Le coste italiane (circa 7.500 km) sono la porzione di territorio che, negli ultimi 50 anni, ha subito le maggiori trasformazioni. Il 51% dei paesaggi costieri italiani (circa 3.300 km) sono stati trasformati e degradati da case, alberghi, palazzi, porti e industrie. Appena 1.860 km (il 23%) di tratti lineari di costa più lunghi di 5 km nel nostro Paese, isole comprese, possono essere considerati con un buon grado di naturalità. Installazioni industriali, espansione urbana e strutture turistiche, deforestazione e rasatura delle dune costiere hanno alterato quasi interamente il profilo del nostro litorale. A questi impatti diretti si è aggiunta l’erosione delle spiagge, fenomeno naturale esacerbato delle attività umane. In particolare, la manomissione dei fiumi e la demolizione delle dune costiere hanno ridotto e rimosso l’apporto di materiale per la formazione delle spiagge. Nel periodo 2006-2019 un totale di 841 chilometri di costa italiana era caratterizzato da erosione. Cambiamento climatico, inquinamento da plastica, specie aliene, ancoraggi indiscriminati e pesca eccessiva stanno deteriorando invece gli ecosistemi marini. È quanto denuncia il WWF con il nuovo “Dossier Coste, il profilo fragile dell’Italia” che inaugura l’avvio della Campagna GenerAzioneMare 2022.
Pesca professionale, ricreativa e illegale
Per quanto riguarda la pesca, diverse specie costiere sono spesso sovrasfruttate, per l’azione combinata della pesca professionale e di quella ricreativa. L’impatto di quest’ultima o è spesso sottovalutato o interamente ignorato: si stima che in Italia siano oltre mezzo milione i pescatori ricreativi da barca, e oltre 230 mila pescatori sia subacquei, sia da spiagge che da moli. Secondo alcuni studi nel nord-ovest del Mar Adriatico, ad esempio, le catture ricreative potrebbero ammontare a circa il 30-45% degli sbarchi della piccola pesca locale. Vanno poi sommati gli effetti della pesca illegale, che viene denunciata dalla maggior parte delle Aree marine protette. Un “termometro” di questo fenomeno è rappresentato dal dattero di mare: nel 2020, la Guardia Costiera ha registrato 10 infrazioni accertate e ha sequestrato 84 kg di datteri di mare. Nel 2015, i kg sequestrati erano stati addirittura 6.762.
I servizi ecosistemici
Ecosistemi costieri in salute svolgono un ruolo cruciale nel contesto del cambiamento climatico: le praterie di Posidonia oceanica attenuano la forza delle onde, mitigando gli impatti delle mareggiate, catturano i sedimenti e contrastano quindi l’erosione. Sono un deposito fondamentale di carbonio che ha immagazzinato dall’11% al 42% delle emissioni totali di CO2 dei paesi Mediterranei dai tempi della rivoluzione industriale. Attività illegali di pesca a strascico sotto-costa, ma anche le ancore che arano i fondali e le loro catene stanno provocano la forte regressione della Posidonia nel Mediterraneo.
Coste, la tutela fa acqua
Il 33% degli habitat marini italiani di interesse comunitario presenta uno stato di conservazione inadeguato e solo il 26% è in uno stato di conservazione favorevole. Il 71% degli habitat dunali in Direttiva sono in cattivo stato di conservazione e in regressione. Ad oggi esistono 29 aree marine protette (AMP) e 2 parchi sommersi che, insieme ad altre tipologie di aree protette, nel complesso tutelano circa 308mila ettari di mare e circa 700 km di costa. Queste aree sono tuttavia troppo poche e troppo piccole. Al 2019, considerando sia AMP sia siti Natura 2000 a mare, solo il 4,53% delle acque territoriali italiane (0-12 miglia nautiche) era protetto.
Le richieste del WWF
La Nuova Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 sostiene che per il bene dell’ambiente e delle nostre economie i Paesi membri dell’UE dovrebbero proteggere in modo efficace almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% del mare entro il 2030, di cui il 10% strettamente protetto. Per questo è necessario per il WWF un impegno immediato e concreto per:
1. incrementare l’efficacia di gestione delle aree marine protette e siti Natura 2000 esistenti;
2. incrementare l’estensione della superficie protetta nei mari italiani, garantendone una protezione efficace;
3. implementare un piano di gestione dello spazio marittimo basato sull’approccio ecosistemico, per garantire un’economia blu veramente sostenibile.
4. Incrementare la protezione di ecosistemi chiave come la Posidonia oceanica e le dune costiere attraverso azioni di restoration passiva e attiva.
La campagna “generazione mare”
Un anno importante il 2022, nel solco del decennio del Mare dichiarato dall’Unesco, che punta al 2030 come termine per salvare gli Oceani, e che vede protagoniste le comunità di pescatori artigianali con l’Anno internazionale della Piccola Pesca e Acquacoltura, dichiarato dalle Nazioni Unite nel 2022 (IYAFA 2022). La Campagna del WWF anche quest’anno contribuirà al raggiungimento degli obiettivi di tutela, in particolare specie e habitat costieri, con azioni concrete, rilanciando un grande sforzo collettivo per difendere il nostro Capitale Blu, racchiuso in un mare che, in appena l’1% di superficie degli oceani, ospita circa il 10% di tutte le specie marine conosciute.