Il Fatto di domani. Crisi, ultimo round: stasera la decisione dei 5S. Letta, Salvini e Draghi soffiano sul fuoco: “se il Movimento si astiene si vota”

Di FQ Extra
13 Luglio 2022

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Il MOVIMENTO DISCUTE DI ASTENSIONE. TELEFONATA DRAGHI-CONTE. Una giornata di trattative, quella trascorsa oggi in attesa del voto di fiducia sul Decreto aiuti che si terrà domani al Senato. Conte ha riunito il Consiglio nazionale del M5s per prendere una posizione definitiva sulla strategia da tenere in aula, ma il dibattito è stato acceso, tanto che è stato previsto un secondo round, alle 19.30. In mezzo, c’è stata la telefonata tra Conte e Draghi. Il leader del Movimento avrebbe chiesto un segnale da portare all’assemblea. Non è chiaro se questo segnale (ammesso che arrivi) potrà modificare l’orientamento che fino a stamattina sembrava maggioritario nel Movimento. L’idea cioè di astenersi uscendo dall’aula domani, senza però scatenare una crisi di governo. Sembra questa la direzione scelta da Conte, e anche dai senatori grillini che in commissione Bilancio a Palazzo Madama oggi si sono astenuti sul Dl Aiuti. Ma la linea si scontra con la drammatizzazione della crisi impressa da Draghi ieri. Il premier ha lasciato intendere che l’assenza del M5S sulla fiducia di domani significherebbe la fine del governo. Enrico Letta oggi si è associato a questa postura e ha mandato una sorta di avvertimento all’alleato giallorosa: “Sarebbe paradossale mettere a rischio il governo ora. Se cade, si vota e vincerà chi è capace di dare risposte al Paese”. Sul Fatto di domani leggerete i retroscena di questa convulsa giornata e l’esito del dibattito interno al Movimento.

SALVINI SI ACCODA: “SENZA FIDUCIA 5S, GOVERNO A CASA”. LA DESTRA SMEMORATA SULL’ASTENSIONE. Forza Italia e Lega provano ad approfittare della situazione e soffiano sul fuoco della crisi. Salvini sembra schierato sulle posizioni di Letta e Draghi, almeno per oggi: “Se i 5S non votano un decreto della maggioranza, fine, parola agli italiani. Si va a votare”. In realtà, non è la prima volta che un partito della maggioranza si sfila su una misura dell’esecutivo. È successo proprio alla Lega su alcune norme sulla pandemia e sul Dl Concorrenza per via delle concessioni balneari. Quando Italia Viva non ha votato parti della riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario e del Csm, nessuno ha proposto verifiche di maggioranza. Sul Fatto di domani vedremo un elenco di casi e differenze. A proposito di Cartabia, la Commissione europea ha dato un giudizio molto negativo del testo, nel suo bilancio annuale, sostenendo che metterebbe a rischio l’indipendenza dei giudici e vanificherebbe la lotta alla corruzione.

LAVORO, LA PROPOSTA DI ORLANDO NON ABOLISCE I SALARI DA FAME. IL CONFRONTO CON GERMANIA E SPAGNA. Andrea Orlando ha parlato oggi alla Camera, durante un question time, della progetto governativo di introduzione di un salario minimo, o quasi. I contenuti della riforma non sono ancora chiari, ma come ha confermato anche la conferenza stampa di ieri la sostanza è agganciare la retribuzione ai contratti nazionali di settore, firmati dai sindacati confederali. Formula diversa dallo stabilire un minimo legale di retribuzione, come prevede invece la proposta di legge targata M5S che fissa a 9 euro lordi la paga minima oraria. “La mera presenza di un contratto collettivo non sempre garantisce salari dignitosi, ancor di più se consideriamo il fatto che alcuni di questi non vengono rinnovati da anni”, ha risposto al ministro la deputata 5S Barzotti. Come vedremo sul Fatto di domani, esistono contratti con retribuzioni da 4 o 5 euro l’ora. Accade per esempio con il contratto dei Servizi fiduciari, il più diffuso per il portierato e la vigilanza non armata in ospedali, banche, supermercati e istituzioni pubbliche. Il testo è sottoscritto da Cgil e Cisl e continua a essere applicato nonostante sia scaduto da sette anni. Sul giornale di domani faremo un confronto tra le scelte fatte dal nostro esecutivo sul tema della difesa dei redditi dei lavoratori e quelle dei nostri vicini europei come Germania e Spagna.

RUSSIA E UCRAINA SI PARLANO A ISTANBUL PER IL GRANO. BIDEN IN ISRALE (E ARABIA SAUDITA), PUTIN IN IRAN. Sul fronte della guerra in Ucraina, che oggi è arrivata al 140esimo giorno, oggi la notizia più rilevante è il vertice sull’esportazione di grano nel Mar Nero, che si è tenuto a Istanbul tra delegati militari di Mosca e Kiev, funzionari turchi e rappresentanti delle Nazioni Unite. L’accordo sembra più vicino, lo confermano il portavoce del Cremlino Peskov e il ministro degli Esteri ucraino Kuleba. Nel Donetsk, dove si continua a combattere, le milizie filorusse hanno prima annunciato e poi ritirato l’istituzione della pena di morte per i foreign fighters catturati. Biden invece è atterrato a Tel Aviv per la prima tappa del suo viaggio in Medio Oriente, che lo porterà in Arabia Saudita venerdì. Sullo sfondo della visita, molto criticata anche negli Usa per la marcia indietro sui diritti umani e l’omicidio Khashoggi, ci sono i rapporti con l’Iran. Tra qualche giorno proprio Teheran ospiterà un vertice tra Putin e il presidente turco Erdogan. Nel programma ufficiale è scritto che si parlerà di Siria (dove Erdogan prepara un’offensiva contro i curdi), ma anche dei negoziati in Ucraina.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Verso un nuovo “Codice dello spettacolo”. La Camera ha dato via libera definitivo alla legge delega sullo spettacolo. Il testo definisce un nuovo assetto normativo che introduce tra le altre cose un’indennità di discontinuità per artisti e creativi (sul modello francese). Sul giornale vedremo cosa cambia per i lavoratori, messi in crisi da due anni di pandemia.

Siccità, Patuanelli annuncia nuove emergenze. Il ministro per le Politiche agricole ha presentato un’informativa urgente alla Camera sull’emergenza siccità. La riduzione delle risorse idriche è quantificata “dal 10% al 40%” e lo stato di emergenza potrebbe essere esteso a Lazio, Umbria, Liguria e Toscana. La proposta del ministro è l’istituzione di un fondo mutualistico nazionale per tamponare i danni, specialmente per l’agricoltura.

La protesta dei tassisti contro Uber e liberalizzazioni. Petardi, fumogeni, slogan contro il governo: i tassisti si ribellano contro la riforma della concorrenza che prevede la liberalizzazione del settore con manifestazioni a Roma, Torino e Milano. Il testo è al vaglio della commissione Attività produttive della Camera, dove si starebbe lavorando a una riformulazione dell’articolo contestato dai conducenti di taxi. Nel pomeriggio una delegazione ha incontrato esponenti del Pd.

Covid, i dati di oggi. Oggi 110.168 nuovi contagi, contro i 142.967 di ieri. Le vittime sono 106, in calo rispetto alle 157 di 24 ore fa. Aumenta il tasso di positività al 26,8% (dal 26% di ieri).


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