In Unione europea cambierà il sistema di controllo del settore della pesca, coinvolto nell’ondata di rinnovamento del Green Deal. Commissione, Parlamento e Consiglio europeo stanno infatti lavorando a un nuovo insieme di strumenti per verificare il rispetto delle regole da parte dei pescherecci. Ciascuna istituzione ha adottato il proprio testo relativo alla revisione del sistema di controllo, che assicura l’attuazione della Politica Comune della Pesca (PCP), e da settembre scorso sono iniziati i triloghi che si concluderanno una volta raggiunto l’accordo su un testo condiviso.
Uno dei nodi della discussione riguarda la regola dell’obbligo di sbarco, operativa dal 2015 ma, a quanto pare, tra le più difficili da digerire. Nel 2019, circa 230.000 tonnellate di scarti sono stati segnalati in Unione europea. L’obbligo, imponendo alle navi di riconsegnare in porto tutto ciò che catturano, ha l’obiettivo di porre fine alla pratica, rovinosa per l’ambiente e dispendiosa da un punto di vista economico, che consiste nel rigettare in mare catture di pesce commercializzabili. Gli “scarti”, infatti, non sono altro che pesci rigettati in mare, di solito già morti, perché non sono la specie bersaglio della specifica imbarcazione, sono troppo piccoli o in eccesso rispetto alla quota di cattura della nave.
L’Unione europea sta quindi studiando nuovi modi per rendere più efficace il controllo degli obblighi relativi alla pesca. In base alle posizioni negoziali di Consiglio, Commissione e Parlamento UE , le telecamere di bordo sembrano destinate a diventare obbligatorie, ma su quali navi e su quale scala non è ancora stato deciso. Mentre la Commissione Europea vuole controllare principalmente quelle navi con un particolare rischio di catture accessorie indesiderate e scarti illegali, il Consiglio e il Parlamento Europeo vedono la dimensione delle navi da cattura come il criterio principale.
Tuttavia, secondo una nuova ricerca del Wwf, la causa principale dello scarico illegale di pesce nelle acque dell’UE è l’attrezzatura da pesca, non la dimensione della nave. Per il WWF, il 92% degli scarti di pesca registrati in Unione europea provengono dalla “pesca a strascico” che raschia il fondo del mare e inghiotte tutto ciò che si trova sul suo cammino.
Concentrandosi, quindi, sulle dimensioni delle navi piuttosto che sul tipo di attrezzatura da pesca, l’UE potrebbe avere gli occhi puntati sull’obiettivo sbagliato, lasciando il controllo della pesca largamente inefficace contro le attività illegali.
Friend of the Sea, standard di certificazione leader per prodotti e servizi che rispettano e proteggono l’ambiente marino, ha già affrontato il problema e messo in atto una possibile soluzione. Friend of the Sea, infatti, è diventata una delle prime certificazioni di sostenibilità che non si limita ad ispezioni annuali in loco, ma si avvale di una piattaforma basata sulla tecnologia satellitare per monitorare 24 ore al giorno gli oltre 2000 pescherecci certificati nelle acque di tutto il mondo, il Satellite Monitoring Program.
Attraverso i satelliti, le navi e le attività di pesca sono controllate a tempo pieno, ogni giorno dell’anno, dai consulenti scientifici di Friend of the Sea. Ciò permette di verificare il rispetto dei regolamenti relativi alla stagione di pesca, alle aree di pesca autorizzate, al trasbordo in mare, agli sbarchi e alla responsabilità sociale.
Il programma di monitoraggio satellitare (SMP) di Friend of the Sea migliora un sistema di monitoraggio per proteggere gli Oceani dalla pesca non sostenibile che già comprende lo spiegamento di telecamere a circuito chiuso (CCTV) a bordo, droni e audit senza preavviso.
L’obiettivo è ora fare in modo che tutte le navi commerciali approvate Friend of the Sea abbiano, entro la fine del 2023, delle CCTV a bordo per permettere la verifica del rispetto delle regole. Alcune delle imbarcazioni Friend of the Sea, inoltre, hanno già installato sulle loro CCTV anche il programma specifico “Dolphin Safe” che permette di verificare ventiquattro ore su ventiquattro che le attività di pesca siano svolte nella tutela dei delfini, senza che nessun animale venga ferito o ucciso.
Queste nuove tecnologie elimineranno il rischio di non conformità alle regole di sostenibilità e rassicureranno ulteriormente i consumatori sull’affidabilità dei prodotti certificati Friend of the Sea.