Secondo un’analisi comparsa qualche giorno fa sul Financial Times, il 2021 è stato un anno record per gli stipendi degli amministratori delegati delle aziende quotate. Il compenso medio è di circa 14,2 milioni di dollari, in aumento rispetto ai 13,4 milioni del 2020 (che già era stato archiviato come un anno record). Guardando alle vette: David Zaslav di Discovery ha incassato 247 milioni, guadagnando così 2.972 volte in più degli 82.964 dollari di paga media dei suoi dipendenti (nel 2018 era stato pagato “solo” 1.511 volte in più). Il secondo amministratore delegato più pagato è Andy Jassy di Amazon, che ha ricevuto uno stipendiuccio di quasi 213 milioni, ovvero 6.500 volte in più del salario medio di un suo dipendente (32.855 dollari). E tanti saluti ad Adriano Olivetti secondo cui il limite massimo era dieci volte il salario più basso (non quello medio).
Che le diseguaglianze aumentino, non è una cosa nuova (in Italia e nel mondo) è invece assai preoccupante che non accennino a fermarsi. Soprattutto in un momento in cui i cittadini si sono gravemente impoveriti a causa della pandemia. E ora della crisi energetica, con le bollette monstre che rischiano di far chiudere migliaia di imprese. A proposito: qui in Italia ai vertici della classifica dei dirigenti più pagati troviamo quelli del comparto energia. Francesco Starace di Enel vanta nel 2019 un compenso di 7,5 milioni di euro e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni dal 2014, si “ferma” a 6 milioni di euro. Un dato simbolicamente sinistro.
Ancora più preoccupante è la non percezione dell’emergenza che deriva da un divario sociale sempre più incolmabile. La notizia dello “spread” pornografico tra gli stipendi dei manager e dei dipendenti è stata data un po’ come si commentano gli strano ma vero: ma dài, il tizio di Amazon guadagna qualche migliaio di volte più dei fattorini che per mantenersi agli standard delle consegne pisciano nelle bottigliette di plastica (Sorry, we missed you)…
Invece ci si continua a indignare per il reddito di cittadinanza in sé e per le truffe dei famigerati “furbetti” (ah, signora mia). Questa settimana otto marinai imbarcati su navi da pesca sono stati beccati dalla Finanza: avevano percepito indebitamente il reddito con danni allo Stato per 37 mila euro (4 mila ciascuno). In galera, e senza passare dal via: e solo loro, perché i furbetti del “bonus facciate” o della Cig Covid intascata facendo lavorare la gente in nero non paiono così pericolosi.
In vista della bella stagione sta ricominciando anche il minuetto dei fannulloni. Sul Resto del Carlino di Pesaro possiamo leggere che ben tre ristoranti non trovano camerieri: dicono no a 1.700 euro e stanno sul divano col reddito. Ecco lo sfogo di un ristoratore: “Negli anni scorsi avevamo dei camerieri che non torneranno perché hanno ricevuto il reddito di cittadinanza visto che non lavorano e mantengono la famiglia. Escludendo che facciano rapine in banca, campano col reddito gratis che arriva puntuale tutti i mesi. Non può durare così. Io ora ho dieci persone tra brasiliani, nigeriani, peruviani, colombiani e altri”. Eh no, non può durare così.
Ci permettiamo, avendo un po’ di uso di mondo, di dubitare della cifra di 1.700 euro netti e pure della regolarità delle buste paga (nella ristorazione spesso parte della retribuzione è in nero). Non è ben chiaro perché ci appaia normale che un manager guadagni migliaia di volte più dei suoi dipendenti, mentre è scandaloso che lo Stato aiuti i cittadini che non ce la fanno. O perché sia normale che uno guadagni 200 milioni (o di più) ma è scandaloso che un cameriere non voglia farsi sfruttare. Sarà mica che a forza di vedere serie americane abbiamo introiettato la loro visione della società, barbarica come lo yawp di Whitman?