Il Fatto di domani. La scissione: Di Maio lascia il M5S e fonda il suo gruppo. Draghi al Senato, la risoluzione sull’Ucraina accontenta tutti (senza impegno)

Di FQ EXTRA
21 Giugno 2022

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DRAGHI AL SENATO. ACCORDO IN EXTREMIS SULLA RISOLUZIONE. “Il governo italiano intende continuare a sostenere l’Ucraina come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare”. Ha cominciato così Mario Draghi le sue attese comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Il premier si è presentato in aula dopo ore di fibrillazione nella maggioranza, che non riusciva a trovare un accordo per una risoluzione comune sulla crisi ucraina. Il M5S chiedeva di inserire un richiamo al confronto con il Parlamento, il governo non voleva. Alla fine però un testo condiviso è arrivato, e contiene le parole che il Movimento aveva indicato come “punto di caduta”. Il testo impegna il governo a “garantire il necessario ampio coinvolgimento delle Camere in occasione anche dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari”. Tutto questo nell’ambito del decreto Ucraina votato a marzo, che già scandiva la tempistica del confronto in aula ogni tre mesi. Il risultato piace a tutti, nella maggioranza (e centrodestra e Italia Viva dicono che ci si poteva arrivare senza patemi anche prima). Qui i dettagli del testo. Sul Fatto di domani ripercorreremo le tappe di questa faticosa trattativa tra governo e partiti, e analizzeremo anche un colossale ribaltamento avvenuto nel dibattito pubblico di questi giorni. Per difendere la linea di negarsi al confronto sul dossier ucraino, Palazzo Chigi ha fatto sapere che non avrebbe accettato un “commissariamento” da parte del Parlamento. Parole riportate e sottoscritte dalle principali testate italiane. Ma è la Costituzione della Repubblica a imporlo, questo confronto: sul Fatto di domani lo spiegherà il costituzionalista Gaetano Azzariti.

5S, È SCISSIONE. DI MAIO LASCIA IL MOVIMENTO E FONDA IL SUO GRUPPO. La notizia deflagra poco prima dell’arrivo di Draghi in Senato. Luigi Di Maio lascia il M5S e fonda un suo gruppo in entrambi i rami del Parlamento (è l’obiettivo). Le agenzie battono i primi nomi: ci sono Primo Di Nicola, Simona Nocerino e Sergio Vaccaro e altri sette o otto senatori a Palazzo Madama, e più di trenta deputati a Montecitorio, tra cui Sergio Battelli, Laura Castelli, Manlio Di Stefano, Vincenzo Spadafora. La nuova formazione si chiamerà “Insieme per il futuro” e sarà formalizzata nelle prossime ore. Il Movimento 5 Stelle finora poteva contare su 155 deputati e 72 senatori. Stamattina sull’argomento era piovuto un nuovo post del garante Beppe Grillo che, con la liricità che contraddistingue le sue comunicazioni, aveva ribadito l’importanza di mantenere il limite dei due mandati e invitato “chi non si riconosce nelle regole del gioco” a fare un passo indietro.

ARMI A KIEV: BERLINO PUBBLICA LA LISTA. Mosca continua a minacciare la Lituania per il blocco parziale delle merci verso Kaliningrad. Dopo Peskov ieri, oggi anche la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha detto che la decisione di Vilnius avrà delle conseguenze. L’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha confermato che la decisione è coerente con i pacchetti di sanzioni approvati dall’Ue. Anche dalla Germania il cancelliere Scholz ha dato il suo appoggio alla Lituania e agli altri “alleati dell’Est”, mentre i primi obici tedeschi sono arrivati in territorio ucraino. Il governo tedesco ha preso la decisione di pubblicare sul suo sito ufficiale una lista degli armamenti che la Germania ha fornito o fornirà all’Ucraina. Elenco che sarà aggiornato regolarmente. Berlino dice di seguire, in questo modo, le mosse degli alleati, come gli Stati Uniti. Sul campo di battaglia, intanto, i russi continuano l’avanzata, mentre da Istanbul arriva la notizia di nuovi colloqui tra Russia e Ucraina sui corridoi navali per il grano con la mediazione della Turchia e dell’Onu: si svolgeranno la prossima settimana a Istanbul.

SICCITÀ E GAS. IL GOVERNO BALLA SULL’ORLO DEL BARATRO. La situazione è sotto controllo, è il mantra. Oggi a dirlo sono stati gli operatori del settore energetico a proposito della siccità: il rischio per le centrali idroelettriche per ora non c’è, dicono. Il ministro della Transizione ecologica però si è detto “preoccupato” per la situazione. E infatti oggi l’Enel ha spento una centrale nel Piacentino. Domani la Conferenza delle Regioni incontrerà il governo per chiedere lo stato d’emergenza (così da poter ricorrere alle risorse della Protezione civile). Cingolani si mostra meno preoccupato per la questione del gas russo, invece. Oggi il ministro ha presenziato al vertice straordinario che doveva valutare il livello di rischio per il nostro Paese: alla fine il livello di allarme non è stato alzato, tutto resta com’è. Per ora il titolare del Mite esclude di riaprire le centrali a carbone italiane, ma ha confermato che quelle in attività saranno utilizzate “per un periodo transitorio che serve per risparmiare, mentre sostituiamo il gas russo con il gas nuovo”. In sostanza, il piano è alimentare parte della rete elettrica a carbone per dedicare il gas che arriva agli stoccaggi per l’inverno. L’impatto ambientale sarà piccolissimo, assicura Cingolani. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio i numeri della crisi del gas e della crisi di siccità, per capire se il governo non sta ostentando troppa sicurezza.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Assange, l’appello della Federazione della Stampa contro l’estradizione. Alla conferenza stampa contro l’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange è intervenuto anche il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, per cui permettere l’estradizione di Assange “è una minaccia alla libertà di stampa e un grave avvertimento per tutti coloro che mettono in discussione le politiche repressive e le gravi violazioni commesse dagli Stati Uniti”. Esquivel ha sottoscritto la richiesta di liberazione del fondatore di WikiLeaks. Su questo tema, sul Fatto di domani intervisteremo il professor Enzo Cannizzaro, professore di diritto internazionale alla Sapienza di Roma.

Patrick Zaki, il processo slitta ancora. A Mansura, Egitto, è stato aggiornato al 27 settembre il processo allo studente dell’università di Bologna.

Covid, i dati di oggi. Nuova impennata di contagi: 62.704 casi e 62 morti nelle ultime 24 ore.

Rigoletto contestato. La versione “modernista” dell’opera di Giuseppe Verdi firmata da Mario Martone ha esordito ieri alla Scala ed è stata accolta con applausi e fischi. Sul giornale di domani leggeremo le polemiche e intervisteremo il regista.


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