Con riferimento al video reportage con articolo a firma di Pietro Mecarozzi, pubblicato lo scorso 30 giugno sul sito ilfattoquotidiano.it, si precisa che, sia il video che il suddetto articolo contengono inesattezze, dichiarazioni forvianti e affermazioni destituite di qualsivoglia fondamento. In particolare, diversamente da quanto affermato nell’articolo, i gessi utilizzati nel progetto di recupero ambientale e morfologico dell’ex cava di Poggio Speranzona di Montioni non costituiscono rifiuto pericoloso. La classificazione dei suddetti gessi, come rifiuto non pericoloso, è, infatti, operata dal Decreto Ministeriale 5 febbraio 1998 e le attività di monitoraggio e di analisi condotte sul materiale, sia prima che dopo il suo impiego nel progetto di recupero di Montioni, hanno confermato la non pericolosità di detto materiale.
Relativamente poi al sito di Montioni, si precisa che è attualmente in corso un’indagine e che, ad oggi, non è stata appurata la sussistenza di alcuna attività illecita. L’affermazione, dunque, che a Scarlino si sia verificato “un corto circuito scientifico e normativo che ha permesso lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi come i gessi rossi”, oltreché del tutto infondata, è gravemente lesiva del dovere di verità e del diritto di cronaca e danneggia indebitamente la reputazione di Venator Italy e dei suoi collaboratori, quotidianamente impegnati a rispettare e far rispettare tutte le norme a tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza sul posto di lavoro.
Venator Italy S.r.l.
La risposta
Prendiamo atto delle precisazioni fornite dalla Venator, ma evidenziamo come il servizio in questione richiami in maniera puntuale il contenuto della relazione della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati” e, in particolare, gli esiti delle ricerche condotte “sull’inquinamento derivante dall’utilizzo dei gessi rossi prodotti a Scarlino”, con l’aggiunta del contributo del deputato (e medico) Alberto Zolezzi, relatore del documento. I soggetti coinvolti hanno tutti una solida conoscenza del tema e le loro dichiarazioni corrispondono al contenuto degli atti giudiziari e della normativa regionale, supportati anche da un lavoro d’indagine condotto attraverso lo studio di open data, visure camerali e catastali. Il lavoro si basa, dunque, su atti e documenti pubblici. Per il resto, sarà l’inchiesta giudiziaria in corso che accerterà gli eventuali illeciti e le rispettive responsabilità, come confermato dalla stessa Venator.
Pietro Mecarozzi
Il giornalista ha contattato gli uffici dello stabilimento di Scarlino e la sede centrale lo scorso dicembre, chiedendo un appuntamento per un’intervista ai gestori dell’impianto. Non ha ricevuto risposta.