“Denunciai io le intromissioni della Rettrice”. Parla l’avvocato Samantha Ravezzi, ideatrice e docente del master internazionale in Diritti e Sicurezza Umana dell’università Bicocca di Milano, divenuto un caso per le presunte pressioni di Maria Cristina Messa, all’epoca rettrice e oggi ministro, per far promuovere “studentesse a lei vicine che non riunivano i requisiti minimi per ottenere il titolo”. Pressioni che il ministro ha negato al Fatto e ancora ieri a Radio24, benché riportate nei verbali dei docenti del master, in comunicazioni via pec e in una denuncia penale contro di lei e due funzionarie, archiviata dalla Procura di Milano una settimana dopo che è diventata ministro. Pressioni che ieri la ministra dell’Università ha derubricato a “doveroso interessamento”, dopo che Il Fatto ha rivelato le email in cui convocava “con urgenza” la direttrice del master Silvia Buzzelli per perorare la proroga “ad personam” per tre studentesse e gli audio in cui la direttrice, dopo l’incontro, riferiva ai docenti che “bisogna farle passare”, perché “non posso andare contro la rettrice”.
Avvocato Ravezzi ieri la ministra ha detto che il suo esposto era “contro l’università e non contro di me”. È vero?
No, io ho denunciato Maria Cristina Messa e due funzionarie per condotte specifiche attribuite a loro, non all’università. I reati ipotizzati erano abuso d’ufficio e traffico di influenze.
Che fine ha fatto la sua denuncia?
È stata archiviata dopo tre anni, senza che io fossi mai sentita. Non ho nemmeno ricevuto la notifica della richiesta di archiviazione avanzata dal pm, motivo per cui oggi stesso farò reclamo al tribunale monocratico chiedendo di riaprire le indagini. Anche perché ad oggi non ho ancora potuto vedere il fascicolo.
Ricorda le tre studentesse?
Ricordo tutti e 51 gli iscritti, erano funzionari provenienti dall’America Latina, giudici, avvocati, funzionari di corpi consolari: 38 hanno ottenuto il titolo, 13 no tra cui le tre studentesse.
Perché furono bocciate?
Per le tesi non consegnate, o consegnate in ritardo, per esami copiati o non superati e perché non avevano le presenze minime per poter ottenere il titolo di Master.
Era nota l’amicizia tra il rettore e le diplomatiche?
Si incontravano in diverse occasioni pubbliche, anche durante il master. Una di loro in particolare se ne vantava con gli altri studenti, certa che avrebbe ottenuto un trattamento di favore.
Perché lei parla di una proroga “ad personam”?
Perché i bocciati erano 11 ma l’interessamento era solo per le due diplomatiche consolari e l’impiegata contabile del governo messicano. Degli altri otto nessuno ha chiesto mai.
Perché il Comitato di coordinamento non ha concessa questa proroga?
Il master era già stato prorogato per tutti gli studenti di 4 mesi, e per tutti si era chiuso il 23 febbraio 2018 con l’ultima sessione di tesi. Non era ammissibile che si riaprissero i termini solo per favorire alcuni, per altro bocciati proprio perché non avevano le presenze o non avevano superato gli esami.
Lo spiegò al rettore?
Un mese e mezzo dopo la chiusura del master le pressioni continuavano. Il 10 aprile 2018 ho scritto alla sua pec riepilogando i motivi delle bocciature e della decisione del Comitato, presa a maggioranza per altro, di non concedere proroghe.
Messa le ha mai risposto?
No, mai.
È vero che la Bicocca la denunciò a sua volta?
No, non è vero. La direttrice generale dell’epoca Loredana Luzzi a settembre 2018 prese la carta intestata dell’Università e mi deferì al consiglio distrettuale di disciplina dell’Ordine degli avvocati di Milano, senza alcuna autorizzazione del Senato accademico e del Cda.
Di che cosa era accusata?
Mentre la rettrice si prodigava con le pressioni sulla direttrice del Master per concedere la proroga per alcuni studenti, 38 rimanevano in balia dei ritardi dell’amministrazione che non rilasciava loro i titoli legali, anche a distanza di mesi. Ricevevo proteste ogni giorno, da ogni Paese.
E quindi?
A Master concluso, gli studenti mi hanno chiesto di rappresentarli legalmente per riuscire a ottenere quei titoli, legalizzarli, tradurli e consentirne il riconoscimento nei loro paesi d’origine. La direttrice generale pretese di vedere un qualche “conflitto di interessi”, in capo a me. Non in capo a chi faceva favori agli amici e all’amministrazione che li eseguiva. Fu solo un tentativo di intimidirmi e screditarmi professionalmente.
Come è finita la segnalazione all’Ordine?
Ho spiegato che il mio interesse coincideva perfettamente con quello dell’università e degli studenti che avevano conseguito i titoli legali ad ottenerli in tempi accettabili. Non c’era alcun conflitto tanto che, ad oggi, non ho avuto alcun richiamo.
Perché non ci fu mai una seconda edizione del master?
La Direttrice Buzzelli aveva già raccolto molte adesioni ma ha ritirato la proposta assicurando alla rettrice che non ci sarebbero stati “altri problemi”.
Ha più lavorato in Bicocca?
No, sono stata estromessa da tutto.
Il ministro dovrebbe fare un passo indietro?
Al di là del rilievo penale, che tornerà in definizione, sono certa che in un Paese in cui vige lo stato di diritto una condotta simile non passerebbe sotto silenzio né richiederebbe inviti alle dimissioni. Sarà il contesto politico, la guerra e quant’altro che remano per l’indifferenza e la rassegnazione. Io remerò contro.