europea ogni anno spende 233 miliardi di euro in armi, 3,5 volte di più della Russia di Putin e quasi quanto la Cina, che spende 255 miliardi, mentre tutta l’Alleanza Atlantica spende 1.100 miliardi di euro. Il problema oggi non è spendere ancora di più in armi, perché di armi ce ne sono già tante, troppe, ma quali politiche si devono mettere in campo per fermare la guerra. Per questa ragione noi di Europa Verde e Sinistra italiana abbiamo votato contro l’ordine del giorno che chiede al Governo di portare al 2% del Pil la spesa militare nel nostro paese.
Questa preoccupante e drammatica escalation del riarmo rischia di generare nuove guerre e superare limiti che non osiamo nemmeno immaginare, come quello dell’uso delle armi nucleari.
Non abbiamo bisogno di armi, ma di più diplomazia, di più politica e quindi di un’Europa più forte, avremmo bisogno di una politica estera e difesa comune della UE. Abbiamo contestato Putin quando assassinava i giornalisti e gli oppositori, continuiamo a farlo oggi. Nonostante la Russia fosse una dittatura l’Italia ha deciso nel passato di fare affari con Putin, acquistando gas e vendendo armi, violando l’embargo, è la stessa Italia che ha venduto le armi ai sauditi con cui fanno la guerra allo Yemen dove 10.000 bambini sono stati uccisi. Siamo scesi in piazza contro Putin a sostegno dell’informazione libera, e contro la repressione della comunità gay e Lgbt molti di noi hanno protestato a Mosca e alcuni sono stati fermati dalla polizia russa, mentre altri facevano affari con la Russia di Putin.
Se diciamo che siamo contro il riarmo siamo accusati di essere pro-Putin, mentre chi negli anni ha fatto affari con la Russia viene presentato come campione di democrazia e patriottismo.
Il Governo italiano in Europa si è opposto all’esclusione dallo Swift, il sistema che garantisce le transazioni finanziarie, a Gazprombank che rifornisce di gas l’Italia e L’Europa. La Russia ogni giorno dalla vendita del suo gas all’Europa oltre 1 miliardo di euro, con cui Putin finanzia l’industria bellica e le armi che uccidono la popolazione ucraina.
Siamo arrivati al paradosso per cui se ci sono problemi ambientali la colpa è degli ambientalisti e se c’è la guerra la colpa è dei pacifisti.
Il ministro della finzione ecologica non più tardi di una settimana fa ha dichiarato che le forniture di gas dalla Russia verso l’Italia sono regolari e che anzi importiamo tanto gas da doverlo esportare: pecunia non olet. Questa dichiarazione non è stata oggetto di critica, perché il Governo italiano ha dimostrato di non avere una morale nell’importare il gas russo per farci soldi e dando più soldi a Putin, questo, a quanto pare, non indigna. Come non indigna il fatto che tantissime famiglie italiane non accendono più il riscaldamento per paura del caro bollette e sono disperate economicamente come lo sono tantissime imprese per la speculazione-truffa sull’aumento dei prezzi energetici.
È sconcertante che di fronte a questo disastro il Governo non abbia deciso di restituire gli extra-profitti alle famiglie e alle imprese italiane, perché quei soldi gli appartengono, e invece si sia limitato ad un prelievo del 10% su 40 miliardi di euro di extraprofitti generati negli ultimi sei mesi. Riteniamo invece che questi soldi vadano restituiti tutti, perché oltre i due terzi dei contratti di acquisto di gas sono pluriennali, ovvero con prezzi fissati molto prima della crisi e della guerra contro l’Ucraina, mentre una parte minore è acquistata con contratti spot. Non c’è una strategia energetica da parte del Governo per liberarci dalla dipendenza del gas, perché, non dimentichiamolo mai, le fonti fossili, oltre a essere responsabili dell’emergenza climatica, generano guerre. In nessuno dei decreti del Governo ci sono norme che sbloccano le autorizzazioni per 150 GW di energia rinnovabile tra eolico o fotovoltaico.
La guerra criminale di Putin in Ucraina, perché così la definiamo, va condannata e fermata, ma la follia della guerra ha irresponsabilmente messo all’angolo gli impegni e le promesse assunte dalle nazioni nel mondo per combattere la crisi climatica che ogni giorno va verso un punto di non ritorno per l’umanità, come riporta l’ultimo e drammatico report degli scienziati Onu dell’Ipcc. I nostri fiumi sono quasi senza acqua, le nostre terre si stanno desertificando, come in Sicilia, ma tutto ciò sembra non essere una priorità. È arrivato il momento di toglierci l’elmetto e lavorare insieme per un futuro di pace, più sostenibile e più giusto. E tutto questo non lo si può certo fare aumentando le nostre spese militari.
*Eleonora Evi e Angelo Bonelli sono portavoce di Europa Verde, Nicola Fratoianni è deputato di Sinistra Italiana