Verrebbe da dire “solo in Italia”, fatto sta che in pochi Paesi è possibile assistere a una giostra paragonabile a quanto accade su Atlantia. Invece di punire la gestione Benetton dopo i 43 morti del crollo del Ponte Morandi, lo Stato indirettamente gli finanzia la conquista della holding che controlla Autostrade per l’Italia (Aspi).
Per i media finanziari l’operazione non fa una piega. Salvo stravolgimenti, i contorni tecnici verranno comunicati oggi. I Cda sono ancora in corso mentre andiamo in stampa, ma lo schema pare tracciato. Dopo giorni di rumors, la holding Edizione della famiglia di Ponzano Veneto (Treviso) che controlla il 33,1% di Atlantia (attraverso la sub-holding Sintonia) che a sua volta ha l’88% di Autostrade, annuncerà un’offerta pubblica di acquisto (Opa) sul totale delle azioni di Atlantia per ritirarla dalla Borsa e metterne al sicuro il controllo. L’operazione è fatta in tandem con il fondo Usa Blackstone e verrà effettuata con una nuova società (newco) controllata al 60% da Edizione.
Chi paga? Lo Stato di sicuro. La newco sarà finanziata da Blackstone (si parla di tre miliardi), mentre i Benetton conferiranno il 33% di Atlantia, (vale 6 miliardi) e il resto con debiti (le cifre si aggirano sugli 8-10 miliardi). Benetton e soci possono permetterselo perché a breve Atlantia incasserà 8 miliardi vendendo Aspi al consorzio guidato dalla pubblica Cassa depositi e prestiti con la stessa Blackstone e il fondo australiano Macquarie. Se l’Opa andrà in porto, i Benetton saliranno al 60% di Atlantia e, delistandola, avranno mani libere per spartirsi l’incasso. Proprio i soldi di Cdp e soci sono alla base dell’interessamento della cordata concorrente che vede due fondi Usa (Gip e Brookfield), alleati di Florentino Perez, il cui interessamento ha fatto scattare la reazione dei Benetton. La liquidità che incasserà Atlantia fa gola a molti, come già visto quando i francesi di Lactalis conquistarono Parmalat.
Per capire come si è arrivati qui, serve un passo indietro. A giugno 2020 le divisioni interne al governo Conte impedirono di revocare la concessione ad Aspi. Al netto delle ripercussioni legali, si volle evitare il terremoto finanziario che l’inevitabile fallimento di Autostrade avrebbe provocato. Grazie a ministri sempre compiacenti, infatti, in un ventennio di gestione Benetton Aspi è stata trasformata in un bancomat e caricata di debiti, in parte garantiti dalla stessa holding. Un incastro difficile da smontare. Si è così scelta una strana “punizione” finanziaria, costringendo la holding a cedere Autostrade. Il prezzo pattuito è però superiore a quello netto che si sarebbe dovuto pagare come risarcimento in caso di revoca. Cdp&C. pagheranno 8 miliardi, oltre agli 8,2 miliardi di debiti in capo ad Aspi e fino a 254 milioni di indennizzi per il calo del traffico dovuto al Covid. Giova ricordare che oggi a bilancio Atlantia valorizza Autostrade 6,3 miliardi. La beffa è che i 3,4 miliardi di indennizzi per il disastro genovese pattuiti da Autostrade saranno pagati dalla nuova Aspi a guida pubblica, ricompensata dal ministero di Enrico Giovannini con un Piano economico che permetterà di distribuire quasi 18 miliardi di utili fino al 2048 spremendo gli automobilisti perfino di più che nell’epoca Benetton. La presenza di Blackstone in entrambe le operazioni rende il tutto grottesco: due anni fa l’ingresso dei fondi fu giustificato come prova che non si faceva un regalo sul prezzo ad Atlantia, oggi uno dei due è alleato dei Benetton per conquistare Atlantia.
Dal riassetto emergono altri particolari curiosi. In vista dell’assemblea del 29 aprile, Sintonia ha presentato la lista per il rinnovo del cda di Atlantia. Tra i 12 nomi c’è Carlo Bertazzo, confermato ad, e l’ex capo dei servizi segreti Giampiero Massolo, candidato presidente. Tra gli altri nomi compare Maurizio Basile. Oltre a tanti altri incarichi (ex dirigente Alitalia, ex ad di Aeroporti di Roma – di proprietà dei Benetton –, ex direttore centrale finanza delle Ferrovie dello Stato), Basile è stato anche capo di gabinetto al Comune di Roma nella giunta Alemanno nonché ad di Atac, sponsorizzato da Luigi Bisignani. Ma soprattutto oggi è senior advisor di Cdp (che ha comprato Aspi da Atlantia) e si è appena dimesso da consulente del ministero dei Trasporti, per il quale ha curato la parte relativa agli aeroporti del nuovo piano nazionale dei trasporti. Un po’ troppe parti in commedia tra quella per Cdp, acquirente di Aspi dai Benetton, quella per il ministero, come esperto di aeroporti (compreso quello dei Benetton), e ora in Atlantia, sempre dei Benetton.