La trasmissione Report ieri sera ha approfondito la ‘pista nera’ delle indagini sulla strage di Capaci alla quale anche Il Fatto ha dedicato ieri un’inchiesta. La Procura di Caltanissetta sta cercando di capire se quanto raccontato da un collaboratore di giustizia morto da anni, Alberto Lo Cicero, e dalla sua compagna, Maria Romeo, viva e ora testimone protetto, in relazione alla presenza di Stefano Delle Chiaie, estremista di destra morto nel 2019, a Capaci nel ‘cantiere’ della strage, corrisponda a verità. Se questo scenario fosse riscontrato la strategia della tensione andrebbe postdatata a dopo le stragi di mafia del 1992 e anche del 1993 che non avrebbero avuto mandanti e finalità solo mafiose ma anche politiche.
L’uomo chiave della storia è Alberto Lo Cicero, prima confidente dei Carabinieri e poi collaboratore di giustizia. Lui e più ancora la sua compagna hanno parlato ai Carabinieri già nel 1992 non solo di Delle Chiaie. Come ha riferito a Report il brigadiere dei carabinieri Walter Giustini, che allora seguiva Lo Cicero, il collaboratore gli aveva raccontato nei primi mesi del 1992 che Salvatore Biondino era l’autista di Riina. Giustini scrisse un’informativa ben prima della strage di Capaci ma nessuno seguì l’autista per prendere il boss. Se Biondino fosse stato pedinato, ha concordato il carabiniere Giustini con l’intervistatore Paolo Mondani, Totò Riina si sarebbe potuto arrestare prima delle stragi.
Giustini fu trasferito a Como nel 1993 per ragioni di sicurezza (era nel mirino dei boss) poi ha comandato una stazione dei Carabinieri sul litorale laziale e da qualche anno è in pensione. Lo abbiamo raggiunto al telefono.
È vero che Lo Cicero vi aveva raccontato che c’erano movimenti a Capaci prima della strage e per questo stavate lì il 23 maggio?
Quella mattina, noi stavamo riscontrando le confidenze di Lo Cicero. Quando capivamo che c’erano movimenti strani noi andavamo a Capaci. Lavoravo tantissimo e dormivo in macchina nel tragitto. Un giorno mi disse: ‘Giustino, guarda a Capaci ho visto dei personaggi che è strano che siano qui se non perchè debba succedere qualcosa di eclatante’. Io gli chiesi: ma cosa deve succedere? E lui mi rispose: ‘non lo so ma qualcosa deve succedere perché non c’è motivo che questi personaggi siano qui.
Fino a che ora siete stati lì il 23 maggio?
Siamo stati lì per un servizio di osservazione sulla strada che porta a Capaci per un po’. Poi, visto che potevamo essere notati alla lunga, ho smobilitato il dispositivo dicendo ‘va bene così, oggi abbiamo acquisito degli elementi ma è meglio che torniamo domani o lunedì’. Alle 17 smobilito e passo sull’autostrada per tornare a Palermo poco prima della strage. Abbiamo sentito l’esplosione (alle 17 e 58, ndr) quando siamo arrivati in via Oreto, alla fine dell’autostrada. Siamo tornati indietro e abbiamo visto quello che abbiamo visto.
Quando ha iniziato a parlare con lei Lo Cicero?
A gennaio 1992. Un mese prima era stato vittima di un agguato. Io gli ho spiegato che prima o poi sarebbero tornati e lo convinsi a collaborare. Noi lo scortavamo con la macchina. Lui all’inizio diceva e non diceva. Poi mano mano che prendeva confidenza ha cominciato a raccontare questa storia sulla quale ho lavorato per un anno.
Il collaboratore era un falegname insospettabile. Però aveva molte informazioni. Come faceva?
Lui era l’autista di Mariano Tullio Troia che gli aveva fatto il recinto nella sua tenuta a Cruillas dove lui faceva il falegname e Mariano Tullio Troia era un boss di primo livello.
Lo Cicero le racconta subito che Mariano Tullio Troia incontrava Totò Riina accompagnato da Salvatore Biondino?
Non posso rispondere perché sono stato sentito dalla magistratura ed è secretato.
A noi risulta che questa cosa la dice poco dopo l’inizio del rapporto, diciamo gennaio-febbraio 1992
Diciamo che ci indica dei personaggi da attenzionare. Devo dire che pure io all’inizio avevo un po’ di dubbi: erano tutti incensurati, mai sentiti. Io sono abituato ad accertare e sono andato a fondo.
Ci risulta che parlò anche di un tal Sensale e di Giovan Battista Ferrante (insospettabile allora ma poi arrestato, condannato e pentito) e di Antonino Troia (non parente di Mariano Tullio poi condannato per la strage di Capaci) e voi per questo eravate il 23 maggio a Capaci.
Sì diciamo che ci parla di molte persone in quel periodo. Poi abbiamo fatto 18 arresti a marzo del 1993 grazie a Lo Cicero e nell’ordinanza di custodia cautelare si riconosce che all’inizio non sembrava attendibile ma poi si è dimostrato che lo era.
Allora perché non fu valorizzato il suo contributo?
Io ho chiesto le intercettazioni e me le hanno date però c’era poca convinzione, quasi un muro, in Procura. Io credo alla buona fede: Lo Cicero non era nessuno per loro e poi andava in contrasto con pentiti più blasonati. Lui per esempio parlò di suo cugino Armando Bonanno e disse che era vivo ma altri dicevano che era sparito per lupara bianca. Se aveva ragione lui ora sarà morto di vecchiaia.
Vi parlò anche di Stefano Delle Chiaie…
Fino a un certo punto, Non lui, ma la Romeo ci ha citato i rapporti tra Delle Chiaie e il fratello. Però in maniera estemporanea.
E voi le avete chiesto di portarvi le foto?
Sì e lei ci portò delle foto del fratello e Delle Chiaie mi sembra fosse però un convegno
Poi Maria Romeo parlerà di Delle Chiaie con altri carabinieri della Pretura
Sì ma io non ne so nulla. Sarà stata chiamata dai Carabinieri della Pretura per cose minori e lei avrà colto l’occasione per dirgli quella storia.
Maria Romeo ha raccontato a Report che lei accompagnò Lo Cicero da Paolo Borsellino. Avrebbero parlato per quattro ore anche di Delle Chiaie
A me non lo dissero. Io ho parlato con Borsellino uno o due giorni prima che morisse
Di cosa avete parlato?
Paolo Borsellino mi disse ‘Tu hai messo le mani su personaggi insospettabili e te la faranno pagare’. Poi aggiunse sereno e agitato allo stesso tempo: ‘Io devo morire perché l’esplosivo per me è arrivato ma tu sei giovane e guardati le spalle’.
Ha parlato con lui di Delle Chiaie o delle indagini su Capaci partite da Lo Cicero?
Non mi parlò di Delle Chiaie. Non avevo un’indagine su quello. Invece parlammo dei personaggi citati da Lo Cicero e di Capaci.
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