LA ‘GUERRA TOTALE’ DI PUTIN E L’OFFENSIVA NATO. Sono trascorsi 66 giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina e la fine sembra essere ancora lontana: un caccia ucraino ha colpito con due missili un villaggio russo nella regione di Bryansk, al confine con l’Ucraina, e la polizia di Kiev rende noto di aver trovato una fossa con i corpi di tre uomini torturati, imbavagliati e uccisi con un colpo al capo, nel bosco vicino al villaggio di Myrotske, nel distretto di Bucha. Proseguono, intanto, i negoziati di pace tra Mosca e Kiev, ma “sono difficili”, per Sergei Lavrov, che accusa i Paesi Nato di remare contro un “accordo politico”. Il ministro degli Esteri russo insiste: lo stop alle sanzioni contro Mosca deve rientrare nella trattativa tra Mosca e Kiev. Ma giorni fa, il presidente ucraino, Vlodomyr Zelensky, aveva invece chiarito che le sanzioni anti-russe non avrebbero “potuto far parte dei negoziati”. E mentre l’Independent riporta che Vladimir Putin, durante la parata annuale del Giorno della Vittoria il 9 maggio, potrebbe annunciare una ‘guerra totale’ a Kiev (attivando così la legge marziale e coinvolgendo i suoi alleati), la Polonia invia più di 200 carri armati in Ucraina, dopo aver già fornito armi per 1,6 miliardi di dollari, e Macron promette di “rafforzare l’appoggio” a Zelensky in termini di armi e di aiuti umanitari. Sul Fatto di domani approfondiremo tutti gli aspetti del conflitto in atto e capiremo, anche con un’analisi del generale Fabio Mini, se è troppo tardi per fermare l’escalation di guerra.
GOVERNO ALLE STRETTE SULLE ARMI, LETTA È IN IMBARAZZO E MELONI PREPARA L’ASCESA. Quando gli chiedono di commentare la posizione di Giuseppe Conte, espressa sul nostro giornale a proposito dell’invio delle armi in Ucraina, il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, glissa: “Non ho ancora letto i giornali e non voglio commentare i fatti di giornata”, ha detto ai microfoni di Sabato anch’io su Rai Radio 1. Crescono le divergenze (e l’imbarazzo) all’interno dell’area politica mentre è in programma per la settimana prossima il viaggio negli Stati Uniti del presidente del Consiglio Mario Draghi con il quale l’esecutivo si appresta a riaffermare l’alleanza atlantica. Nel frattempo, Giorgia Meloni tesse la tela per la corsa verso Chigi: “A me non interessa il tema della leadership del centrodestra, mi interessa convincere più italiani possibile che noi possiamo dare a questa nazione qualcosa di diverso”, ha detto alla convention di Fdi a Milano. E tra gli aspiranti ministri, c’è anche chi ha scaricato la Lega. Ne parleremo sul Fatto di domani. Troverete un’intervista all’ex ministro e ora deputato del Pd, Graziano Delrio.
I MIGLIORI CONTRO IL LAVORO, INTERVISTA A MAURIZIO LANDINI. Lo sblocco dei licenziamenti, la cancellazione del dl Dignità, una riforma fiscale a favore dei redditi medio-alti, la mini riforma degli ammortizzatori, i criteri punitivi sul Reddito di cittadinanza e il rischio di cancellazione dell’obbligo di clausola sociale. Ecco i provvedimenti dei quattordici mesi del governo dei Migliori per il lavoro in Italia. E il risultato è subito pronto: Eurostat ha calcolato che, con un tasso tra il 41 e il 46% (quello medio europeo è del 68%), Campania, Sicilia, Calabria e Puglia sono tra le cinque regioni europee con l’occupazione più bassa nel 2021 insieme con la regione della Guyana francese. Sul palco di Taranto non mancherà certo questo tema e tra le altre iniziative di denuncia sulle condizioni lavorative in Italia, il corteo “Primaggia” a Milano darà voce alle realtà del lavoro “precarissimo”: smart workers, migranti, lavoratori dello spettacolo, partite Iva, somministrati. Sul Fatto di domani il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini farà il quadro sull’occupazione italiana e risponderà alle nostre domande.
I MAGISTRATI SCIOPERANO CONTRO LA RIFORMA CARTABIA, “INUTILE E DANNOSA”. Con 1.081 voti favorevoli, 169 contrari e 13 astenuti, l’assemblea nazionale dell’Anm ha deliberato un giorno di sciopero dei magistrati italiani contro la riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario, approvata alla Camera e ora all’esame del Senato. Alla giornata di consultazione e di voto i vertici del sindacato delle toghe hanno deciso, per la prima volta, di aprire le porte ai partiti, invitando i responsabili giustizia delle forze politiche. La ministra Marta Cartabia, invece, seppur invitata, non ha partecipato e ha mandato il capo di gabinetto Raffaele Piccirillo. “Questa riforma non migliora il servizio e non velocizza i tempi della giustizia. Crea ulteriori adempimenti che saranno inevitabilmente burocratizzati”, ha detto il presidente Giuseppe Santalucia, definendola “inutile” e “dannosa”. I giudici non vogliono essere trasformati in “burocrati” da norme che, dal loro punto di vista, non risolvono i problemi della giustizia e vanno a danno degli stessi cittadini e prevedono ulteriori forme di protesta se non ci saranno aperture. Sul Fatto di domani il racconto della giornata.
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Addio a Mino Raiola, il re dei procuratori sportivi. Malato da tempo, è morto all’età di 54 anni. La famiglia lo annuncia sui social con lungo post.
Berlino porta Italia all’Aia: “Basta cause per danni nazisti”. Secondo la Germania, dopo una precedente sentenza dell’ICJ, le richieste di risarcimento violano il diritto internazionale.
Vespa seleziona gli ospiti ma invita le mogli degli uomini di Azov. Porta a Porta ospita l’appello di quattro mogli e fidanzate dei combattenti del battaglione.
Raoul Bova nei panni di Don Massimo. Terence Hill passa il testimone all’attore sul set della fortunata serie “Don Matteo”.
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