FrancoTiratore

Embargo al gas russo: illusioni e frustrazioni

8 Aprile 2022

Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”: potrebbe essere una di quelle frasi totem su cui Mario Draghi ha costruito la sua celebrata fama di comunicatore senza se e senza ma. A differenza però della famosissima locuzione whatever it takes (tutto ciò che è necessario per salvare l’euro dalla speculazione) temiamo che, rispetto al quasi onnipotente presidente della Bce, l’attuale premier avrebbe qualche problemuccio a far digerire l’embargo del gas russo a una trafelata maggioranza già in campagna elettorale. E dunque piuttosto refrattaria a far digerire alle masse l’uso del ventilatore a pile sotto il solleone (per non parlare del micidiale contraccolpo sulle imprese) in cambio di un ipotetico tavolo negoziale. Per carità, whatever it takes vale anche per mettere fine all’inutile strage (questa è di Benedetto XV), l’importante è che si evitino le frustrazioni del vorrei ma non posso (o del potrei ma non voglio). I sondaggi – che non sono l’opinione pubblica, ma che ne riflettono gli orientamenti di fondo – ci dicono infatti che gli italiani – favorevoli alle sanzioni per punire Putin ma preoccupati che l’invio di armi all’Ucraina possa estendere il conflitto in modalità fuori controllo – lasciano come è giusto che sia il governo ad adottare le misure che giudica più opportune.

Una fiducia che andrebbe ricambiata non alimentando pericolose illusioni. Quella, per esempio, secondo cui Vlad il macellaio possa essere giudicato e condannato da una tribunale internazionale quando sappiamo trattarsi di un sacrosanto desiderio che tuttavia oggi, e molto probabilmente anche domani e dopo, non ha alcuna possibilità di realizzarsi. Per non parlare del miraggio di un impantanamento quasi definitivo dell’esercito con la turpe Z, anche questo avvalorato dalla eccitatissima stampa belligerante (sul divano). Una visione di cui i più seri analisti diffidano temendo, anzi, una seconda ondata sulle città ucraine molto più aggressiva della prima. Quanto all’embargo sul gas, è vero che proprio ieri il Parlamento di Strasburgo ha approvato una risoluzione in tal senso, però non vincolante per i governi e con un risultato di 413 sì, 93 no e 46 astensioni che la dice lunga sui distinguo nel fronte europeo. Che poi il conflitto possa essere l’occasione per indurci a una maggiore sobrietà nell’uso dei consumi energetici è un altro paio di maniche. Sarebbe una questione di ragionevolezza e non di ragion di Stato.

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