Il libro di Alessandro Orsini, Ucraina, critica della politica internazionale, uscito martedì 14 giugno in tutte le edicole e in tutte le librerie per Paper First, la casa editrice del Fatto Quotidiano, a tre giorni dall’uscita, è il libro di saggistica più venduto in Italia.
Non solo. Nella classifica generale di Amazon (che vale più di un terzo delle vendite totali) e in quella dell’altro grande store online, IBS, ieri era sesto. Se teniamo conto delle migliaia di copie vendute in edicola con Il Fatto, possiamo dire che, se non è il libro più venduto in assoluto in Italia, poco ci manca.
Per avere un’idea, nella classifica Amazon ieriIl Mostro di Matteo Renzi era 105esimo mentre il romanzo su Falcone di Roberto Saviano era 87esimo.
La sensazione è che i lettori abbiano trovato finalmente un’offerta che mancava. Gran parte dei giornali sono appiattiti sulla linea del governo Draghi: sì all’invio delle armi, sostegno alla politica Nato, guerra di civiltà contro il barbaro invasore. La narrativa che si oppone a questa visione manichea della politica internazionale trova spazio con difficoltà sui quotidiani, nei think-tank e nei talk tv.
Il caso personale del professor Orsini è paradigmatico. La Luiss ha chiuso il suo Osservatorio, la Rai ha cancellato il contratto con #cartabiancadove continua ad andare gratis per dire la sua. Chi scrive, come i lettori de Il Fatto sanno, non condivide le posizioni di Orsini sulla guerra in Ucraina e ha approvato invece la scelta del governo Draghi di schierarsi nettamente con l’invaso supportando la resistenza di Kiev con le armi. Queste cose le abbiamo scritte su Il Fatto, che a differenza di altri quotidiani ospita commenti di segno opposto agli editoriali del direttore. Eppure, di fronte alla campagna censoria e denigratoria contro Orsini, di fronte al silenzio degli intellettuali che applaudivano alla censura e alla caccia alle streghe, abbiamo pensato che le idee del professore dovessero trovare spazio nel dibattito. Così, nella veste di direttore della casa editrice Paper First, ho chiesto a Orsini di scrivere un saggio sull’Ucraina e sul dibattito italiano intorno alla guerra. Orsini ha detto sì. Scelta non scontata visti i contratti con anticipi ben più alti offerti da altri editori blasonati. Offerte rifiutate da Orsini, come quelle dei cachet dei talk concorrenti di #cartabianca . L’inserimento di Orsini nella lista dei putiniani sul Corriere della Sera ci ha confermato nella scelta: questo libro è necessario. Perché?
Se quasi tutti i partiti e quasi tutti i giornali sostengono le tesi filo armi e filo-Nato che la maggioranza degli italiani non condivide affatto, c’è un problema. Se i grandi quotidiani e il Comitato parlamentare di controllo dei servizi (che dovrebbero essere soggetti di garanzia in grado di tutelare le idee della minoranza dagli abusi dei servizi segreti) si accodano con entusiasmo alla caccia al dissenso, c’è un problema. Il successo del libro è il termometro di questi problemi. C’è una domanda impetuosa di idee diverse dal pensiero unico. Non solo tra i “putiniani anti-sistema”. Anche chi ritiene giusto inviare le armi a Kiev non sopporta più la narrazione ipocrita dei nostri media e chiede un’analisi seria delle cause e degli interessi che hanno portato a questa guerra. Gli intellettuali e gli opinionisti mainstream invece irridono il ragionamento complesso e non vogliono sentir parlare di cause.
In questo quadro desolante del dibattito italiano c’è bisogno di qualcuno che spieghi anche le ragioni degli altri.
Che la ragione del successo del libro di Orsini risieda nello scollamento tra cittadini ed élite lo confermano a contrario i flop dei libri che volevano cavalcare l’onda emotiva filo-Ucraina e si sono spiaggiati in libreria. Per l’Ucraina edito dalla Nave di Teseo nonostante la copertina gialla e blu, la firma di Zelensky, l’“edizione autorizzata” che gira i diritti al popolo ucraino, non è mai entrato in classifica e vende poco.
Esattamente come il biopic Volodymyr Zelensky – Nella mente di un eroe di Solferino Libri, nonostante il battage garantito dal Corriere della Sera. Anche i libri interessanti di due bravissimi inviati di guerra del Corriere (Francesco Battistini e Lorenzo Cremonesi) usciti rispettivamente per Neri Pozza e Solferino in libreria hanno scontato questo clima avverso alla stampa “istituzionale” e hanno venduto probabilmente in un mese meno di quel che Orsini ha venduto in due giorni. Meglio è andata per esempio a Ucraina la guerra e la storiadi Fabio Mini e Franco Cardini. Non lo citiamo qui per ragioni di scuderia (è sempre di Paper First), ma perché è ancor più alternativo alla narrativa dominante del libro di Orsini. Non a caso uno dei pochi libri sul tema entrato in classifica è Perché l’Ucraina di Noam Chomsky, Ponte alle Grazie: una summa del pensiero critico dell’intellettuale americano sull’allargamento della Nato a Est.