Le foreste sono lavoratrici instancabili che svolgono ruoli fondamentali: rallentano il riscaldamento globale, contrastano la perdita di biodiversità, tutelano da inondazioni e danni da tempeste, costituiscono una sicurezza per le popolazioni che, da un punto di vista alimentare, dipendono dalle foreste stesse. Eppure, secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) datato 2020, ogni anno nel mondo spariscono in media 10 milioni di ettari di foreste (media 2015-2020). Secondo la FAO, dal 1990 circa 420 milioni di ettari di foresta sono andati persi. E i Paesi con il più alto livello di deforestazione sono il Brasile (con 18.9 milioni di ettari di foresta convertiti, al netto), la Repubblica democratica del Congo (11 milioni di ettari), l’Indonesia (8 milioni di ettari), l’Angola (5.6 milioni di ettari) e il Canada (4.5 milioni di ettari).
Le cause della deforestazione variano da regione a regione nel mondo, ma le principali sono l’espansione delle attività industriali da parte dell’uomo, l’agricoltura intensiva, la crescita urbana, l’estrazione mineraria e gli incendi. C’è poi un problema che è forse anche più grave del disboscamento, ed è il degrado: le foreste degradate riducono la loro efficienza nel mantenere l’aria e l’acqua pulite, nel fornire riparo e cibo alla fauna selvatica o nel catturare il carbonio.
L’unica eccezione, in questo triste resoconto, è data dall’Unione europea che, seppur rappresenti solo il 5% delle foreste mondiali, vede la propria area boschiva aumentare lentamente.
Secondo uno studio di Eurostat del dicembre 2021, infatti, nel 2020, l’Unione europea contava circa 159 milioni di ettari di foreste (esclusi altri terreni boschivi), un’area aumentata di quasi il 10% dal 1990. Per Eurostat poi, in termini assoluti, l’Italia è al terzo posto tra i Paesi con il maggiore aumento della superficie forestale: registra un +2 milioni di ettari. È andata meglio in Spagna (4,7 milioni di ettari) e Francia (2,8 milioni di ettari).
Da fine 2021, in particolare, si accavallano gli impegni verbali e scritti dei leader del mondo per arginare la deforestazione, impegni ribaditi anche durante l’ultima Giornata internazionale delle foreste (21 marzo): dalla Dichiarazione di Glasgow, in occasione della Cop26, per fermare la deforestazione entro il 2030 con uno stanziamento di 19,2 miliardi di dollari, alla proposta della Commissione europea di vietare nel mercato Ue prodotti ottenuti dalla deforestazione. Quest’ultimo però è solo il passo iniziale di un iter lungo che dovrà concludersi con l’accordo su un testo da parte delle tre istituzioni europee, quindi anche Parlamento e Consiglio.
Ma come è evidente il disboscamento non attende i tempi degli accordi legislativi. Friend of the Earth, la certificazione internazionale della World Sustainability Organization per l’agricoltura e l’allevamento sostenibili, affronta da diversi punti di vista il problema della tutela delle foreste.
Innanzitutto, tra i requisiti perché un’azienda ottenga la certificazione Friend of the Earth è già previsto, ad esempio, che qualsiasi ecosistema naturale, sia acquatico che terrestre, che si trovi nel sito dell’Organizzazione venga identificato, tutelato e ripristinato attraverso un programma di protezione, che includa anche la riforestazione delle aree non destinate all’agricoltura dell’azienda agricola. Come pure che le aree di produzione di un’azienda non si trovino in luoghi che possano influire negativamente su parchi nazionali, rifugi faunistici e riserve forestali.
Friend of the Earth dedica anche un progetto specifico alla conservazione di questi ecosistemi. Con la campagna “Save the Forests” sottolinea la necessità di muovere da un livello locale per arrivare a un livello globale di conservazione: attraverso il recupero e la promozione delle conoscenze e delle metodologie tradizionali, attraverso la conservazione delle aree protette e per mezzo di iniziative governative.
Concretamente, quindi, con questa campagna, Friend of the Earth si impegna a produrre analisi delle tendenze di deforestazione Paese per Paese e quindi selezionare le aree più problematiche, valutare le principali cause della deforestazione ed è costantemente attiva nella ricerca di organizzazioni e associazioni in tutto il mondo con cui collaborare per progetti di riforestazione.
Attivare campagne di sensibilizzazione è pure uno degli strumenti di cui si avvale Friend of the Earth. Come ad esempio la petizione ancora aperta per fermare le attività di deforestazione delle società di gomma e olio di palma nella foresta tropicale del bacino del Congo, una delle due più grandi foreste pluviali al mondo, tra le più colpite per perdita netta annua di superficie. La petizione ha lo scopo di comunicare con le autorità governative della regione che hanno attribuito concessioni alle multinazionali con scarsa considerazione per la trasparenza e, in alcuni casi, in violazione delle leggi scritte per proteggere le foreste.
Le società coinvolte nella deforestazione hanno sedi al di fuori del Congo e commerciano a livello internazionale. Friend of the Earth sta basando questa iniziativa su sforzi comparabili che hanno portato altre aziende a smettere di espandere le loro attività e quindi arginare la deforestazione. Trasparenza, responsabilità e cambiamenti nei comportamenti umani sono solo i primi, necessari passi.