L’intervista

Base militare nella Riserva naturale di Pisa, l’ex governatore Rossi: “Scempio figlio della sbornia militarista”

Enrico Rossi - Costruire una base in un parco naturale è degno di Attila

15 Aprile 2022

L’ex presidente della Toscana, Enrico Rossi, la fa breve: “L’idea di costruire una base militare da 730 mila metri quadri in una riserva naturale è uno scempio. Quel decreto va ritirato”. È il progetto della sede dei carabinieri da costruire con i fondi del Pnrr nella tenuta di San Rossore, tra Pisa e Lucca, con decreto firmato da Draghi il 23 marzo. “Ci sarebbe da ridere se non venisse da piangere – dice Rossi –, è una roba degna di Attila. Questa sbornia militarista tocca un parco protetto da una legge regionale del 1979, contro tutti i pareri e contro il piano paesaggistico che fu approvato dalla mia giunta. In Toscana abbiamo molte strutture da ristrutturare, se proprio si deve trovare posto a una caserma”.

Cosa racconta il progetto dell’ebbrezza militarista che si respira in questi giorni?
Ho firmato due appelli: uno contro la base e un altro contro l’aumento delle spese militari. Non è un vezzo o un discorso da “anime belle”. Nella petizione contro il riarmo (promossa anche da altri volti storici del Pd, come Rosy Bindi e Vannino Chiti, ndr) c’è una proposta pratica: la costituzione di un esercito europeo.

Un tema antico, forse un po’ consumato.
In Europa si investono 230 miliardi di euro l’anno in armi, in Russia sono una sessantina. Quella per la spesa nazionale è una spinta sovranista, non favorisce la costituzione di una difesa europea.

Draghi invece ha detto che “andiamo al seguito dell’Europa”.
Mi pare che l’Europa vada al seguito della Nato e che la Nato sia comandata dagli Stati Uniti. L’Europa perde forza, potere, autorevolezza. Persino la Germania, che si era lanciata in un grosso aumento delle spese militari, ci sta ripensando. Dopo la pandemia bisogna investire altrove.

Daranno anche a lei del filoputiniano.
(Ride) Correrò il rischio. Non c’è personaggio più disprezzabile di Putin. Ma non significa che non si debba lavorare per trattative e negoziati. Invece la parola negoziato non la sento mai. Così si smarrisce un’eredità splendida della storia d’Italia: ricordo la battaglia contro i missili di Enrico Berlinguer, ma pure Aldo Moro, che lavorò in modo decisivo al trattato di Helsinki del ‘75 sulla sicurezza e la cooperazione in Europa. Nelle alleanze l’Italia ha sempre avuto una voce autonoma, ora non più.

È in odore di eresia pure nel Pd lettiano.
Mi sono sempre concesso la prerogativa di dire quello che penso. Non siamo qui per aprire una fronda, per quanto “fronda” non sia una parolaccia: è il nome nobile di una frasca. Pensiamo almeno si debba fare qualcosa per sviluppare un dibattito, che dentro le forze politiche al momento non c’è, ma è molto sentito tra i cittadini. Mi ritrovo in quello che dice papa Francesco.

Ci risiamo: un ex comunista che cita il Papa… una volta c’era un grande partito laico di sinistra.
(Ride) Sto scrivendo un libriccino su Berlinguer, per non parlare sempre del Papa. Questo appiattimento sul conflitto e sulla guerra denota il senso di smarrimento di idee e valori nei partiti, l’unico che propone un orizzonte di pensiero che guarda lontano mi pare Francesco. Se la politica non assume dentro di sé questa dimensione, rischia di diventare solo gestione e pragmatismo. Non bastano.

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