WASHINGTON GUIDA L’ESCALATION, MA SI ACCODANO TUTTI. A dieci settimane dall’inizio della guerra in Ucraina, non c’è l’ombra di un’intesa all’orizzonte: al contrario, il conflitto si inasprisce. Putin ribadisce che “se la Russia sarà minacciata, risponderà con mezzi che i suoi avversari non hanno ancora” e che “tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina e Donbass saranno completamente realizzati”. E capire, d’altro canto, cosa ci sia dietro l’escalation e quindi cosa voglia Washington da Mosca è un rebus ancora da risolvere. Dopo la chiamata a raccolta da parte degli Stati Uniti ieri a Ramstein, il fronte occidentale è compatto. Gran Bretagna in testa. La Norvegia ha reso noto oggi di aver stanziato 44 milioni di dollari per acquistare armi da inviare in Ucraina. Il primo ministro Store ha spiegato che la decisione fa parte di un’iniziativa a guida britannica. Persino il cancelliere tedesco Scholz ha cambiato idea e si è allineato al volere americano. Sul Fatto di domani, capiremo da Berlino cosa c’è dietro il ripensamento della Germania. E il generale Mini analizzerà le conseguenze (anche per la Russia) di un conflitto di lunga durata. Ascolta l’audiocronaca di Giampiero Gramaglia.
LE ARMI ITALIANE SOTTO IL NASO DEL PARLAMENTO (ALLA FACCIA DELLA COSTITUZIONE). Oggi il premier ha avuto un nuovo colloquio telefonico con il presidente ucraino Zelensky, al quale ha ribadito “la disponibilità italiana a contribuire alla ricerca di una soluzione duratura della crisi”. Il come, anzi il quanto, non lo vedrà neppure il Parlamento. Avevamo lanciato un allarme sull’invio di armi pesanti. Poco dopo, il governo di Mario Draghi aveva ventilato l’ipotesi di un decreto ad hoc e del voto in Parlamento. Ma l’idea sembra essere svanita nel nulla: per militarizzare ulteriormente l’Ucraina, infatti, si passerà di nuovo per un decreto interministeriale. Questo significa che, ancora una volta, Camera e Senato saranno del tutto ignorate (e la Carta pure). Palazzo Chigi fa sapere anche che il 10 maggio Draghi incontrerà Biden alla Casa Bianca per discutere le “misure a sostegno del popolo ucraino e di contrasto all’aggressione ingiustificata della Russia”. La spinta interventista dell’Italia non lascia indifferente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che al Consiglio d’Europa, pur condannando l’aggressione russa, ha lanciato l’invito a “passare dallo scontro e dalla corsa agli armamenti al dialogo, al controllo e alla riduzione bilanciata delle armi di aggressione”. Chissà se il monito scuoterà qualche coscienza. Sul giornale di domani ne parleremo con la costituzionalista Lorenza Carlassare.
LA RUSSIA HA IL GAS DALLA PARTE DEL MANICO. L’annunciato stop delle forniture russe a Polonia e Bulgaria ha suscitato l’immediata reazione di Ursula von der Leyen, che in un tweet accusa Mosca di ricatto e aggiunge che l’Europa è pronta a fornire una risposta compatta e immediata. La presidente della Commissione Ue, annunciando a breve una riunione dei ministri dell’Energia, ha anche puntato il dito contro i dieci Paesi europei che hanno già annunciato di adeguarsi al pagamento in rubli: “Non è previsto nel contratto, è una violazione delle nostre sanzioni”, ha spiegato. Intanto il vicepresidente di Gazprombank Igor Volobuev ha reso noto, in un’intervista a The Insider, di aver lasciato la Russia lo scorso 2 marzo con l’intenzione di unirsi alle forze di difesa territoriale dell’Ucraina. Sul Fatto di domani analizzeremo i possibili contraccolpi dello stop del gas russo e, attraverso un report, vedremo chi e come continua a finanziare Mosca. E l’Italia? Con buona pace della transizione energetica, riprenderà a pieno ritmo la produzione a carbone in quattro centrali.
BOMBE AL FOSFORO, LA DENUNCIA DI KIEV. L’allarme arriva dal capo dell’amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko: ieri sera e questa mattina le forze russe avrebbero bombardato con munizioni al fosforo la città di Avdiivka, nella regione orientale ucraina di Donetsk. Ukrainska Pravda, che riporta la notizia, pubblica anche immagini crude dei feriti militari e civili, scattate nell’ospedale allestito dentro uno dei rifugi dell’acciaieria Azovstal di Mariupol e divulgate dal consiglio comunale della città. Le condizioni igieniche sembrano inesistenti, la situazione al limite. L’intenzione di Putin, secondo le parole di Zelensky, “non è solo quella di impadronirsi del territorio dell’Ucraina, ma di smembrare l’intera Europa centrale e orientale e assestare un colpo globale alla democrazia”. Dopo il vertice di ieri a Ramstein, il ministro della Difesa turco auspica che l’incontro tra aggredito e aggressore avvenga nei prossimi giorni.
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Navigator, tira una brutta aria. A tre giorni dalla scadenza dei contratti, incontro con il ministro Orlando. Sono a rischio i posti di lavoro di 1900 persone.
Covid, il governo inglese condannato per la strage degli anziani. Due donne hanno vinto una causa contro l’esecutivo Johnson che non ha protetto i loro genitori, ospiti di case di riposo. L’Alta Corte ha riconosciuto come “illegale” la politica di accettare nelle Rsa persone dimesse dall’ospedale, senza isolarle o sottoporle a tampone.
Ai figli andrà il doppio cognome. La Corte Costituzionale ha stabilito che sono illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il solo cognome del padre ai bambini. La regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori.
“I dialoghi di profughi”, scritti da Bertolt Brecht dall’esilio. Una nuova edizione con passaggi inediti: ne pubblichiamo alcuni stralci.
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