Con ironia involontaria l’hanno battezzata “La grande bellezza della Liguria a Dubai”. Il riferimento voleva essere alle eccellenze della nautica ligure, che negli Emirati andava a vendere yacht. A guardare però le spese sostenute dalla Regione Liguria per la sua “missione istituzionale”, andata in scena fra il 10 e il 13 marzo, la suggestione al film di Sorrentino funziona anche in tema di sfarzo: per tre giorni l’ente guidato da Giovanni Toti ha speso 140 mila euro, cioè 46 mila euro al giorno. Sono i soldi dei contribuenti serviti per pagare viaggio e alloggio a un nutritissimo staff di Toti (7 persone, 23 mila euro fra albergo e aereo), a cui si aggiungono 6 membri dell’agenzia Liguria International (16 mila euro), e pure a un codazzo di giornalisti a scrocco (7 su 8, altri 18.900 euro). Dulcis in fundo, la Regione Liguria ha messo a bilancio 53 mila euro di campagna promozionale dell’evento. “Non a Dubai, dove in teoria si dovrebbe promuovere il Made in Italy – attacca il consigliere d’opposizione Ferruccio Sansa –, ma in Liguria, dove il brand è Toti”. Non tutte le testate, peraltro, hanno avuto il garbo di comunicare ai loro lettori che ciò che stavano vedendo era pubblicità, sovvenzionata con fondi pubblici.
Il viaggio di Toti deve essere stato il più comodo: mentre gli altri biglietti sono stati pagati da 900 a 1.300 euro, quello del governatore è costato 4.582 euro, più 1.400 euro di hotel (466 euro a notte). Il governatore era circondato da 13 collaboratori, tra cui: il fido Matteo Cozzani, capo di gabinetto, sindaco di Porto Venere, e uomo di raccordo con i finanziatori del presidente (era presente la San Lorenzo, che ha donato 30 mila euro alle ultime elezioni); il dirigente Iacopo Avegno; l’assessore Andrea Benveduti; la portavoce Jessica Nicolini e tre addette stampa; il supertotiano Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a spese del suo ente, 6 mila euro. “A colpire non è la missione, ma gli sprechi”, dice Sansa, che ha presentato 4 interrogazioni rimaste senza risposta. Sul carrozzone di Dubai sono saliti giornalisti di tv e siti locali, il Secolo XIX ha pagato per il suo cronista e accollato alla Regione un videomaker freelance. Primocanale ha incassato 15 mila euro per “streaming” e uno “speciale Expo”; Telenord 4 mila euro (“collegamenti e diretta giornaliera”); Genova24 4 mila euro; Manzoni, concessionaria del gruppo Gedi (Secolo XIX), 30 mila euro per “dossier digital”, “campagna brand”, e un “inserto print”. Sul caso Dubai sono volati gli stracci all’assemblea dell’Odg Liguria: “C’è un rapporto malato tra comunicazione pubblica e informazione”, ha tuonato Marcello Zinola, sindacalista ed ex cronista del Secolo XIX. Ma il suo appello è caduto nel vuoto. Chissà cosa ne penserebbe Jep Gambardella.