Il Fatto di domani. Ucraina, ripercussioni economiche e rapporti futuri spaccano il fronte della guerra. Ma i leader italiani non se ne accorgono

Di Il Fatto Quotidiano
22 Aprile 2022

UCRAINA, IL FRONTE SI SPACCA: “PUTIN PUÒ ANCORA VINCERE LA GUERRA”. A quasi due mesi dall’invasione russa dell’Ucraina, il fronte occidentale è ufficialmente a pezzi. Com’era nell’aria già da qualche giorno, la Germania si sfila dalle posizioni oltranziste dell’“a tutti i costi contro Putin”: “Faccio di tutto per evitare una escalation, che possa condurre a una terza guerra mondiale” ha affermato in un’intervista allo Spiegel il cancelliere tedesco Scholz, che poi è tornato a parlare dell’invio di armamenti: “Le possibilità dell’esercito tedesco di consegnare armi dal proprio arsenale sono ampiamente esaurite. Quello che può ancora essere messo a disposizione continueremo certamente a consegnarlo”. Sulla stessa linea, a poche ore dal ballottaggio per l’Eliseo, anche Emmanuel Macron, che conferma l’invio di missili e cannoni, ma sottolinea: “Ognuno prende le sue responsabilità con i propri equilibri politici e non interferisco nella vita politica degli uni e degli altri. Bisogna rispettare una linea rossa che non è di entrare in una cobelligeranza”. E, alla faccia di chi proclamava l’imminente disfatta delle truppe russe, persino Boris Johnson ha dovuto ammettere che il conflitto potrebbe durare fino al 2023 e che vi è una “possibilità realistica” che la Russia lo vinca. Sul Fatto di domani analizzeremo il nuovo scacchiere internazionale, all’interno del quale la nostra Italia sembra una brutta addormentata.

FACILE FARE GLI ANTI-PUTINIANI CON IL GAS ALTRUI. Ma come mai Germania e Francia, principalmente, si stanno defilando? Una risposta la troviamo nel bollettino mensile della Bundesbank, secondo cui un blocco immediato degli approvvigionamenti di gas dalla Russia costerebbe a Berlino 180 miliardi di euro, con l’economia tedesca che rischia di registrare una contrazione del 2% quest’anno. E secondo l’Fmi, il nostro Paese finirebbe addirittura in recessione. Non solo: la segretaria americana al Tesoro, Janet Yellen, in una dichiarazione passata guarda caso inosservata, ha reso noto che l’Europa ha sì bisogno di ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia, ma pure che bisogna andarci cauti perché un eventuale embargo potrebbe addirittura comportare un vantaggio per Putin. Sul giornale di domani vedremo come. Finora gli Stati Uniti hanno dato fondo all’11% delle loro risorse per calmierare il prezzo del petrolio, senza riuscirci. E adesso, come leggerete, pensano persino di riabilitare vecchi nemici per far fronte all’emergenza.

IL PARTITO DELLA GUERRA, I CITTADINI PER LA PACE. La corsa al riarmo in Italia non fa prigionieri. E così si ritrovano concordi fronti che un tempo si sarebbero guardati dai lati opposti delle barricate (mai terminologia guerriera fu più appropriata). Letta, Tajani, Guerini, Calenda, Bonino, Crosetto e Profumo: tutti intorno a un tavolo per rispondere alla chiamata “Verso un’Unione per la Difesa”. “Credo che l’Unione europea debba rafforzare il settore della sicurezza e della difesa come elemento necessario per rendere ancora più profondo e credibile il proprio ruolo nel contesto internazionale”, ha spiegato il ministro, appunto, della Difesa. E, anzi, a sentire il segretario Pd, bisogna spingersi pure oltre: “L’idea oggi è essere ambiziosi, lanciare una confederazione europea che sia al di sopra dell’Unione e che sia il luogo in cui diamo titolarità a quei Paesi candidati a entrare dentro la famiglia europea”. Sul giornale di domani vi daremo conto di questo surreale dibattito, come pure vedremo che il Paese va in tutt’altra direzione, e per fortuna: domenica è in programma la tradizionale marcia della Pace Perugia-Assisi e sono migliaia i cittadini che sfileranno per chiedere una soluzione rapida e diplomatica al conflitto in Ucraina. Altra nota positiva: i giovani dem lombardi contro i vertici del partito sulle spese militari.

MOSCA CALA LA MASCHERA: IL DONBASS È IL VERO OBIETTIVO. Le truppe russe puntano a “prendere il pieno controllo del Donbass e dell’Ucraina meridionale” per ottenere “l’apertura di un corridoio terrestre verso la Crimea”: lo ha dichiarato il comandante ad interim del distretto militare centrale russo. Eppure dal campo vengono ancora notizie raccapriccianti: a Mariupol, dove militari e civili continuano a rimanere asserragliati nell’acciaieria Azovstal, sono state scoperte 200 fosse comuni. Oggi il presidente del Consiglio europeo Michel – annunciando un’unità d’intenti che, come abbiamo visto, nei fatti non esiste più – ha parlato al telefono con Putin per chiedergli l’apertura di corridoi umanitari. “Non vi sarà alcuna tregua fino a quando non vedremo le bandiere bianche a Mariupol”, la risposta poco diplomatica del Cremlino. Martedì prossimo il presidente russo riceverà il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Tra i pochi leader che ancora puntano davvero alla pace (oggi in Spagna si sono riuniti alcuni politici pacifisti, italiani compresi), si è rifatto sentire oggi Papa Francesco, annullando l’incontro di giugno con il Patriarca Kirill, che ha benedetto l’uccisione di migliaia di persone. Sul giornale di domani, il nostro reportage dal campo e l’analisi del generale Mini a proposito della totale assenza di notizie circa le operazioni delle truppe ucraine (e di chi le guida). Ascolta l’audiocronaca della giornata firmata da Giampiero Gramaglia.


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Docenti, un decreto zitto zitto. Il Consiglio dei Ministri ha varato ieri sera le nuove regole per la formazione iniziale e continua e per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria (una riforma contenuta nel Pnrr). Peccato che lo abbia fatto con favore delle tenebre, nel senso che – come vedremo – gli attori principali non sono stati consultati.

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