La scorsa domenica 15 maggio è caduto l’Overshoot Day dell’Italia, vale a dire il giorno dell’anno in cui l’umanità, se consumasse come l’Italia, avrebbe utilizzato tutte le risorse naturali che la Terra può rigenerare in un anno ed entrerebbe in “deficit ecologico”.
La data in cui cade ogni anno è indicata dal Global Footprint Network, il centro di ricerca internazionale che calcola l’impronta ecologica dell’umanità e la capacità della Terra, sia a livello globale che delle singole nazioni, di rigenerare le risorse consumate ogni anno, anche in termini di capacità di assorbimento delle emissioni rilasciate in atmosfera.
Aggiungiamo che l’Overshoot Day continua ad anticiparsi, anno dopo anno, salvo rare eccezioni come il 2020 per il covid-19. Infatti, nel 2021 l’Earth Overshoot Day è stato il 29 luglio, nel 2011 il 3 agosto, nel 2001 il 21 settembre e così via a scalare. Ma, come detto, questo dato è molto differenziato tra i diversi Paesi
Per capire meglio tutto questo vediamo alcuni dati. La terra – dicono gli scienziati – è dotata di una certa biocapacità, cioè della capacità di sostenere la vita e questa biocapacità è in qualche modo misurabile in ettari globali medi (gha). Ora, il problema è che l’umanità ha una impronta di 2,7 gha procapite mentre la biocapacitá del nostro pianeta è di soli 1,6 gha.
Questo significa che oggi l’umanità sta usando la natura 1,7 volte più velocemente di quanto la biocapacità del nostro pianeta le permetterebbe, che equivale a utilizzare le risorse di 1,7 Terre. In altre parole, stiamo vivendo come se avessimo a disposizione 1,7 terre! Se poi invertiamo l’equazione, possiamo ricavare il dato che l’umanità ha bisogno di una riduzione del 41% del proprio impatto per ritornare in equilibrio con la Terra.
Se prendiamo in considerazione solo gli italiani, anziché l’intera umanità, possiamo dire che essi hanno un’impronta ecologica di ben 4,5 gha (pro capite): questo vuol dire che, se tutta l’umanità consumasse come gli italiani, avremmo bisogno di 2,8 terre. Ma siccome non le abbiamo, ecco che è urgente e vitale rientrare entro i limiti del pianeta riducendo la nostra impronta del 64%. Se poi consideriamo che il territorio italiano è altamente popolato e dotato di una scarsa biocapacità (di soli 0,9 gha), perveniamo al dato stupefacente che noi italiani avremmo bisogno di ben 5 Italie per vivere come oggi e che, se volessimo rimanere entro i limiti di biocapacità dell’unica Italia che abbiamo, dovremmo ridurre il nostro impatto dell’80%. Facendo la media tra questi due valori, quindi, possiamo calcolare che come italiani dovremmo ridurre la nostra impronta ecologica del 72%.
Il principio di realtà ci impone insomma di prendere al più presto coscienza collettiva della situazione che abbiamo appena cercato di descrivere. Per muoverci in questa direzione, già nell’ottobre 2021 è stato pubblicato nel sito del Movimento per la Decrescita Felice un documento dal titolo molto esplicito: “Quanta decrescita?”. In questo documento, oltre ai dati dell’Overshoot Day, sono stati analizzati anche quelli dello studio “A Good Life For All Within Planetary Boundaries”, che ha identificato 7 indicatori utili per misurare uno spazio di sviluppo “sicuro ed equo”, ha quantificato le risorse utilizzate da ogni paese e le ha confrontate con i sette più importanti limiti planetari. Da questa analisi è emerso che l’Italia supera ben 5 limiti biofisici su 7 e che dunque dovrebbe ridurre il proprio impatto del 78%, per poter rientrare nei propri limiti – un dato quindi molto in linea con quello dell’Overshoot Day.
Guardare a questa situazione con un’ottica di tipo sociale pare molto preoccupante e ci porta a porci questa domanda: come potremo mai effettuare una riduzione dei consumi così drastica in un contesto sociale già degradato come quello italiano, dove più di due milioni di famiglie e oltre 5,6 milioni di individui si trovano in condizione di povertà assoluta (fonte ISTAT)? Non rischiamo un “massacro sociale”?
Per affrontare una sfida simile, non serve niente di meno che un piano davvero radicale, cioè capace di identificare e recidere la radice dei problemi attraverso una trasformazione profonda dei principi dell’attuale paradigma culturale, politico ed economico che ci stanno conducendo al disastro e una sostituzione dell’attuale patto sociale (basato sul lavoro retribuito) con un nuovo patto sociale “comunitario”.
A tal fine, il nostro gruppo di attivisti, soci delle principali associazioni italiane che si occupano di decrescita, ha predisposto il documento “Uscita di Emergenza”, riassunto in questo abstract, che avanza una serie di proposte politiche, intorno a tre obiettivi cardine della decrescita:
1) ridurre l’impatto ambientale delle attività umane per ritornare in equilibrio con la natura,
2) migliorare il benessere di tutti gli esseri, trasformando e rilocalizzando la “struttura” economica della società
3) modificare la “sovrastruttura” della società, in senso conviviale e partecipativo.