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MARIUPOL, ULTIMA CHIAMATA. Anche il ministro degli Esteri di Mosca Lavrov ha confermato che la Russia ha iniziato la seconda fase dell’offensiva militare in Ucraina, concentrata nel Donbass. Secondo il sindaco, a Kharkiv sono in corso bombardamenti senza sosta sulla città. Ma al cuore del conflitto c’è ancora Mariupol: dopo aver intimato la resa ai militari ucraini asserragliati nelle acciaierie Azovstal, i russi hanno annunciato un cessate il fuoco temporaneo e un corridoio umanitario per consentire l’evacuazione. C’è la questione dei circa mille civili che, secondo fonti ucraine, si troverebbero nello stabilimento insieme ai militari: scudi umani secondo Mosca, persone in fuga dalle bombe e dalle violenze dell’esercito occupante secondo Kiev. Mosca sostiene che 120 civili sono usciti dopo l’ultimatum. Le autorità ucraine annunciano che i russi si preparano a radere al suolo la zona e una foto aerea mostra una colonna di fumo provenire dall’acciaieria. Giampiero Gramaglia racconta gli ultimi fatti sul campo nella sua audiocronaca su FQ Extra. Sul Fatto di domani seguiremo gli sviluppi della guerra sul fronte est con un reportage di Alfredo Bosco.
IL SILENZIO DELLA DIPLOMAZIA CHE ALLUNGA LA GUERRA. INTERVISTA A SERGIO ROMANO. Dopo Washington, anche Londra corregge il tiro e ammette che la guerra potrebbe andare avanti ancora per mesi, accantonando la tesi per cui, di fronte a una resistenza prolungata, le forze di Putin sarebbero state costrette al ritiro per mancanza di risorse. Nonostante ciò Johnson pianifica di inviare più armi a Kiev. Il fronte diplomatico è sempre congelato. Il premier spagnolo Sánchez ha annunciato un viaggio nella capitale ucraina, mentre Macron non andrà. Il presidente francese, che domenica si gioca la rielezione contro Marine Le Pen, era stato invitato da Zelensky ad andare a “constatare con i suoi occhi come si stia davvero consumando un genocidio”, ma ha risposto che si recherà a Kiev solo se servirà a qualcosa di utile: “Per dimostrare semplicemente il mio supporto non ho bisogno di recarmi lì”. Biden invece ha riunito gli Alleati in videocall: all’ordine del giorno il rafforzamento del sostegno (militare) all’Ucraina. Sullo stallo della diplomazia e l’incapacità dell’Europa di prendere una posizione autonoma sul conflitto sentiremo l’analisi dell’ex ambasciatore Sergio Romano, che intervisteremo sul Fatto di domani. E poi sul tema della corsa al riarmo e sulle ragioni per opporvisi raccoglieremo il punto di vista di padre Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose.
EUROPA E RUSSIA: LA CRISI ECONOMICA COMINCIA DAL PETROLIO. L’Europa prepara anche un nuovo pacchetto di sanzioni, mentre alla fine anche il gruppo Stellantis ha annunciato la chiusura delle attività in Russia. La questione energetica pesa sulle stime economiche, il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato la previsione di crescita mondiale al +3% e quella italiana al +2,3% nel 2022 e al +1,7% nel 2023. Il nostro Paese sconterà con la Germania il contraccolpo più forte dalla crisi ucraina. Sul Fatto di domani vedremo che i problemi cominceranno però ben prima dell’anno prossimo, e partiranno dal petrolio. Nonostante l’embargo al greggio russo sia ancora solo un’ipotesi in Europa, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha rilevato che Mosca ha già cominciato a limitare la quantità di barili sui mercati internazionali. All’inizio di aprile la produzione russa è scesa di 700 mila barili al giorno, entro la fine del mese ci si attende un calo di 1,5 milioni al giorno e a maggio di 3 milioni al giorno. L’Aie ha anche annunciato il più grande rilascio di scorte di emergenza di petrolio della sua storia: 120 milioni di barili, 60 dei quali dagli Stati Uniti. Oggi il nostro ministro degli Esteri di Di Maio e quello della Transizione energetica Cingolani sono andati in Angola con l’ad di Eni Descalzi per potenziare gli accordi di fornitura energetica.
LA RIFORMA DEL CSM E GLI ALTRI OSTACOLI DI DRAGHI. Stamattina è arrivato alla Camera il testo della riforma dell’ordinamento giudiziario, che ora si espone al fuoco incrociato degli emendamenti. M5s, Pd, Forza italia e Leu si sono impegnati a non farne, Italia Viva ne ha preannunciati circa 40 e la Lega 5 (sui temi del referendum). Il governo punta ad approvare la legge senza fare ricorso alla fiducia entro giovedì pomeriggio, ma la strada è accidentata. E pesa l’opposizione dei magistrati: l’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati deciderà stasera se indire lo sciopero. Il presidente Giuseppe Santalucia ha intanto confermato che la riforma Cartabia “guarda al passato, crea una struttura sempre più gerarchica, accentra poteri e utilizza l’aspetto disciplinare per controllare i magistrati, impaurirli nel loro delicatissimo compito, relegandoli a un ruolo impiegatizio”. Sul Fatto di domani passeremo anche in rassegna gli altri scogli di maggioranza che agitano la navigazione del governo Draghi: dal Def alla delega fiscale.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Russiagate, la replica di Conte. Il leader del M5S risponde all’articolo di Repubblica che lo accusa di aver sottaciuto informazioni al Copasir sulla cena tra l’ex capo dei servizi segreti, Vecchione, e l’allora Attorney General degli Usa, Bill Barr, in visita in Italia. “Non sapevo della cena e ho riferito la verità al Copasir”, ha detto l’ex premier. Sul Fatto di domani la ricostruzione della vicenda.
Mottarone, la Cassazione annulla i domiciliari. Per Perocchio e Nerini, direttore d’esercizio e gestore della funivia indagati per la tragedia, ora a decidere della scarcerazione sarà il tribunale del Riesame di Torino, che dovrà definire una nuova misura per Perocchio e Nerini. A ottobre la scelta dei domiciliari per entrambi era stata giustificata con il rischio di reiterazione del reato.
Loggia Ungheria, il processo a Davigo. Domani a Brescia inizia il processo all’ex pm Piercamillo Davigo accusato di rivelazione del segreto di ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara sulla loggia Ungheria. Nell’attesa, metteremo in fila fatti e dichiarazioni dei protagonisti del caso.
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