Alessandra Ghisleri, quanta benzina è rimasta nel serbatoio del Cinquestelle? I Cinquestelle sono un caso politico di long Covid.
Non riescono a riprendersi dalla malattia.
Stanchezza infinita, convalescenza lunghissima. Detto questo abbiamo stimato tra l’11 e il 12 per cento il tesoretto che si ritrova ancora alle politiche.
È quell’ancora che dovrebbe far tremare Conte e compagnia.
Nulla è per sempre e un anno è un tempo sufficiente per azzerare il capitale sociale. Non succede spesso, non penso che accada ma è vero che può accadere.
Che tra un anno portino i bilanci in tribunale e chiudano bottega?
La storia recente è ricca di esempi.
Il dodici per cento è una dote comunque rispettabile, anche in considerazione delle altre forze in campo.
Se volessimo dirla tutta, il movimento di Grillo ha perfino un serbatoio di riserva (calcolo tra il 5 e il 6 per cento) di ex che attendono di capire se possono tornare al loro vecchio amore o devono struggersi nell’astensione continua.
E con questa nota a margine le notizie buone sono finite.
Mettiamo in fila quel che mi sembra chiaro. Anzitutto il fatto che finora i voti li ha portati il simbolo. Né Di Maio, nemmeno Di Battista, né Fico né alcun altro possono intestarsi doti elettorali. La forza del movimento era dentro il proprio corpus collettivo. Le individualità sono state del tutto marginali rispetto ai consensi raccolti. È stata la capacità performante del brand a trainare gli uni e gli altri.
Di Maio, con l’ultimo attacco sferrato, si prepara a dire addio. Quante simpatie trascina via e porta con sé?
Ogni addio arreca comunque un danno, toglie un pezzetto, riduce di un tanto.
Giuseppe Conte continua ad avere un buon seguito personale.
È a livelli ancora sostenuti di popolarità. Ma i voti sono un’altra cosa.
Qual è il problema di Conte?
Che i suoi elettori hanno memoria lunga, sono documentati, ferratissimi sulle battaglie fatte e su quelle mancate, su quelle vinte e su quelle perse, sulle promesse avanzate e quelle smarrite
Sta dicendo che gli elettori ne sanno quasi più degli eletti?
Esatto. E consiglio di andarci con i piedi di piombo prima di modificare la regola dei due mandati.
Perché è l’ultimo segno distintivo, l’ultimo vincolo?
Restituisce all’elettore grillino il senso di una diversità del Movimento. Se Conte deve recuperare un’identità, dovrebbe ripartire da qui. Quando Grillo cita il Supremo non parla di se stesso ma del popolo. Conte deve riguadagnare la fiducia che il movimento ha progressivamente perduto.
Conte ha una strategia?
Glielo chiederei. Farete qualcosa per regolamentare il reddito di cittadinanza, che resta una misura preziosa, aprirete battaglie che vi riconnettano al cuore della vostra gente, troverete un sentimento comune?
Di Maio è già altrove.
Ai miei ragazzi dico che interpreta un perfetto berlusconiano di successo. Ha talento, quelle giacche di sartoria napoletana così preziose, un eloquio sempre nel mezzo, al centro del centro.
Al centro e sembra felicissimo di esserlo. La pochette di Conte è invece rivoluzionaria?
Lui ha il problema di dare una strategia a questo movimento e toglierlo da questa lunga convalescenza.
Come quei malati di Covid che non riescono a riprendersi.
Come le dicevo, i Cinquestelle sono un caso politico di long Covid.
Stanchezza infinita.
Sembra che abbiano esaurita l’energia creativa, ridotto al lumicino le idee, chiuso i cancelli alle nuove proposte.
Fanno sempre a cazzotti tra di loro.
Tremende queste liti infinite.
Dalla politica hanno avuto di più di quanto meritassero.
Non spetta a me dirlo, però ricordo loro che molte sono le testimonianze di naufragi repentini. Quindi stiano con le orecchie tese.
Ci vuole poco a fare la fine dei pifferi di montagna.
Certo che hanno un bel problemone.