Nelle democrazie liberali, i servizi segreti non indagano su chi dissente dal governo e dal pensiero dominante; se lo fanno, interviene subito il Parlamento a bloccarli; e, se non lo fa, la stampa denuncia i servizi deviati, i loro mandanti al governo e i loro complici in Parlamento.
In Italia i servizi segreti stanno indagando sui giornalisti, gli intellettuali e i politici che dissentono dal governo e dal pensiero dominante; il Parlamento, anziché controllarli e bloccarli tramite l’apposito Copasir, li sollecita a raccogliere e a inviargli dossier sui dissenzienti perché si arroga il potere di decidere chi può parlare in tv e chi no; la stampa non denuncia nessuno di questi abusi, anzi nel migliore dei casi tace e nel peggiore (Corriere della Sera) sbatte i mostri in prima pagina con foto segnaletiche e marchio d’infamia (“I putiniani d’Italia”).
Poi, siccome siamo sempre in bilico fra la tragedia e la farsa, il presidente del Copasir Adolfo Urso afferma di aver appreso dal Corriere la lista del Copasir. Delle quattro l’una: o Urso mente; o non sa cosa fa il Comitato che presiede; o il Corriere ha ricevuto la lista (ovviamente segretata) dai suoi fornitori dei Servizi; o se l’è inventata. E non si sa quale delle quattro sia peggio.
In attesa di risposte, addentriamoci nello scoop di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini, opportunamente uscito su carta verde-vomito in omaggio all’ambiente. “La rete ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica”: come il Corriere e ogni altro giornale. “Allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo”: cose che purtroppo càpitano in democrazia, vedi alle voci “opposizione” e “libertà di espressione”. “Il materiale raccolto dall’intelligence individua i canali usati per la propaganda, ricostruisce i contatti tra gruppi e personaggi e soprattutto la scelta dei momenti”: a che titolo gli 007 spiano i cittadini per le loro idee (giuste o sbagliate)? L’ha ordinato il governo abusando del suo potere? Il Copasir, anziché impedirlo, tace? E che direbbero al Corriere se un governo scatenasse i Servizi contro di loro? “L’argomento privilegiato è l’invio delle armi all’Ucraina”: embè? Quale legge vieta di contestare una scelta, fra l’altro di dubbia costituzionalità?
“Il vero bersaglio delle imboscate via social è Draghi, la cui maggioranza ha 3 leader, Salvini, B. e Conte, che non si sono schierati senza se e senza ma”: a parte il fatto che si chiamano “critiche” e non “imboscate”, dov’è scritto che i leader debbano schierarsi senza se e senza ma con Draghi? Era il Duce che aveva sempre ragione. “Profili di estrema destra… e no-vax contestano a Draghi di spedire armi ‘senza il consenso del popolo’”. Ma questo lo dicono tutti i sondaggi: putiniani pure quelli? “Il bombardamento di messaggi antigovernativi e filoputiniani aumenta in corrispondenza dei passaggi politici decisivi”: ma va? “E così sarà il 21 giugno, quando si voterà la risoluzione M5S sulla guerra”: quindi i Servizi hanno ingaggiato Nostradamus.
Ma ecco i nomi. “Giorgio Bianchi, definito dai report periodici che gli apparati di sicurezza inviano al governo ‘noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo filorusso’… ha preso di mira più volte Urso” : salvo reati di diffamazione, che competono ai magistrati e non al Copasir, pare aver esercitato il diritto di critica. Ma al Corriere non la si fa: “Bianchi non smentisce la sua presenza in Ucraina”. Quindi confessa: fucilatelo. “Alberto Fazolo, economista e pubblicista, ha sostenuto che ‘i giornalisti uccisi in Ucraina negli ultimi 8 anni sono 80’… In realtà sono circa la metà”: ah beh, solo 40, ’sticazzi. Poi c’è “Manlio Dinucci (che diventa “Ducci”, ndr), 84 anni, geografo, scrittore, promotore del comitato ‘No Guerra No Nato’: le sue tesi sono state riprese da Alessandro Orsini e Maurizio Vezzosi”. Orsini finisce nella lista di proscrizione perché avrebbe ripreso tesi del temibile influencer ottuagenario e per essere stato “licenziato dalla Luiss” (balla supersonica: la Luiss non l’ha mai licenziato, ma le fake news atlantiste non finiscono al Copasir). Vezzosi invece è putiniano perché “invita i lettori a informarsi non rimanendo in superficie” e voi capite da soli la gravità dell’invito. Nulla sfugge ai nostri segugi: infatti scoprono che è filorusso pure l’ex M5S Petrocelli (chi l’avrebbe mai detto), ma non spiegano come osino sindacare le opinioni di un senatore, ancor più insindacabili delle nostre. Completano la colonna infame il dentista leghista saluzzese Claudio Giordanengo, la “blogger residente a Hong Kong” Laura Ruggeri e “il freelance Cesare Sacchetti”, propalatori di due bizzarre tesi dettate dalla “portavoce russa Zakharova”: “Le sanzioni colpiscono le imprese europee” (come dicono le imprese, gli economisti e i governi europei) e “l’Ue paga il gas in rubli” (ma lo dice anche quel putiniano di Draghi).
Ecco perché gli italiani non vogliono la terza guerra mondiale per il Donbass: tutta colpa di questa sporca dozzina di “putiniani” per insufficienza di prove. Che però – avverte il Corriere– “è destinata a ingrossarsi”: mancano il Papa, Kissinger e Sergio Romano (che purtroppo scrive sul Corriere). Poi magari qualcuno ci spiegherà dove sono le fake news, i reati e i rubli dei putribondi figuri. E quale altra democrazia liberale usa i Servizi e il giornale più venduto per mettere alla gogna chi dissente. A parte la Russia, si capisce.