“IL PATTO DELLA CASA BIANCA”, MA WASHINGTON NON LO SA. Il giorno dopo l’incontro a Washington tra il premier Draghi e il presidente Biden, a leggere la maggior parte dei giornali italiani sembra si sia trattato di un summit che rimarrà negli annali di Storia. “Il patto della Casa Bianca” ha titolato la Repubblica, che ha poi sottolineato come il presidente americano abbia “ringraziato” il nostro. “Putin non ci ha divisi” ha scritto invece il Corriere della Sera, che ha coraggiosamente riportato la frase pronunciata da Draghi: “L’Ue vuole la pace”. E ancora, la Stampa in prima: “Draghi: ‘Fermare il massacro’”. Impresa storica, dunque, del nostro presidente del Consiglio? Strano che i giornali americani non se ne siano praticamente accorti, come vedremo sul Fatto di domani. Ma non solo: se è vero che il premier ha parlato di cessate il fuoco, è altrettanto vero che poi – come da previsioni – ha chinato il capo davanti alle richieste di Biden: più armi agli ucraini, più sanzioni alla Russia. Dal comunicato stampa di fine incontro pare sia sparita all’ultimo una parola chiave come negoziati: “Siamo d’accordo sul sostegno all’Ucraina e sulle pressioni su Mosca, ma occorre anche chiedersi come si costruisce la pace”, ha detto il premier italiano in conferenza stampa. Aggiungendo che “la Russia non è più Golia, non è invincibile”, tanto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Draghi riferirà alle Camere italiane soltanto la settimana prossima, il 19 maggio. Eppure qui, nel Paese che lui rappresenta, cresce la percentuale di popolazione contraria alla guerra, all’invio di altre armi all’Ucraina e pure alla politica aggressiva degli Stati Uniti: secondo l’ultimo sondaggio di Pagnoncelli, questi ultimi rappresentano il 56% degli italiani. Sul giornale sentiremo come la pensa in merito Rosy Bindi.
GLI USA SI SUPERANO: DAL CONGRESSO PIÙ SOLDI DI QUELLI CHIESTI DA BIDEN. Quasi 40 miliardi di dollari: a tanto ammonta la cifra che il Congresso è pronto a stanziare per l’Ucraina, sette miliardi in più rispetto a quelli richiesti dal presidente. La Camera ha approvato la proposta martedì, poco prima del faccia a faccia nello Studio Ovale tra Biden e Draghi, con 368 voti contro 57. Il Senato voterà nei prossimi giorni, ma il risultato sembra abbastanza ovvio. Il totale include quasi 15 miliardi di dollari stanziati per equipaggiamento militare, addestramento, supporto dell’intelligence e stipendi delle forze di difesa ucraine. Altri 14 miliardi di dollari verrebbero stanziati per il supporto non militare, compresi gli aiuti umanitari, e altri 5 per la sicurezza alimentare globale. A dimostrazione che la visione mondiale della guerra appare rovesciata, ci sono le parole della speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi, la quale ha definito il pacchetto di aiuti un “atto di misericordia”. Sul giornale di domani vedremo nel dettaglio il piano statunitense e vi daremo conto della visita del premier britannico Johnson in Finlandia e Svezia, dove si discute di ingresso nella Nato.
GLI HACKER RUSSI ATTACCANO L’ITALIA. Mentre barlumi di speranza di accendono con la presunta riconquista di 1200 chilometri di frontiera tra Kiev, Cherniv e Sumy, Mariupol deve difendersi da un nuovo attacco, questa volta via terra. Fiamme e carri armati assediano infatti il sito dell’acciaieria dove da giorni sono rinchiusi i combattenti del battaglione Azov. Il sud desta particolare preoccupazione anche per le posizioni del governo filo-russo di Kherson insediatosi a seguito dell’invasione, che si dichiara pronto a presentare richiesta di annessione alla Federazione Russa. Nel frattempo, il consigliere di Zelensky, Podolyak, ripone fiducia nell’esercito ucraino, che il ministero della Difesa tedesco ha oggi iniziato ad addestrare, in previsione della fornitura di artiglieria. Intanto oggi hacker russi hanno attaccato diversi siti italiani, tra cui quelli del Senato e della Difesa.
SANZIONI, MILIONI UE PER AMMORBIDIRE ORBÁN. Mentre sull’invio delle armi si fa a gara a chi ne manda di più, il fronte sanzioni continua a essere il più sgretolato. Oggi ennesima giornata di rinvii: nulla di fatto nell’incontro degli ambasciatori, mentre viene rimandata anche la videoconferenza tra Ursula von der Leyen e l’ungherese Orbán. E il punto è proprio questo: quanto l’Europa è disposta a dare per superare il veto ungherese, che ha chiesto di escludere il petrolio che arriva via oleodotto dalle sanzioni. Discorso che si intreccia con i fondi del nuovo Recovery energetico europeo, il RePowerEu, che dovrebbe avere una potenza di fuoco di oltre 200 miliardi, da usare proprio per ridisegnare l’approvvigionamento energetico sganciando il continente dalla Russia. Piano che prevede, però, anche una riduzione dei consumi del 13%. Il tutto mentre l’Ucraina ufficializza la chiusura di uno degli oleodotti che dalla Russia portano il gas in Europa, che vale il 30% del flusso. L’Italia, per ora, sta compensando con altri Paesi. Sul Fatto di domani vedremo a che punto è la partita e ci occuperemo anche dei rincari alimentari che cominciano a pesare sugli italiani.
ADDIO MASCHERINE IN AEREO: È POLEMICA. Guardando alla Cina, dove ci sono ampie aree come Shanghai in lockdown da un mese, la decisione europea sulle mascherine può far nascere qualche dubbio: via le mascherine anche negli aerei. E dal 16 maggio, ossia tra una manciata di giorni. È stato deciso dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Il dispositivo di protezione non sarà più obbligatorio nemmeno negli aeroporti, spiegano Easa ed Ecdc, precisando tuttavia che usare la mascherina è raccomandato per chi tossisce o starnutisce, nonché per tutte le persone fragili. Sul giornale di domani vedremo cosa pensa la comunità scientifica di questo allentamento (il virologo Pregliasco ha già fatto sapere che terrà la protezione in volo, mentre per il collega Bassetti “tenerla è da Talebani”). Ma vedremo anche la polemica tra l’Oms e la Cina, proprio sulla politica “Covid zero” del Dragone che sta provocando seri problemi economici anche all’Europa. Qui i dati dei contagi di oggi.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Depistaggio su via D’Amelio, la requisitoria dell’accusa. “La sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, se sparizione c’è stata, non fu di interesse di Cosa Nostra ma da collegare a interessi estranei” le dure parole dei pm in aula. Chiesta la condanna a 11 anni e 10 mesi di Mario Bo e a 9 anni e 6 mesi ciascuno di Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, i tre poliziotti imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra.
Addio a Paul Ginsborg. Lo storico inglese, che in Italia aveva partecipato ai Girotondi, verrà ricordato dalla nostra Silvia Truzzi.
Haaland, un affare da 440 milioni. La cessione del bomber norvegese, 22 anni, al Manchester United vale da solo quanto un’intera squadra di calcio.