La sociologia comprendente (di Weber, ndr) prescrive che il sociologo stabilisca un legame simpatetico con la persona sotto osservazione per comprendere il senso che attribuisce a ciò che fa. Il punto focale è il modo in cui gli individui interpretano le loro stesse azioni. Il punto focale è il modo in cui Putin interpreta le sue stesse azioni. Cerco di entrare nella mente di Putin per guardare la Nato con gli occhi dei generali russi, proprio come Weber fece con i primi imprenditori calvinisti nel suo “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”. (…) Putin ha invaso l’Ucraina per frenare l’arretramento della Russia dopo la caduta del Muro di Berlino. Negli ultimi trent’anni, la Russia è arretrata costantemente, mentre il blocco occidentale non ha fatto altro che avanzare.
Per comprendere le ragioni che hanno spinto Putin a invadere l’Ucraina, dobbiamo ricostruire i fallimenti della Russia dall’ascesa di Eltsin fino ai nostri giorni. (…) Secondo la tesi diffusa dal governo Draghi e dai governi dell’Unione europea, Putin avrebbe attaccato l’Ucraina senza alcuna motivazione valida. È vero? (….) Finora ho richiamato le cause internazionali dell’invasione russa, ma la politica interna conta eccome. Per motivi di sintesi, non posso dare il giusto spazio al modo in cui la politica interna dell’Ucraina e della Russia hanno fatto precipitare la crisi. Mi limito a citare cinque fatti documentati che hanno convinto l’opinione pubblica russa che l’invasione dell’Ucraina fosse una mossa necessaria. Nel mio schema, i fatti elencati di seguito possono essere considerati le cause interne o domestiche dell’invasione, che si aggiungono alle cause internazionali:
1) la rivoluzione del 2014 contro Janukovyc; 2) il fallimento degli accordi di Minsk; 3) le violenze contro gli ucraini filo-russi; 4) il traguardo della Nato inserito nella Costituzione ucraina; 5) le esercitazioni della Nato in territorio ucraino.
La “prima causa interna” dell’invasione è stato il rovesciamento del regime filo-russo in Ucraina in seguito a una serie di manifestazioni iniziate il 21 novembre 2013 a Kiev. I manifestanti protestarono contro la decisione del governo di sospendere una serie di accordi commerciali che avrebbero legato più strettamente l’Ucraina all’Unione europea. La società ucraina si divise tra i sostenitori dell’Unione europea e quelli della Russia. La rivoluzione, nota anche come Euromaidan, dal nome della principale piazza di Kiev, avrebbe portato al rovesciamento del presidente Viktor Janukovyc, il 22 febbraio 2014, e alla sua fuga. (…).Ecco la successione dei principali avvenimenti che hanno scandito la protesta popolare in Ucraina tra il 2013 e il 2014: • 21 novembre 2013: Janukovycč respinge il trattato con l’Unione europea • 1° dicembre 2013: proteste contro Janukovycč a Maidan e i manifestanti occupano la City Hall a Kiev; • 17 dicembre 2013: Putin annuncia 15 miliardi di prestito per l’Ucraina; • 22 gennaio 2014: primi due morti tra i manifestanti; • 18 febbraio 2014: 26 morti negli scontri di piazza; • 20 febbraio 2014: 40 morti negli scontri di piazza; •21 febbraio 2014: accordo tra Janukovycč e i rappresentanti delle opposizioni per porre fine alle violenze; • 22 febbraio 2014: Janukovycč lascia l’Ucraina.
La rivolta contro Janukovycč fu sostenuta dagli Stati Uniti. Putin sentì di aver subito un’altra umiliazione per mano del blocco occidentale. Per paura che le proprie basi militari cadessero nelle mani della Nato, Putin invase la Crimea, dove ha un’importantissima base navale a Sebastopoli. Una volta annessa la Crimea, la Russia è stata punita dal blocco occidentale con le sanzioni e l’esclusione dal G8. Il rovesciamento di Janukovycč provocò lo scoppio della guerra civile nel Donbass, composto dagli oblast’ di Donetsk e Lugansk. Il 14 febbraio 2014 i separatisti ucraini filo-russi hanno celebrato un referendum per l’indipendenza riportando una vittoria molto ampia (80% Sì contro 20% No). L’indipendenza del Donbass fu riconosciuta solo da Russia, Bielorussia, Nicaragua, Sudan, Siria, Venezuela e Repubblica centrafricana. Secondo i dati Ocse, la guerra civile nel Donbass è proseguita provocando circa 14 mila morti dal 2014 fino al giorno dell’invasione russa. Le notizie delle morti degli ucraini filo-russi non avevano diffusione in Italia, ma accompagnavano la quotidianità dei cittadini russi esasperandone indignazione e nazionalismo. Si è creata così una sorta di “separazione emozionale” tra i russi e gli italiani: i russi erano sconvolti per i fatti del Donbass, mentre gli italiani, in assenza di informazioni, erano emotivamente distaccati. Ciò che per i russi era importantissimo appariva privo di valore per gli italiani. Sul piano interno, non posso non ricordare quanto l’Ucraina sia un Paese diviso anche dal punto di vista etnico-politico, come appare evidente dall’analisi dei risultati elettorali. La mappa delle presidenziali del gennaio 2010, in cui si contrapposero Julija Tymošenko (45%) e Janukovycč (48%), mostra che la parte orientale del Paese è prevalentemente russofona e russofila. L’Ucraina era un Paese diviso ben prima che scoppiasse la guerra civile nel 2014.