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IL NODO DEI MISSILI A KIEV. ZELENSKY: “NON LI LANCEREMO IN RUSSIA”. BIDEN SI ESPONE SUL NEW YORK TIMES. Nel 98esimo giorno di guerra, l’offensiva russa si concentra su Severodonetsk: gli ucraini confermano che l’esercito di Mosca sta provando a insediarsi nella città per poi muovere fino ai confini della regione di Lugansk. Si è chiarito il nodo dei missili a medio raggio chiesti dall’Ucraina agli Stati Uniti. Dopo aver dichiarato che la Casa Bianca non intendeva inviare testate in grado di colpire la Russia, Biden ha specificato la sua posizione, da ultimo con un editoriale del New York Times spiegando che saranno inviati missili “più avanzati” ma a gittata ridotta (si parla di 80 km). Infatti il portavoce del Cremlino Peskov ha reagito piccato: “Riteniamo che gli Stati Uniti stiano deliberatamente gettando altra benzina sul fuoco”. Le dichiarazioni del presidente Usa sono rilevanti anche sotto altri aspetti: Biden nega di aver mai puntato al cambio di regime a Mosca e afferma che non intende scatenare una guerra tra Russia e Nato. Zelensky a una tv americana ha assicurato che non utilizzerà i razzi statunitensi per colpire obiettivi sul territorio russo. Nel frattempo la Germania ha sbloccato l’invio di un sistema di difesa aerea a Kiev e il Belgio invece ha detto che non riuscirà a mandare gli obici promessi perché la società belga che li fornisce (la OIP) ha chiesto un prezzo 10 volte superiore a quello di mercato. Sul Fatto di domani analizzeremo nel dettaglio significato e portata delle parole di Biden di oggi.
LE SANZIONI UE SULL’ENERGIA, IL PETROLIO È L’ULTIMO ATTO? “Ieri sono state approvate delle sanzioni dure sul petrolio, ora l’Ue deve liberarsi del gas russo”. Così ha dichiarato Ursula von der Leyen al Congresso del partito popolare europeo oggi. La presidente della Commissione Ue ha anche detto che al momento “non è sul tavolo” un nuovo Next Generation Eu per l’energia, ovvero un piano di indebitamento comune sul modello pandemico (i falchi del nord sono contrari). Dopo lo sforzo per trovare un accordo sul petrolio, l’ottimismo di von der Leyen sulla capacità dei 27 di andare avanti con le sanzioni energetiche alla Russia non sembra condiviso. Il premier belga Alexander De Croo ieri ha escluso l’embargo sul gas: “Questo pacchetto è un grande passo avanti e penso che poi dovremmo fare una pausa”. Sulla stessa linea il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Ma com’è noto a essere in imbarazzo sono soprattutto Germania, Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Slovacchia, secondo un’analisi di Politico.eu. All’opposto, i Paesi baltici spingono per adottare le misure più dure possibili. Sul Fatto di domani faremo un bilancio delle posizioni in campo e vedremo se il settimo pacchetto di sanzioni potrà mai vedere la luce.
SALVINI DIFENDE LA LINEA: “HO VISTO RAZOV ALLA LUCE DEL SOLE”. Dopo le rivelazioni sui ripetuti incontri tra il leader della Lega e l’ambasciatore russo in Italia (pubblicate sul Fatto di oggi), l’ufficio stampa del Carroccio ha diffuso una nota con una lista di dichiarazioni pubbliche di Salvini per dimostrare che il segretario non ha mai inteso tenere segrete le sue visite a Razov. Resta il fatto che né il ministero degli Esteri né Palazzo Chigi sono stati informati del progetto di missione a Mosca o degli incontri. Salvini poi ci ha tenuto a precisare che il suo progetto non era vedere Putin. “Non lo sento da anni”, ha detto il segretario leghista, aggiungendo che il suo contatto a Mosca è il ministro degli Esteri Lavrov. Oggi invece il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha riferito alla Camera sulla crisi Ucraina e ha mantenuto la tesi esposta da Mario Draghi: “Nessuno può decidere il futuro dell’Ucraina al posto di Kiev”. Di Maio poi ha garantito che l’Italia non cerca l’escalation militare, ma diplomatica e ha riferito che il nostro Paese si è offerto per la missione di sminamento dei porti ucraini, anche se poi Lavrov ha dichiarato di aver preso già accordi con la Turchia. E sull’invio di armamenti Di Maio ha affermato che il sostegno a Kiev si farà “nel solco della risoluzione votata dal Parlamento il 1 marzo”. Vedremo sul Fatto di domani se questo significa prepararsi a un nuovo decreto armi.
PANORAMA AMMINISTRATIVE: LE SFIDE SUI TERRITORI. Il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha perso la sua battaglia con l’Unione europea e si è visto bocciare il piano per la gestione dei rifiuti perché “non conforme” e carente nei contenuti. Adesso sono a rischio 35 milioni di fondi europei. In Sicilia si terrà uno dei test più importanti delle elezioni amministrative del 12 giugno: quello della città di Palermo. Tra dieci giorni si andrà a votare in 978 comuni con 9 milioni di elettori complessivi. Sul Fatto di domani vedremo quali sono le sfide principali e quelle più rilevanti per la definizione dei rapporti di forza nazionali. Oltre agli amministratori locali, si voterà anche sui cinque referendum sulla giustizia proposti da Lega e Radicali.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Terremoto in Rai: Fuortes revoca l’incarico a Orfeo. L’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha revocato l’incarico di direttore della divisione approfondimento a Mario Orfeo. “È una decisione che deve essere oggetto di chiarimento e confronto di fronte alla Commissione di Vigilanza”, ha detto il presidente Alberto Barachini.
Indagine sulla scuola. Prosegue la nostra inchiesta sul sistema formativo italiano, domani con un contributo di Filippomaria Pontani.
Covid, i dati di oggi. I positivi nelle ultime 24 ore sono 18.391 e i morti 59. Sul Fatto di domani vedremo a che punto sono le quarte dosi per i sanitari.
Prima della suite francese. È stato ritrovato un inedito romanzo scritto da Irène Némirovsky prima del suo riconosciuto capolavoro.
Per il Pride Month ascolta Fluid. Inizia oggi il mese in cui la comunità Lgbtq+ celebra la sua battaglia per il riconoscimento della libertà di scegliere la propria identità di genere e il proprio orientamento sessuale. Su questo tema FQ Extra ha pubblicato un podcast di Anna Ammirati intitolato Fluid. Libere conversazioni sull’identità di genere.
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