“Passai le vacanze leggendo libri americani, non ricordo come mi fossero venuti tra le mani”. E qualche riga dopo, sempre in Le parrocchie di Regalpetra: “Avevo scoperto Dos Passos”. Era il 1936-37 quando Leonardo Sciascia (1921- 1989) incontrò l’America. Come scrive in Nero su Nero: “Noi, ventenni, col mito dell’America che non ci veniva dai parenti e dagli amici”, ma “dalle appassionate letture, cui Vittorini e Pavese ci avevano avviato, di Faulkner, di Hemingway, di Steinbeck, di Caldwell, di Saroyan”. C’è poi una ragione più intima che legava lo scrittore siciliano al Continente Americano. Suo padre Pasquale, come ricorda Eloisa Morra, “assistant professor” di Italianistica all’Università di Toronto, Canada, “s’era trasferito negli Usa per più di sette anni, dal 1912 al 1919, per poi tornare a Racalmuto senza far mai parola dell’esperienza; in un suo scritto Sciascia rintraccia il suo interesse per l’America proprio in questo non detto: ‘A noi però non ne ha mai parlato, per lui l’America era l’inaccettabile e l’indicibile’”. Il narratore siciliano non seguì le orme del padre: non andò mai negli Stati Uniti, però amò una certa America, quella della letteratura, del cinema, della libertà.
Per la memoria dell’autore di A ciascuno il suo è più che accettabile e comprensibile che all’Università di Toronto esista lo “Sciascia Archive Project”, il secondo archivio sciasciano dopo quello di Racalmuto, il paese dell’agrigentino dove lo scrittore nacque. Coordinato dalla dottoressa Morra, il fondo-progetto di ricerca (in via di completa digitalizzazione, che viene presentato in questi giorni a Torino nel corso di “Archivissima-La notte degli Archivi”) nasce dalla donazione delle carte che Sciascia fece negli anni Ottanta alla studiosa italo-americana Giovanna Jackson, di origini messinesi, che in estate soleva andare a Racalmuto, da Sciascia. Lo “Sciascia Archive Project” vede la luce al Department of Italian Studies grazie al professor Domenico Pietropaolo; un lavoro che continua con l’attuale direttore del dipartimento, professor Luca Somigli, e ovviamente sotto la guida della professoressa Morra.
Strutturato in 25 scatole di materiale, ognuna delle quali contenente circa 1.500 pezzi, spiega Morra, l’archivio di Toronto può contare intanto sulla intera rassegna, raccolta dall’agenzia Eco della Stampa, di articoli, anche minori, di e su Sciascia, tanto di ambito nazionale quanto locale, pure in francese, inglese e polacco, che vanno dal 1969 al 1988, e comprendono le maggiori polemiche letterarie e politiche che lo videro protagonista, dal caso Moro alle battaglie contro la mafia. Nell’archivio canadese ci sono inoltre interviste, foto e numerosi articoli sciasciani, molti dei quali dispersi in pubblicazioni varie e non facilmente rintracciabili, non tutti reperibili e spesso assenti dalle tre grandi bibliografie dedicate all’autore di Racalmuto: articoli che svariano dalla difesa dell’ambiente agli ulivi della sua terra, naturalmente dalla mafia (si pensi ai commenti per L’Ora di Palermo) ai rapporti fra la letteratura e il gelato siciliano. Emerge insomma tutta la grandezza di Sciascia, intellettuale e letterato davvero illuminista, capace come pochi altri di affrontare lucidamente nelle sue pagine anche i problemi minori, di politica o di economia, di costume e quelli apparentemente più banali, della vita di tutti i giorni, della gente comune.
Ha detto la dottoressa Morra in un’intervista alla rivista online Insula europea: “Tutti i materiali sono legati all’ultimo ventennio di attività dello scrittore, segnato da un forte impegno civile. Inoltre, il dato interessante è che l’ufficio stampa raccoglieva anche articoli in cui Sciascia era menzionato dai lettori, quindi – oltre a renderne tangibile l’agire nel campo letterario – il fondo testimonia come si evolve l’immagine di Sciascia autore, il peso sempre più forte che la sua figura assume negli anni, non solo agli occhi di colleghi scrittori, di critici o accademici, ma anche nel sentire comune”.
Non dimenticato, ma nemmeno troppo celebrato in patria, Leonardo Sciascia ha trovato un approdo felice di memoria proprio nel Continente tanto sognato da giovane.