PARLA CONTE, STOP AL RIARMO: STACCARE LA SPINA A DRAGHI? “Sono rimasto sorpreso che Draghi non venga in Parlamento prima della missione a Washington e che le altre forze politiche non si siano associate alla nostra richiesta”: parola di Giuseppe Conte. Il leader M5s, in una diretta Instagram, torna ad accusare il premier per la poca trasparenza verso le Camere elettive. Martedì, infatti, Draghi incontrerà Joe Biden alla Casa Bianca, senza riferire prima in Aula. Per ascoltare il premier, il Parlamento dovrà attendere il 19 maggio: ma sarà solo un question time, senza alcun voto parlamentare. Sulla guerra in Ucraina, palazzo Chigi non ha fretta di discutere in Aula. Intanto, Conte su Instagram boccia la politica del riarmo e propone la via negoziale. Tanto che qualcuno inizia a chiedersi: per i Cinquestelle, è giunto il momento di staccare la spina al governo e di tornare all’opposizione? L’ex premier lancia un monito: “Le nostre posizioni sono di grande responsabilità ma veniamo trattati da disturbatori, da molestatori”. Il carcere ostativo è l’altro tema caldo nel Movimento. Il 10 maggio potrebbe arrivare il giudizio della Corte costituzionale, mentre la riforma giace ancora in commissione al Senato: il rischio è che i boss tornino liberi. Sul giornale faremo il punto del dibattito nei Cinquestelle.
CHIUDE CARTABIANCA: GLI EPURATI DI MAMMA RAI E I MORTI CHE PARLANO. Il talk show di Rai 3 (l’unico in prima serata dei palinsesti di viale Mazzini) chiuderà i battenti e il primo a solidarizzare con la conduttrice Bianca Berlinguer è Matteo Salvini, che pure mantiene la Lega nella maggioranza di governo. Fuori dal Palazzo è Adriano Celentano ad esprimere vicinanza alla giornalista di Rai3 con un post su Instagram: “Non sono d’accordo con le tesi del professor Orsini, ma è profondamente ingiusto non farlo parlare. E poi critichiamo Putin?”. La chiusura del programma era nell’aria. L’amministratore delegato Carlo Fuortes aveva già avvisato in Commissione di Vigilanza: “C’è stato un abuso del format del talk show, ma non credo sia la forma ideale per l’approfondimento giornalistico. Penso sia più adatto ai temi leggeri”. La tv pubblica vanta una lunga tradizione di epurazioni, dai governi Berlusconi a quello di Matteo Renzi. Sul Fatto di domani faremo l’elenco storico dei protagonisti “cacciati” da Mamma Rai, solo perché sgraditi all’inquilino di Palazzo Chigi. Oggi è il turno del premier Mario Draghi, lo scopo è silenziare voci sgradite sulla guerra in Ucraina. Del resto, il dibattito sul conflitto resuscita persino i morti: come il politologo Giovanni Sartori (deceduto nel 2017) tornato sulle pagine del Corriere della Sera con un suo articolo del 2002 e un altro del 2010.
GUERRA E PROPAGANDA, DA MARIUPOL A TWITTER. Le città del Donbass sono nel mirino di Mosca, ma le truppe del Cremlino sono pronte ad intensificare i bombardamenti. Quattro missili hanno colpito in mattinata la regione di Odessa (senza vittime). I porti della regione ucraina sono al centro delle preoccupazione dell’Onu: se da Odessa non ripartono le navi cariche di grano (bloccate dalla flotta russa) si rischia una carestia su larga scala. Intanto la diplomazia smarrisce l’aplomb anche su Twitter. Ogni giorno l’ambasciatore americano a Tokyo Rahm Emanuel (ex capo di gabinetto di Obama) e il suo omologo russo Mikhail Galuzin, si scambiano accuse cinguettando sul social. Sul giornale tireremo le fila dello scontro diplomatico e sul campo. Eppure, ieri Zelensky aveva aperto alle trattative sulla Crimea. Ma oggi è arrivato l’alt dell’Alleanza atlantica: “I membri della Nato non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea”, ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg. Da Mosca arrivano nuove accuse alla Casa Bianca: gli Stati Uniti “partecipano alle ostilità in Ucraina – ha affermato il presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin sul suo canale Telegram -. Non si tratta solo della fornitura di armi e attrezzature, Washington coordina e sviluppa le operazioni militari”. È l’eco dello scoop del New York Times: secondo il quotidiano americano, gli Usa avrebbero fornito informazioni strategiche alle forze ucraine. Lo scambio di accuse continua anche sulla acciaieria Azovstal: civili ucraini come scudi umani (dicono alcuni); “torture” di Mosca, ribatte Zelensky. Sul giornale faremo il punto sullo stabilimento di Mariupol – dove ancora sono asserragliati civili – per distinguere i fatti dalla propaganda. E offriremo una panoramica sulle guerra annegate nel silenzio, come quella in Kurdistan.
A TUTTO GAS, ADDIO RINNOVABILI: RICATTO UNGHERESSE SULLE SANZIONI UE. Doveva segnare il rilancio delle energie rinnovabili, il cosiddetto Decreto legge Aiuti. Un passo decisivo verso l’indipendenza energetica per liberarci dal giogo della Russia. Invece serpeggia delusione nel mondo green (e non solo) per la misura del governo Draghi. Sul Fatto di domani spiegheremo perché il provvedimento scontenta esperti e addetti ai lavori. Racconteremo gli ostacoli (e gli ingranaggi burocratici) sulla via difficile dell’energia rinnovabile, mentre i cantieri del fotovoltaico e dell’eolico stentano a decollare. Il dl Aiuti infatti è centrato sul gas, per il timore di razionamenti in caso di stop alle forniture da Mosca. Ma l’Ue resta divisa sull’embargo energetico verso al Russia: anche oggi, nulla di fatto sul sesto pacchetto di sanzioni. Sarà esaminato domani in una nuova riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper). Per approvare le misure serve l’unanimità, ma il premier ungherese Orbán ieri è stato chiaro: “Le sanzioni europee sono una bomba atomica che vogliono sganciare sulla nostra economia”. Sul giornale analizzeremo le ragioni e i retroscena del “ricatto” ungherese all’Europa.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Covid. Allarme del Washington Post, gli Stati Uniti rischiano una nuova ondata autunnale. In Italia – mentre aumentano i casi di reinfezione – il ministro Speranza ha auspicato un nuovo vaccino per fronteggiare la variante Omicron dopo l’estate. Il bollettino di oggi: 40.522 nuovi positivi, 113 morti.
Il caso Moro. I misteri che avvolgono il rapimento e il delitto dell’ex leader della sinistra democristiana – fautore del compromesso storico con Enrico Berlinguer – con un’intervista allo storico Francesco Biscione.
Sprechi lombardi. Milioni destinati ai robot in sala operatoria, nella regione amministrata dal leghista Attilio Fontana. Eppure, la letteratura scientifica non è affatto concorde sull’efficacia della nuova tecnologia.
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