Un matrimonio di amici in una calda notte d’estate. Al taglio della torta nuziale ci vengono consegnati dei deliziosi palloncini bianchi, illuminati all’interno da deliziose lucine, corredati da deliziosi bigliettini sui quali scrivere un desiderio per poi lasciarli volare tutti insieme al momento giusto quando il brindisi agli sposi avrebbe dato il via ad una nuova vita d’amore. Tutto molto romantico.
Il wedding planner aveva messo in atto una pratica ormai diffusa per festeggiare momenti felici, ma usata anche per ricorrenze di altro tipo, quando si vuole dare un’immagine spettacolare dei sentimenti collettivi delle persone presenti all’evento. Una pratica stimolata da una invasione sul nostro mercato di palloncini di ogni forma e colore, a bassissimo costo, fatti con plastica di bassa qualità, spesso tossica, proveniente dall’Asia, zona del mondo che, secondo uno studio pubblicato da Science, ha prodotto 5,3 milioni degli 8,8 milioni di tonnellate di materie plastiche che inquinano il mare ogni anno.
Senza indugio, con l’approvazione degli sposi inconsapevoli del danno, riuscii a bloccare in quella notte un gesto che avrebbe portato altra plastica indistruttibile nel mare. Da quel momento partimmo per una crociata: campagne di sensibilizzazione, raccolta firme, alleanze con altre Associazioni, addirittura una proposta di emendamento alla legge Salvamare (purtroppo non accettato) e poi appelli a chi poteva fare qualcosa per arrestare questa stupida e dannosa pratica.
Abbiamo chiesto al Papa, voce ascoltata dal mondo intero, di proibire a San Pietro e in tutte le parrocchie il volo dei palloncini; abbiamo scritto al sindaco di Roma chiedendogli di fare un’ordinanza per mettere fuori legge il nefasto volo seguendo l’esempio di altre comunità in tutto il mondo hanno già attivato il provvedimento. Come l’America, dove il “balloons ban” è realtà in molti Stati: California, Connecticut, Delaware, Florida, Hawaii, Maine, Maryland, Rhode Island, Tennessee e Virginia hanno reso illegale il lancio di palloncini e di lanterne luminose, con multe salate per i trasgressori.
Per adesso un silenzio assordante copre le nostre richieste, eppure sappiamo cosa sta succedendo al mare e alle sue creature affogate dalla plastica: a migliaia muoiono inutilmente. Secondo uno studio pubblicato da Ocean Conservancy, i palloncini sono al terzo posto tra i rifiuti più pericolosi per foche, tartarughe e uccelli marini: ricadono a terra, disperdendosi nell’ambiente e trasformandosi in una minaccia letale per questi animali, che finiscono intrappolati nei fili o ingeriscono pezzi di palloncini scambiandoli per cibo.
Si tratta di un problema molto più frequente di quanto si immagini. Secondo una ricerca portata avanti dall’Università di Wales Swansea i pezzi di palloncino costituiscono l’80% dei rifiuti trovati all’interno dello stomaco delle tartarughe marine analizzate e la plastica morbida di cui sono composti, se ingerita da un animale, ha 30 volte più possibilità di ucciderlo rispetto alla plastica dura usata ad esempio nella produzione di bottiglie.
Ma soprattutto sappiamo cosa sta succedendo a noi esseri umani: la plastica è ormai ovunque, scorre nel nostro stesso sangue, si trova nei tessuti della placenta delle donne e addirittura nel latte materno. Nel momento più dolce e fondamentale della vita – l’allattamento – nutriamo i nostri bambini con un cibo alieno che nulla ha a che vedere con un alimento completo come il latte materno, fonte di vita e di crescita.
Sappiamo anche cosa succede ai pesci che stiamo studiando da decenni: cambiano sesso, diventano impotenti e uno studio condotto dalla Prof.ssa Margherita Ferrante, dell’Università di Catania, ha trovato addirittura negli occhi di alcune specie di pesci nanoplastiche che hanno compromesso la loro vista in modo permanente.
Non abbiamo paura che questa sorte possa capitare anche a noi, visto che la nostra esistenza è imperniata sull’uso della plastica? Cosa stiamo aspettando? È difficile bloccare il consumo della plastica usa e getta, anche se ci sono leggi e regolamenti comunitari che ci dovrebbero aiutare a dare il via a una transizione verso un nuovo stile di vita, come la Direttiva SUP e la Legge Salvamare, ma almeno arrestiamo un gesto inutile ed effimero come quello del volo dei palloncini, questo sì che possiamo farlo subito!
Non c’è più tempo bisogna agire: il nostro futuro dipende dalla salute del Mare e la salute del mare dipende da noi.