Stante la capillare diffusione della nota, con cui Elisabetta Casellati ha fatto sapere di aver vinto una causa contro Il Fatto, riteniamo necessario aggiungere, vista la comprensibile dimenticanza dell’interessata, che lo stesso Tribunale di Padova, innanzi al quale aveva agito, sostenendo di esser stata diffamata da oltre trenta articoli, dei duecento che sostiene avremmo pubblicato su di lei, nel condannarci per l’uso di alcuni termini, ritenuti non consoni, in cinque di essi, ha rigettato la domanda per tutti gli altri, scrivendo che i fatti narrati sono tutti veri e che la critica è stata legittimamente esercitata nei suoi confronti sia come madre che come presidente del Senato.
Per quel che riguarda i termini, il cui uso è stato censurato dal Giudice, impugneremo la sentenza, certi che in secondo grado il “Perdio”, da lei pronunciato in aula verrà ritenuto qual è per la Treccani, una bestemmia, le “marchette”, richiamate in un titolo saranno ovviamente ricondotte al gergo giornalistico e il riferimento al senso di minaccia, avvertito da chi aveva ricevuto a casa e non al giornale, la lettera con cui il suo legale preannunciava la futura mediazione, sarà ritenuto legittimo.
Intanto, ci godiamo quella che per noi è una vittoria!