“Putin sta usando il nucleare non per proteggersi, ma per attaccare, invertendo così il concetto di deterrenza”. E così mette a nudo la falsa narrativa che ha accompagnato il dibattito sulle armi atomiche dal Dopoguerra a oggi. “Quattro potenze atomiche come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Israele hanno condannato le parole di Putin. Ma è come se la Russia avesse detto apertamente ciò che anche questi Paesi minacciano in silenzio da sempre: ‘Se interferisci nei miei affari, sono capace di mettere in atto un suicidio globale’”. Sono le riflessioni di Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (Ican), in un’intervista a FQ MillenniuM, il mensile diretto da Peter Gomez in edicola da domani. Nel 2017, appena 35enne, Fihn era a Oslo a ricevere il premio Nobel per la Pace assegnato alla Campagna. Un passo fondamentale verso l’entrata in vigore, l’anno scorso, del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari che Ican stesso ha promosso.
In sostanza, Putin ha messo a nudo l’ipocrisia delle altre potenze?
Non sto dicendo che certi Paesi si comportino peggio di Putin, ma che se condanniamo giustamente le azioni della Russia, in futuro dobbiamo ricordarci anche delle politiche dei nostri leader.
Cosa ha provato quando ha sentito la minaccia di Putin?
È stato terrificante. Mi spiace moltissimo per i giovanissimi: hanno avuto la propria giovinezza stravolta dalla pandemia, vedono gli adulti incapaci di impegnarsi contro i cambiamenti climatici e adesso anche quest’ultima minaccia mondiale. Noi e le generazioni precedenti siamo cresciuti in un contesto post-bellico in cui il mondo sembrava destinato a migliorare grazie allo sviluppo economico e tecnologico, ora ci troviamo nella situazione opposta.
Ican è stata premiata con il Nobel per aver riportato l’attenzione sul rischio di catastrofe nucleare e per il grande lavoro sul trattato di messa al bando.
Da anni diciamo al mondo che stiamo andando nella direzione sbagliata e che dobbiamo porre rimedio prima di ritrovarci di fronte a situazioni come queste. Ma molto spesso i politici non prendono sul serio certi temi fino a quando non diventano reali. Lo abbiamo visto con il cambiamento climatico, con la pandemia e adesso con le armi nucleari. Le armi nucleari sono l’esempio più fulgido dell’ingiustizia sociale. Ma non è troppo tardi…
Cosa possiamo fare noi come cittadini?
Un sacco di cose. Ci sono persone che queste armi le costruiscono e per la maggior parte si trovano all’Università della California. Molti nemmeno lo sanno. Ci sono poi banche che prestano soldi per la produzione di queste armi e lo fanno anche grazie ai nostri conti correnti. Ci sono molti parlamentari, che noi eleggiamo, che proteggono le armi nucleari. Possiamo decidere di non supportare questi soggetti.
Cosa pensa dell’Italia su questo fronte?
Lavoriamo molto bene con le organizzazioni della società civile italiana e c’è anche una buona risposta da parte dell’opinione pubblica e di alcuni parlamentari. Ma ovviamente il governo non ci supporta. Dal 21 al 23 giugno, tutti i governi che hanno aderito al Trattato per la proibizione delle armi nucleari saranno a Vienna. Chiederemo loro non solo di condannare l’azione russa, ma di redigere un piano per eliminare le armi nucleari. L’Italia era stata invitata, ma ha già detto che non verrà.