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ASSALTO FINALE ALL’ACCIAIERIA AZOVSTAL . Alla fine l’ora X è scattata: è partito l’assalto finale all’acciaieria Azovstal di Mariupol, all’interno della quale ci sono ancora civili (due donne sarebbero state uccise dalle bombe) e i militari del battaglione Azov. I russi, che da giorni assediano l’impianto, stanno cercando di entrare all’interno della struttura, assediata con fanteria e carri armati. Ma c’è stato anche un mistero (poi risolto) attorno all’operazione: questa mattina sono partiti dall’acciaieria 14 bus carichi di civili. Di questi – come ha denunciato il sindaco di Mariupol – solo tre sono giunti in territorio controllato dagli ucraini nelle ore successive. Gli altri 11 sono spariti dai radar per diverso tempo, suscitando più di un timore. Poi, nel primo pomeriggio, il convoglio con 127 persone è arrivato a Zaporizhzhia. Ma leggerete anche un ritratto del falco di Zelensky a Berlino, l’ambasciatore Andriy Melnyk.
MACRON-PUTIN: LA TELEFONATA, POI L’ATTACCO A MARIUPOL. Due ore di telefonata. Quella tra Macron e Putin è stata una lunga chiacchierata, che però non sembra aver smosso le acque tormentate della guerra, visto che appena il capo dell’Eliseo ha attaccato il telefono, è scattato l’assalto finale a Mariupol. “L’Occidente smetta di armare l’Ucraina”, il refrain del presidente russo, che accusa Kiev “di non voler negoziati seri” e l’Europa di “provocare una crisi alimentare con le sanzioni” e di “ignorare i crimini di guerra degli ucraini”. Ma oggi era anche il giorno del collegamento del premier britannico, Boris Johnson, con la Rada, il Parlamento ucraino. E anche da questo versante non soffiano venti di pace, anzi: BoJo ha promesso un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev per 350 milioni di euro. Poi ha affermato che “l’Ucraina vincerà e sarà libera”. Sul giornale di domani il resoconto e l’analisi della giornata diplomatica.
SUPERMARIO PARLA AL PARLAMENTO UE VUOTO. MENTRE IL PAPA CRITICA LA NATO. Era considerato il faro dell’Europa, quando dalla plancia di comando della Bce sosteneva l’economia Ue. Oggi Mario Draghi ha parlato al Parlamento europeo, ma l’aula di Strasburgo era inaspettatamente vuota. Oltre a criticare il Superbonus, il premier ha ribadito che “dobbiamo sostenere l’Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come il presidente Zelensky ha chiesto. In una guerra di aggressione non c’è equivalenza tra chi invade e chi resiste”. Questo mentre il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, continua a “invitare” Supermario a riferire in Parlamento sull’invio delle armi “prima di viaggi importanti come quello a Washington”. Sullo sfondo, l’intervista del Papa al Corriere della Sera, in cui – oltre a criticare le mosse della Nato – ha annunciato di voler incontrare Putin a Mosca. E le parole di pace che vengono dal Vaticano hanno fatto dire a Draghi che “la Ue deve avere un ruolo centrale per il dialogo”, frase che cozza con la politica del riarmo fin qui seguita. A proposito di polemiche, prosegue il botta e risposta con Mosca per l'”intervista” senza domande a Lavrov: vedremo che l’abitudine dei nostri giornalisti di non fare domande scomode non è un’eccezione per il ministro russo, ma è la regola (o quasi). Sul Fatto di domani leggerete anche un commento di Ettore Boffano.
GINGOLANI AMMETTE: SENZA GAS RUSSO SONO GUAI. “Stiamo lavorando al sesto pacchetto di sanzioni che mira a escludere più banche dal sistema Swift, elencare gli attori della disinformazione e affrontare le importazioni di petrolio. Tali misure saranno presentate al Consiglio per l’approvazione”, ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell. Ma il nodo resta il petrolio, lo scoglio che divide l’Europa con la Germania schierata per una gradualità. E si va verso uno sganciamento dalla dipendenza russa, ma senza fretta. Altro nodo è la questione dei pagamenti del gas in rubli, come cerca di imporre Mosca. Cingolani (dopo la brutta figura di ieri “sull’ok temporaneo ai rubli”, poi corretto dal ministero) oggi è tornato a chiedere “direttive più chiare sui pagamenti” e ha ammesso – dopo la battuta sul condizionatore di Draghi – che “con lo stop al gas russo l’inverno è a rischio”. Il tutto mentre anche la Russia vara il suo pacchetto di sanzioni: il documento vieta di effettuare transazioni e concludere accordi con individui stranieri ed entità legali sottoposti alle misure restrittive e vieta di esportare materie prime e prodotti dalla Russia. Sul Fatto di domani un’ampia sezione dedicata alla spinosa materia e un fact checking sul pagamento alla Russia in rubli.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Negli Usa colpo all’aborto. “Credo che il diritto della donna a scegliere sia fondamentale, la Roe è stata una legge del paese per quasi 50 anni, la correttezza di base e la stabilità della nostra legge richiedono che non sia ribaltata”, ha detto Joe Biden intervenendo dopo che è trapelata la bozza della maggioranza dei giudici della Corte Suprema volta a cancellare la storica sentenza sul diritto di aborto.
L’invasione dei cinghiali. C’è chi presenta esposti in procura, chi prometteva soluzioni miracolose: i cinghiali, tolta la Raggi, continuano a girare per Roma. Sul Fatto di domani un divertente articolo sulla questione.
Covid, gli effetti collaterali dei vaccini. Oggi abbiamo parlato delle reazioni avverse dei vaccini e il ruolo dell’Agenzia del farmaco. Domani leggerete delle storie e faremo un censimento dei problemi scaturiti. Contagi e decessi ancora alti quelli delle ultime 24 ore.
Dai mari alla giungla. I racconti di Salgari 160 anni dopo.