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LA STRETTA DEI RUSSI SU MARIUPOL. I CAMMINI INCROCIATI DI CHI FUGGE E DI CHI TORNA. Mentre si segnalano pesanti bombardamenti sul Donbass, l’esercito russo sta chiudendo la morsa su Mariupol. Nella città portuale assediata da giorni si sono verificati duri combattimenti nel complesso metallurgico di Azovstal. La notizia della resa di un migliaio di soldati ucraini, data stamattina dal ministero della Difesa russo, è stata smentita da Kiev, che invece parla di 20 mila cadaveri per strada e 100 mila civili ancora bloccati. Qui l’audiocronaca della giornata firmata da Giampiero Gramaglia. Sul Fatto di domani racconteremo i viaggi incrociati degli ucraini che stanno fuggendo dal Paese, alcuni anche illegalmente per non combattere, e quelli che invece stanno tornando per ricostruire. Vedremo poi che per le donne alla tragedia della guerra si aggiunge il rischio dello sfruttamento sessuale in Europa. Nel nuovo pacchetto di aiuti militari che gli Stati Uniti stanno per inviare all’Ucraina ci saranno anche sistemi di artiglieria pesante da terra, secondo le agenzie internazionali.
LA PAROLA “GENOCIDIO” DIVIDE IL FRONTE NATO (E ALLONTANA LE SOLUZIONI). Svezia e Finlandia stanno valutando se entrare nella Nato, annunciano in una conferenza stampa congiunta le due premier Magdalena Andersson e Sanna Maarin. Il fronte atlantico, però, nelle ultime ore si è diviso sulla parola “genocidio”. Biden ha qualificato così l’aggressione russa, come fanno da giorni il presidente ucraino Zelensky e le autorità di Mariupol. Macron ieri ha preso le distanze da Biden e invitato alla cautela sull’uso troppo facile del termine, senza per questo negare la necessità di indagare sui crimini di guerra (per la Corte internazionale dell’Aia “l’Ucraina è una scena del crimine”, l’Osce riferisce che ci sono “chiari segni violazione del diritto internazionale” da parte russa). La Cina avvisa che l’escalation verbale “aggiunge solo benzina sul fuoco”. Nel frattempo, il rifiuto opposto dal governo ucraino alla visita a Kiev del presidente della Repubblica tedesca Steinmeier, considerato non abbastanza schierato, ha fatto irritare il cancelliere Scholz che ha ritirato l’idea di un viaggio a Kiev. Perfino il segretario Pd Enrico Letta ha criticato Zelensky per la decisione. Nella capitale ucraina sono andati invece i premier di Polonia e Paesi baltici. Sul Fatto di domani racconteremo questa spaccatura e poi, siccome le parole sono importanti, analizzeremo il significato proprio del termine “genocidio” con Marcello Flores D’Arcais.
IL PREZZO DEL GAS: IN GERMANIA RECESSIONE E CROLLO DELL’OCCUPAZIONE. Parole a parte, è sull’energia che si scavano le distanze tra Usa ed Europa. Washington spinge gli alleati ad abbandonare gas e petrolio russo, proponendosi come fornitore alternativo (il suo gas di petrolio liquido, però, è più costoso e non è abbastanza per rimpiazzare il metano siberiano). Zelensky chiede insistentemente all’Ue di chiudere i rapporti con Mosca. I Paesi, tra cui il nostro, stanno provando a differenziare gli approvvigionamenti ma, come si sa, l’operazione non è semplice. Putin oggi ha affermato che la Russia non teme lo stop europeo perché può dirottare quando vuole gas e petrolio sui consumi interni o verso altri Paesi del mondo. Non è esattamente così, come vedremo sul Fatto di domani, ma di certo il contraccolpo più grande lo subirebbero economie come quella tedesca, dove gli economisti hanno stimato che lo stop al gas è tecnicamente possibile entro un anno, ma a costo di una “recessione acuta” nel 2023, con la perdita di 400 mila posti di lavoro. Faremo il punto sul giornale di domani, e tracceremo anche le rotte del gas destinato al nostro Paese. Sulla dipendenza energetica europea dalla Russia abbiamo pubblicato un approfondimento con grafici interattivi su FQ Extra, nella nuova sezione Esplora.
GENERALI “PACIFISTI”, O SEMPLICEMENTE REALISTI. La Nato non ha più appeal, gli Stati Uniti stanno sfruttando l’Ucraina per fare una guerra per procura a Putin senza curarsi delle vittime civili. A dirlo non è un qualche militante pacifista, né un fantomatico “putiniano” come direbbero i giornali mainstream, ma l’ex generale Antonio Li Gobbi, già direttore delle operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della stessa Nato, in un contributo sul fattoquotidiano.it. Sempre sul nostro sito giorni fa il generale Bertolini ha messo in dubbio il racconto della strategia russa in Ucraina fatta dai media mainstream, come fa regolarmente il generale Fabio Mini sul nostro giornale. Sul Fatto di domani raccoglieremo le analisi fatte dagli esperti della guerra per capire come sta evolvendo davvero il conflitto, separando realtà e propaganda.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Il centrodestra da Draghi. “Incontro positivo, ci auguriamo che si possa trovare una soluzione”. L’incontro tra Draghi e i rappresentanti di Lega e Forza Italia Salvini e Tajani, sul tema della riforma del catasto, si è concluso con un generico impegno a non alzare le tasse, dove il premier ha ribadito le sue posizioni.
Sparatoria nella metropolitana di New York. Frank James, l’uomo sospettato come autore della sparatoria alla stazione della metropolitana di New York di ieri è ancora in fuga, ricercato dalla polizia. Il 62enne afroamericano è il titolare della carta di credito usata per affittare il furgoncino legato all’attacco e trovato a pochi isolati dalla stazione di Sunset Park, a Brooklyn.
Covid, il rebus del monitoraggio. Nelle ultime 24 ore i casi registrati sono 62.037 casi e 155 i morti. Sul giornale di domani faremo il punto sul monitoraggio dell’epidemia con il microbiologo Andrea Crisanti.
Kiev censura Čajkovskij. Il Teatro Bellini di Napoli ha dovuto sospendere la rappresentazione del Lago dei Cigni previsto per il 25 aprile perché a interpretarlo sarebbe stata la compagnia di balletto classico dell’Ucraina, a cui il ministero ucraino ha dato indicazione di non portare in scena opere di autori russi.
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