Il Fatto di domani. Agli ordini di Biden: la solitudine di Draghi nello Studio Ovale. Guerra e sanità, il confronto impietoso tra gli stanziamenti in Italia

Di Il Fatto Quotidiano
10 Maggio 2022

DRAGHI-BIDEN, LA LISTA DELLA SPESA (DELLE ARMI). Comincerà stasera alle 20 (ora italiana) alla Casa Bianca l’incontro tra il premier Draghi e il presidente americano Biden. Sul tavolo ovviamente la questione Ucraina, ma non tanto per elaborare una comune strategia di pace, quanto per continuare ad alimentare la guerra attraverso l’invio di armi e soldati e un ulteriore inasprimento delle sanzioni alla Russia. Il premier, pur avendone il tempo, non si è presentato alle Camere prima del viaggio a Washington: lo farà solo il 19 maggio in Senato. Come abbiamo visto sul giornale di oggi, ormai è stato lasciato solo da quasi tutta la sua maggioranza: persino il segretario del Pd, Enrico Letta, ha spiegato ieri che “l’idea di battere l’avversario (cioè Putin, ndr) non mi appartiene”. E la sua visita non è tenuta in grandissima considerazione neanche dagli Usa: fino all’ultimo, infatti, sembra non sia prevista alcuna conferenza stampa, semmai un paio di domande a Biden. E nello Studio Ovale, sede dell’incontro, mancherà anche il segretario di Stato, Antony Blinken. Sul Fatto di domani vi racconteremo com’è andata e, soprattutto, quali saranno state le richieste americane all’Italia. Che, tradotto, significa quanti altri soldi da destinare agli armamenti. Tutto questo mentre, come scrive il Washington Post, “in Italia aumenta nell’opinione pubblica un’avversione all’invio di armi in Ucraina”. E mentre gli altri leader europei si spendono per una ripresa delle trattative: il presidente francese Macron e quello cinese Xi Jinping hanno convenuto che “tutte le parti interessate dovrebbero sostenere la Russia e l’Ucraina per ripristinare la pace attraverso i negoziati”. E la ministra degli Esteri tedesca Baerbock è stata in visita a Kiev.

OLTRE I MISSILI. PETROLIO, GAS, SANZIONI: LE DECISIONI CHE DIVIDONO IL MONDO. “Continuiamo a lavorare, ci sono ancora difficoltà. Spero che prima del Consiglio Affari Esteri, in agenda per lunedì prossimo, queste difficoltà siano appianate”; altrimenti dovranno essere affrontate proprio nel Consiglio, a livello ministeriale. L’ammissione arriva dall’Alto Rappresentante dell’Ue, Josep Borrell. Sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia ancora in alto mare, dunque. A fare muro è soprattutto l’Ungheria: il presidente Orbán, che oggi ha sentito al telefono Macron, ha spiegato a von der Leyen che Budapest rischia la paralisi energetica e vuole garanzie che, in caso di problemi, avrà la sicurezza degli approvvigionamenti. Il tema gas, come abbiamo detto, sarà anche parte del colloquio tra Biden e Draghi. Ma sul giornale di domani ci occuperemo pure del fronte tedesco, perché Berlino sta tentando di negoziare l’acquisto di gas liquefatto da un Paese che vorrebbe imporre clausole molto penalizzanti.

LA BATTAGLIA SUL CAMPO: ARRIVANO I MISSILI “IMPREVEDIBILI”. Notizie drammatiche arrivano anche oggi dall’Ucraina. Secondo le autorità di Kiev, le forze russe starebbero conducendo “operazioni di assalto” all’acciaieria Azovstal di Mariupol, dove centinaia di combattenti ucraini continuano a resistere. Intanto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani fa sapere che sono oltre 3.300 i civili morti dall’inizio della guerra, numero che potrebbe rivelarsi, però, molto più alto. Anche perché i russi hanno cominciato a usare i missili ipersonici Kinzhal, lanciati ieri sera su Odessa. Benché l’intelligence americana e quella britannica si siano affrettate a smentire che si tratti della svolta “a tutto campo” nella guerra, le definizioni di questi armamenti lasciano intimiditi: invulnerabili, imprevedibili e multidirezionali. Sul Fatto di domani le ultime dai teatri di guerra e un’intervista al politologo ceco Jacques Rupnik, che ha curato l’introduzione di “Un Occidente prigioniero” di Milan Kundera.

GUERRA E SANITÀ, DUE PESI DUE MISURE (DI INVESTIMENTI). “Sono fiducioso che nel confronto con gli Usa e la Nato, l’Italia possa portare un serio e reale contributo alla pace in Europa. Stando però alle prime stime del ministero della Difesa, l’aumento delle spese militari al 2% del Pil significherebbe passare dagli attuali 25,8 miliardi di euro all’anno (68 milioni al giorno) a circa 38 miliardi all’anno (104 milioni al giorno)!! Intanto la sanità pubblica del nostro Paese fatica a far tornare i conti. Mancano 4 miliardi di euro di rimborsi per le spese Covid sostenute. Mancano medici e infermieri”. A lanciare l’allarme in un post su Facebook non è un cittadino qualunque, ma l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, che è anche coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni. Sul giornale di domani raccoglieremo questo suo allarme, andando a fare un confronto tra le spese che l’Italia sta affrontando per la guerra in Ucraina e per il riarmo e quelle messe sul campo per la pandemia e, più in generale, per la salute dei suoi cittadini.


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