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I 5S NON VOTANO LA FIDUCIA AL SENATO, DRAGHI: “LA MAGGIORANZA NON C’È PIÙ, MI DIMETTO”. Draghi dopo il non voto dei 5 Stelle al Dl Aiuti ha prima esitato, poi deciso: non c’è più la maggioranza di unità nazionale, questa sera rassegnerò le mie dimissioni al presidente della Repubblica. poi la notizia che mercoledì le comunicazioni di rito alle Camere. Un epilogo di una giornata convulsa, iniziata in Senato, dove il governo ha comunque ottenuto la fiducia con con 172 sì e 39 no (nonostante i 5 Stelle abbiano lasciato l’Aula). Draghi poi è salito al Quirinale, anche qui una mossa annunciata. L’incontro è durato meno di un’ora e si è concluso senza dichiarazioni. La svolta è arrivata nel Cdm prima cancellato, poi riconvocato alle 18.40 e durato solo 15 minuti. I toni del premier sono sembrati definitivi: “Le condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto”. Poi torna al Colle, dove Mattarella respinge le dimissioni. La crisi sarà parlamentarizzata mercoledì prossimo. Ora gli scenari aperti sono diversi e complessi: il Draghi bis è meno probabile, potremmo andare verso un esecutivo di transizione in vista delle elezioni anticipate, ma la decisione spetterà al Quirinale. Sul Fatto di domani vedremo quali ipotesi sono più concrete ora e qual è l’orientamento del Colle.
LE RAGIONI DEL MOVIMENTO: FACT-CHECKING SUL DECRETO AIUTI. Occorre riavvolgere il nastro per capire cosa è saltato oggi. Il leader 5S Giuseppe Conte ha ricordato che la scelta di disertare il voto di fiducia è stato l’effetto di una serie di cause pregresse: “Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri – ha dichiarato–. L’introduzione di quella pagina è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto”. Questa crisi si risolve prendendo impegni concreti, ha continuato Conte: “Transizione ecologica e urgenza della questione sociale. O ci sono risposte vere, oppure nessuno può avere i nostri voti”. A Palazzo Madama la capogruppo Maria Elisabetta Castellone ha dichiarato che il problema sta nel merito e nel metodo, ricordando alla destra di aver “votato contro il Pnrr da 209 miliardi del governo Conte 2”. Le norme incriminate sono tre: la cessione dei crediti del superbonus (allargata troppo poco per il M5s), la stretta sul reddito di cittadinanza (che rende vincolanti anche le offerte ricevute dai privati, difficilmente verificabili) e il conferimento al sindaco di Roma Gualtieri dei poteri per costruire un inceneritore. I 5S contestano al governo anche di aver blindato il decreto con una fiducia che poteva evitare. Sul Fatto di domani faremo un fact-checking sui passaggi di questo confronto mancato all’interno dell’esecutivo e sui temi del decreto Aiuti inaccettabili per il Movimento. Vedremo anche qual è la situazione all’interno dei pentastellati. Anche Beppe Grillo, a quanto si apprende da fonti parlamentari, si è schierato dalla parte di Conte nella scelta dell’astensione. “Il Movimento 5 Stelle sta facendo il Movimento 5 Stelle”, pare avrebbe detto il garante.
L’ITALIA PEGGIORE IN EUROPA NEL 2023: GAS E INFLAZIONE AVVICINANO LA RECESSIONE. Nella giornata di crisi politica lo spread è salito per poi chiudere a 206 punti base, mentre la Borsa di Milano ha perso oltre 3%, ma entrambi i cali sono gestibili (lo spread è arrivato anche a 250 settimane fa). A preoccupare sono invece le prospettive economiche del Paese per il prossimo anno. A dirlo oggi è la Commissione Ue, che ha pubblicato le previsioni estive sull’economia dei 27. Se per quest’anno la crescita dell’Italia nel 2022 dovrebbe essere leggermente più alta del previsto: il Pil salirebbe al 2,9% rispetto al 2,4% delle stime di maggio. Ma nel 2023 la crescita si fermerà allo 0,9%, (le previsioni erano del +1,9%), il dato peggiore tra tutti i Paesi europei. Bruxelles segnala che il dato positivo di quest’anno dipende dalla “vivace attività edilizia”, leggi superbonus e altri incentivi, ma che la perdita del potere d’acquisto delle famiglie a causa dell’inflazione uniti alla crisi energetica e ai colli di bottiglia nell’offerta “oscurano le prospettive”. L’inflazione vola al 7,4% e sarà del 3,5% nel 2023. Sul Fatto di domani vedremo quanto inciderà la corsa folle dei prezzi del gas sul portafoglio delle famiglie in autunno. Si fanno sempre più concreti i sospetti che la Russia non intenda più riaprire il Nord Stream 1 (ufficialmente in manutenzione fino al 21 luglio). Oggi il Cremlino dichiara che la riapertura “dipenderà dai partner”, in Francia Macron ha annunciato che preparerà entro un’estate un piano di “sobrietà energetica”.
UCRAINA, GLI ITALIANI NON SI BEVONO LA PROPAGANDA. Nel 141esimo giorno di guerra, Kiev conta altri 21 morti sotto le bombe russe nella città di Vinnytsia, nel centro del Paese. All’Aia, nei Paesi Bassi, si è tenuto un convegno con il procuratore della Corte penale internazionale e i ministri di 40 Paesi per discutere dei crimini di guerra russi durante l’invasione. Zelensky è intervenuto in video e ha chiesto di istituire un tribunale speciale. Sul Fatto di oggi abbiamo raccontato la stanchezza e la preoccupazione dell’amministrazione Usa rispetto alle continue richieste di armi da parte degli ucraini. Nel nostro Paese, un sondaggio pubblicato sul quotidiano cattolico Avvenire ha dimostrato che la maggior parte della popolazione nazionale è contraria all’escalation militare e agli atteggiamenti bellicisti. Sul Fatto di domani approfondiremo queste posizioni espresse dagli italiani sui temi della guerra. Prosegue intanto il viaggio di Biden in Israele, mirato a stringere i rapporti rassicurandolo sull’Iran: “Non aspetteremo in eterno che l’Iran rientri nell’accordo nucleare”, ha detto il presidente Usa. Biden è atteso domani a Gedda per un incontro con Bin Salman.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Indagato Paolo Romani. Il senatore Paolo Romani è indagato per peculato insieme all’imprenditore Domenico Pedico dalla procura di Monza. Le indagini nascono da segnalazioni di operazioni sospette fatte sui conti del suo partito, Forza Italia.
Addio a Eugenio Scalfari. Il fondatore e direttore di Repubblica si è spento stamattina a 98 anni. La sua figura è stata protagonista della storia d’Italia per 70 anni. Sul Fatto di domani ricorderemo chi era con Antonio Padellaro, Ettore Boffano e Silvia Truzzi. Nel coro di cordoglio spiccano le parole di Papa Francesco, che lo ha ricordato come “un amico”.
Covid, i dati di oggi. Oggi 107.122 casi e 105 morti. I ricoveri sono sopra quota 10 mila.
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