Lo vediamo tutti, ogni giorno: con la scusa della guerra dopo quella del Covid, molti diritti costituzionali sono calpestati o minacciati. Oltre alla democrazia parlamentare e alla pace, è sotto attacco l’unica ragione sociale del Fatto: la libertà di espressione e di informazione. La calpesta la Russia, uccidendo giornalisti e chiudendo testate dissidenti. La calpesta la nostra alleata Turchia, spegnendo ogni voce di opposizione. La calpestano Usa e Gran Bretagna, perseguitando Julian Assange per un terribile delitto: il giornalismo. In Italia la censura impiega armi più subdole e all’apparenza innocue, ma altrettanto efficaci contro il dissenso: la gogna pubblica e le liste di proscrizione fabbricate dai Servizi e poi rivedute e corrette da grandi quotidiani. Sempre più spesso, interpellando intellettuali dissenzienti, ci capita di sentirci rispondere che preferiscono tacere per non finire linciati sui media con tanto di foto segnaletica, o per non avere noie da università ed editori. Anche il Fatto, per aver osato ricostruire la storia della guerra civile ucraina culminata il 24 febbraio nell’aggressione criminale di Putin e ricordare l’Articolo 11, è finito nel tritacarne dei “putiniani”. E qualche lettore è rimasto disorientato. Come se un quotidiano che non ha mai preso un euro dallo Stato italiano potesse vendersi al regime russo, su cui in 13 anni non ha mai scritto una parola se non di condanna. Ora purtroppo i fatti confermano ciò che nelle prime settimane scrivevamo quasi da soli, sempre offrendo un ventaglio polifonico di opinioni diverse. E molti nostri calunniatori pubblicano analisi simili alle nostre sull’esigenza di salvare il salvabile dell’Ucraina con un ragionevole compromesso che porti a una pace duratura.
Intanto le conseguenze economiche della guerra si fanno sentire. Per tutti. Molti lettori ci scrivono allarmati dai costi dell’energia e della vita: perciò abbiamo studiato un’offerta di abbonamento particolarmente scontata. Ma anche noi, non avendo santi in paradiso, subiamo i rincari della carta e la crisi delle edicole. Perciò ci appelliamo alla nostra comunità di lettori perché ci sostenga con l’abbonamento o con l’acquisto quotidiano. Un appello unito all’unico servizio che sappiamo offrire: un po’ di informazione in più, con la serata speciale “La guerra alle idee” che anticiperà la festa di settembre (anche quest’anno a Roma, ma di nuovo in presenza). Lunedì, dalle ore 21, in diretta streaming sul sito e sui canali Facebook e Youtube del Fatto, le nostre firme che da quattro mesi commentano la guerra si alterneranno in un confronto a più voci, che sarà poi disponibile in forma scritta in una sezione dedicata su FQ Extra per gli abbonati e i sostenitori dell’evento. Vi aspettiamo in tanti. Grazie a tutti.