Oggi si parla così tanto di narcisismo, che ho come il sentore che forse ormai dovremmo avere tutti una laurea in psicologia, per affrontare il mondo amoroso moderno. Siamo diventati talmente sospettosi, che in un attimo, pure il vicino di casa è un potenziale psicopatico narcisista, solo perché, nell’ultima settimana, non ha annaffiato le piante tutti i giorni e quindi è senz’altro uno stronzo egoista, che pensa solo a sé stesso.
Chiariamoci… credo che sia assolutamente un bene mettere in luce le caratteristiche di un narcisista, sono esseri ignobili dai quali bisogna difendersi, e occorre conoscere il nemico per combatterlo. Ma oltre a fare di tutta l’erba un fascio, qui il rischio è che additando tutti gli uomini di narcisismo, si finisca per non riconoscere colui che è davvero un narcisista patologico. Anche noi donne, alle volte, dovremmo evitare di finire nei luoghi comuni più beceri… non è molto diverso da uno che ti molla con frasi del tipo “Non me la sento di avere una storia a distanza” o “Restiamo amici”.
È indubbio che il narcisismo sia legato alla modernità, e che i social abbiano sicuramente una grande responsabilità in tutta questa faccenda della società moderna ego-riferita, ma se torniamo indietro nel tempo, TANTO indietro, ci accorgiamo immediatamente del fatto che le dinamiche erano le medesime. E sono passati “solo” 4000 anni…
Pensiamo per esempio a Ulisse e Penelope.
La devota e fedele Penelope attese per anni il marito Ulisse, il quale, partito per la guerra di Troia, tra un combattimento e l’altro, ebbe una schiera di amanti sparse nel Mediterraneo che manco Rocco Siffredi!
Ma riflettiamo bene sulla dinamica: il tutto avvenne con tanto di love bombing iniziale. In principio il narcisista si mostra meraviglioso, il partner ideale: affettuoso, disponibile, premuroso. Compie atti eroici in nome dell’amore, ti riempie di regali e promesse che non verranno mai mantenute, è sua abitudine servirsi di gesti eclatanti. Dopo inizierà il rinforzo a intermittenza, seguito dalla svalutazione e infine dall’abbandono. Esattamente come Ulisse! Ma partiamo dall’inizio e questa volta cominciamo da Penelope… riflettendo sul fatto che anche noi donne abbiamo le nostre responsabilità.
Penelope, figlia di Icario e di Policaste, moglie di Ulisse, re di Itaca.
Considerata il simbolo della fedeltà coniugale e la moglie perfetta, attese il marito di ritorno dalla guerra per VENTI anni. Tutto questo, mentre l’eroe, combattendo in terre lontane, ebbe relazioni sessuali con OGNI donna incontrata nel proprio cammino. Dovremmo farci molte domande sul perché Penelope, oggi, viene considerata la moglie perfetta.
Per esempio, potremmo chiederci se la difficoltà relazionale di oggi è una questione culturale di ieri.
Nella contemporaneità, la moglie perfetta in pratica sarebbe colei che aspetta devota il marito, nella solitudine più totale, mentre lui affronta una guerra epica, ricca di avventure extraconiugali. Non contenta, Penelope rifiuta persino l’idea di risposarsi, come suggerito dal suocero Laerte, nell’attesa del ritorno del suo amato coniuge. Tra le donne più masochiste che la storia ricordi, alla fine, pur di non fare amareggiare il suocero, accetta la corte di alcuni uomini, ma inventandosi questo stratagemma: avrebbe preso in matrimonio uno dei pretendenti, soltanto dopo aver terminato di tessere una tela, che sarebbe servita da sudario per il suocero. Una roba di un funereo che manco i Dead Can Dance!
Ma questo sarebbe nulla di fronte al fatto che la povera disgraziata, di notte tesseva la tela, e di giorno la disfaceva… onestamente, cara Penelope, proprio non ci siamo!
Pensate alla Penelope di oggi… quanti tristi visualizzati si sarebbe beccata! Inchiodata a casa in attesa del ritorno del suo amore. Che ANSIA. Che poi l’attesa logora… e i narcisisti lo sanno bene, conoscono meglio di qualunque altro come sfruttare l’attesa a proprio vantaggio, lasciando la vittima in un eterno limbo, ricco di dubbi e angosce.
La Penelope di ieri (e anche quella di oggi purtroppo), proprio non ce la faceva a lasciare andare Ulisse e così pose un’altra condizione all’eventuale matrimonio: soltanto l’uomo che sarebbe riuscito a tendere l’arco di Ulisse l’avrebbe presa in sposa. Naturalmente lei era consapevole del fatto che solo il nostro eroe forzuto sarebbe riuscito a tendere quell’arco, e quindi era sicura che così avrebbe evitato il matrimonio. E come da copione, fu proprio Ulisse che, travestito da mendicante, tese quell’arco e uccise il nemico: i Proci, pretendenti di Penelope.
In sintesi, diciamolo… Penelope è la più sfigata di tutti: l’idea dell’arco fu la sua, ma Ulisse si prese tutto il merito di aver sconfitto il nemico, i pretendenti che la volevano in moglie, i Proci, in realtà volevano sposarla solo perché ambivano al trono, e naturalmente Ulisse è il peggiore, che da eccellente narcisista covert dei nostri giorni, sconfigge i suoi nemici e finalmente torna nella sua amata Itaca, ma fa credere a Penelope di essere tornato per lei e di aver affrontato i Proci rischiando la vita SOLO e UNICAMENTE per lei, per l’amore che li lega. E lei cosa fa? Si scoglie in lacrime e lo abbraccia commossa. Penelope… proprio non ci siamo! In realtà Ulisse voleva solo tornare in patria: ripetute volte nell’Odissea parla ossessivamente della sua amata Itaca, mai della sua amata Penelope.
Ma non posso non spendere due parole sulle altre donne di Ulisse, che invece avevano tutt’altro temperamento. Basti solo pensare a Calipso, la bellissima ninfa che tenne prigioniero il nostro Ulisse per sette lunghi anni. Gli offrì persino l’immortalità, ma lui ovviamente voleva tornare nella sua terra natia. Calipso era una donna forte e cazzuta! A mio modesto parere… molto meglio tenere recluso Ulisse, che avere come unica ragione di vita il suo ritorno, annullandosi completamente e aspettando per anni. Anche se io, a dire il vero, uno così lo mollerei dopo cinque minuti!
Circe… grandiosa! Intanto ha la mia stima assoluta perché trasformava gli uomini in porci. E poi si è vissuta questa storia d’amore con Ulisse, che durò circa un anno, dopodiché lo ha lasciato andare nella massima serenità, consapevolezza, e indipendenza emotiva.
Ah! Quanto vorrei avere l’aplomb della maga Circe… io invece lancio iettate come se non ci fosse un domani!
E infine Nausicaa, che soccorse Ulisse naufrago, in seguito a una tempesta. Un po’ troppo crocerossina per i miei gusti, ma dolce e amorevole. Il padre della fanciulla propose al nostro eroe la mano della figlia, ma naturalmente in lui era più forte il desiderio di ricongiungersi con la sua Itaca.
Chiuderei con un’ultima riflessione: a questo punto della storia, sono certa che Itaca sia l’unica che Ulisse abbia mai amato, oltre sé stesso naturalmente.
E direi che da oggi… proviamo a essere decisamente più Circe e meno Penelope!