Il Fatto di domani. Noam Chomsky, un altro modo per affrontare la guerra. Perché l’America non vuole la pace

Di Il Fatto Quotidiano
8 Aprile 2022

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VON DER LEYEN IN UCRAINA, TRA MISSILI E PROPAGANDA. “L’attacco missilistico di questa mattina alla stazione usata per evacuare civili in Ucraina è spregevole”. Ursula von der Leyen, in viaggio in Ucraina con l’Alto rappresentante alla Politica estera Josep Borrell, tocca con mano la brutalità della guerra, con una visita a Bucha. Il riferimento è il bombardamento alla stazione di Kramatorsk (città dell’Est nella regione del Dontesk ), 50 morti e 87 feriti secondo Kiev, mentre circa 4 mila persone attendevano di salire sul treno. Fatto che ha provocato il solito rimpallo di responsabilità: l’Ucraina sostiene che si tratti di razzi a grappolo Iskander in dotazione ai russi e sui social girano foto con i resti dei missili su cui c’è scritto in russo “per i bambini del Donbass”. Per i russi, invece, si tratta di un altro vettore. Mentre a Makarov, nella zona di Kiev, sempre secondo fonti ucraine, sarebbero stati trovati 132 corpi di persone in molti casi uccise da colpi di arma da fuoco e sepolte in fosse comuni. Sul Fatto di domani vi daremo conto della strage e di chi si presume l’abbia provocata e della visita della presidentessa della Commissione Ue. Ma parleremo anche di un’altra vicenda: la notizia riportata dai social ucraini del coinvolgimento di un battaglione russo nella strage di Bucha, con tanto di foto dei militari, è solo propaganda.

CHOMSKY E GLI ERRORI DELL’OCCIDENTE. PERCHÉ GLI USA NON VOGLIONO LA PACE. Noam Chomsky e il noto socialista Bill Fletcher, discutono sulle radici dell’aggressione russa in Ucraina. Un dibattito che il Fatto ha seguito e di cui vi daremo conto, e che vuole essere “una risposta di sinistra all’invasione russa”. In particolare Chomsky critica il ruolo che ha avuto la Nato nell’innesco della guerra. Sempre nello stesso ambito vi daremo conto dello stanziamento di armi degli Usa per l’Ucraina: 1.400 missili Stinger, più di 5.000 Javelin anticarro e oltre 50 milioni di munizioni, sono solo alcune delle voci. Sulla stessa linea è il premier britannico johnson che annuncia che invierà altri missili. Un segnale che va in direzione opposta al dialogo. Anche alla luce di ciò vedremo, analizzando il dibattito negli Usa, perchè l’America non vuole la pace.


Il sondaggio su guerra e sanzioni: la Russia è con Putin, ma non i giovani

di Riccardo Antoniucci

Dopo l’invasione dell’Ucraina la popolarità di Putin in Russia è cresciuta. È l’effetto a breve termine (ben noto) delle sanzioni occidentali contro Mosca, ma anche del controllo dei media e il giro di vite contro il dissenso imposto dalle autorità dopo lo scoppio della guerra. Tuttavia, alcuni recenti sondaggi mostrano un Paese meno compatto di quello che sembra a un primo sguardo.

I dati sono quelli raccolti dal Levada Center, un centro indipendente di ricerca fondato dal sociologo Yuri Levada nel 1987, quando la Russia era Unione Sovietica, e inserito nel 2012 dal Cremlino nella lista degli “agenti stranieri”. Il sondaggio sulla popolarità del presidente russo ci dice che dal 24 febbraio al 30 marzo il suo indice di consenso è cresciuto dal 71% all’83%. Ma c’è una prima scollatura rilevante è che, nonostante l’attenzione mondiale per la guerra, solo due terzi dei russi (il 64%) dichiara di seguire le notizie sull’Ucraina. In particolare, mentre per chi ha più di 40 anni la quota supera il 70%, nella fascia d’età tra i 18 e i 39 anni si scende a meno del 50%. Alla sfiducia per i media tradizionali (in Russia la televisione domina ancora il panorama mediatico, rappresentando il principale mezzo di informazione per oltre il 60% della popolazione, con punte molto più alte tra i più anziani) può concorrere anche il bavaglio imposto dal Cremlino sull’informazione nazionale, a cui è vietato addirittura di pronunciare la parola guerra.

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PETROLIO, IL GIOCO DELLE COMPAGNIE PER PRENDERLO DALLA RUSSIA. Mentre Gazprom fa sapere che il gas russo transita regolarmente verso l’Europa al ritmo di 91,3 milioni di metri cubi al giorno, passando per le condotte ucraine, banca d’Italia snocciola gli effetti sull’economia del conflitto in corso: l’inflazione quest’anno potrebbe raggiungere l’8% con la chiusura dei gasdotti, mentre gli effetti sul Pil in caso di guerra prolungata peserebbe sulla crescita arrestandola al 2%; nello scenario più grave (con blocco importazioni di gas e greggio) lascerebbe sul terreno un altro 0,5%. Ma ci occuperemo anche di un altro aspetto legato gli idrocarburi: Bloomberg svela il meccanismo delle compagnie occidentali per acquistare petrolio dalla Russia senza però dirlo: ossia mischiandolo col greggio proveniente da altre parti del mondo, così che la percentuale di quello di Mosca scenda sotto al 50%. E questo non per le sanzioni che ancora non ci sono, ma per farsi belli con l’opinione pubblica.

COVID, TRA PAURA PER PASQUA E TAGLI ALLA SANITÀ. Il ministero della Salute fa sapere che il richiamo (quarta dose) del vaccino “è previsto per le persone che abbiano compiuto o superato gli 80 anni di età, per gli ospiti delle Rsa e per le categorie a rischio e abbiano un’età compresa tra i 60 e i 79 anni. Ma un altro tema è quello di Pasqua: medici e tecnici sono preoccupati per l’arrivo delle feste, proprio quando si allentano le misure restrittive e si palesa l’ennesima variante. Sul giornale di domani vi daremo conto delle previsioni che ci attendono. Il tutto in un contesto governativo che prevede una sforbiciata alla sanità dello 0,6% l’anno. Cifra contenuta nel Def. Qui i dati dei contagi di oggi.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Pitelli, dentro e fuori dal carcere. I giudici del Riesame di Catanzaro hanno accolto la richiesta della Dda di Catanzaro di ripristinare la custodia cautelare in carcere per Giancarlo Pittelli, l’ex parlamentare di Forza Italia, revocando i domiciliari concessi dal Tribunale di Vibo Valentia.

Scontro continuo sul Fisco. la delega fiscale continua a tenere il governo sulle spine. Il centrodestra, con Forza Italia, afferma che non darà l’ok alla delega e ha chiesto un incontro con il premier e il presidente della Repubblica. Al centro della contesa le norme sul catasto.

L’esclusione di “Ariaferma”. Pontiggia intervista il regista e sceneggiatore Leonardo Di Costanzo che ci parla dell’esclusione del suo lavoro dal festival di Venezia per poi rientrare ai David di Donatello. Poi Che c’è di Bello, il nostro inserto di cinema, letteratura, serie tv e teatro.

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