Continuiamo la pubblicazione dei messaggi dei nostri lettori sul dibattito aperto sulle pagine del “Fatto” dopo la lettera di Furio Colombo. Le reazioni raccolte dimostrano come i lettori abbiano apprezzato la scelta del giornale di renderli partecipi di una discussione che arricchisce un dibattito complesso come quello sulla guerra. Li ringraziamo per essere sempre così pronti a dirci la loro e a ricordarci che sono gli unici a cui dobbiamo rispondere.
La pubblicazione di tre opinioni a confronto di Furio Colombo, Antonio Padellaro e Marco Travaglio mi sembra una scelta editoriale di grande pregio. La guerra di informazioni, parallela a quella cruenta in Ucraina, ha senso solo se ciascuna visione non si presenti come verità incontrovertibile. Questa infatti spetta solo alla religione. Anche la scienza vi ha rinunciato col suo metodo, secondo cui si parte da dubbio, per procedere al confronto, all’indagine in un percorso che si avvicina ad una verità sempre provvisoria e perfettibile. Gli opinionisti invasati dal possesso di verità rivelate presentino piuttosto i loro punti di vista mettendoli in gioco, consentendo a chi legge di formarsi una propria visione delle cose. La citazione degli articoli 11 e 21 della Costituzione è il suggello di una scelta di grande giornalismo.
Enza Scalisi
Sempre una boccata d’aria fresca leggere il Fatto. Poi ci sono i giornalisti con cui non concordo, e vabbè come dice lei “mica siamo una caserma”. Però questa volta Furio Colombo è caduto in basso, dalle mie parti si dice “piccino piccino”. Mi spiace per lui: avevo smesso di leggerlo, ma non pensavo a una caduta del genere. Complimenti anche a Padellaro.
Gabriele Fontana
La posizione espressa da Furio Colombo e pubblicata sul Fatto Quotidiano, con la quale, dopo aver letto alcuni articoli del prof. Orsini e di Massimo Fini, lamenta una linea editoriale nella quale non si riconosce e che dunque non condivide, conferma, a mio parere, che in altri giornali il pensiero di chi scrive deve essere unico e soprattutto compiacente al padrone-editore e al pensiero unico in voga al momento. Conseguentemente, poiché il Fatto Quotidiano ha una linea giornalistica democratica e dà spazio a tutte le opinioni, pur non condividendole sempre tutte, lui esprime il suo disagio a lavorare con colleghi con i quali non trova affinità di opinioni. Se Colombo decidesse di andare via sarebbe una perdita di valore aggiunto apportata finora al giornale ma, di certo, non intaccherebbe la mia stima per questo quotidiano, unico in Italia ad aver adottato come faro per la sua linea editoriale la Costituzione Italiana e aver sempre accolto chiunque volesse esporre le proprie idee e respinto le censure interne di qualsiasi tipo.
Francesco Fiorino
Che bellezza poter leggere una tale diversità di opinioni. Mi dispiace molto per l’addio di Colombo e spero sia solo un arrivederci, ma non mi sono mai piaciuti gli aut-aut.
Andrea Zanello
Esprimo la mia più completa adesione a quanto scrive Travaglio in risposta alla stupefacente lettera di Furio Colombo. Stupefacente perché in un centinaio di righe Colombo demolisce esattamente quelli che sono i principi fondanti del progetto Fatto Quotidiano, invocando – incredibilmente – il silenziamento di una voce colpevole di non pensarla come lui. Con l’aggravante di inaccettabili offese personali.
Juri iurato
La decisione di Furio Colombo di non collaborare con il nostro giornale, causa divergenze con il professor Orsini, mi spiace molto, ammirando entrambi. Spero, come ha detto Travaglio, essendo questo uno dei giornali più anticonformisti che ci sia, che lo strappo possa essere ricucito e che Colombo possa tornare a scrivere e ad esprimere come ha sempre fatto le sue opinioni liberamente.
Vanes Dall’olio
Sono dispiaciuto per quello che è successo con Furio Colombo. Spero che la frattura si possa saldare: fu lui, quand’era direttore dell’Unità, a pubblicare L’odore dei soldi, con copertina di Vauro, che ho in libreria. Dubito che altrimenti l’avrei mai trovato.
Giovanni Contreras