Con la terza e ultima riunione di ieri pomeriggio il rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha chiuso gli incontri come previsti dalla Legge ed ha rimesso gli atti al governo, il quale formalizzerà l’autorizzazione del metanodotto Sulmona – Foligno cui seguirà il decreto autorizzativo.
L’esito ci indigna ma non ci sorprende: del resto il governo pochi giorni fa ha fatto un altro regalo alle compagnie energetiche, cancellando dal Decreto Bollette la nuova tassa sugli extraprofitti, mentre le famiglie italiane si trovano a fare i conti con bollette sempre più salate, alle quali si aggiungerà il costo di un’infrastruttura inutile come la Linea Adriatica. La Snam ringrazia un governo sempre più asservito agli interessi delle grandi corporation delle fonti fossili e ringrazia anche Marco Marsilio che, tradendo l’Abruzzo, ha spalancato le porte ad un’opera che comprometterà l’ambiente e il clima nonché la salute e la sicurezza dei cittadini.
L’inutilità dell’opera è confermata dallo stesso governo. Infatti, il ministero della Transizione Ecologica ha affermato testualmente che “con il passare del tempo l’interesse si è ridotto in ragione delle esigenze di decarbonizzazione e perché le importazioni dal nord Africa erano diminuite rispetto a quelle provenienti dalla Russia”. Ma, ha aggiunto il Mite, poiché è necessario sostituire il gas russo, “la rete italiana, così come configurata sulla dorsale tirrenica (Transmed) non ci consentirebbe di aumentare i flussi da sud come sperato”. Di qui “la strategicità dell’opera nonché l’urgenza e la necessità di realizzare rapidamente i tratti mancanti” della Linea Adriatica (verbale della riunione del 15 giugno u.s.).
La giustificazione del metanodotto con la guerra in Ucraina è una bugia colossale perché, per sostituire il gas russo, il governo ha deciso di incrementare le capacità di importazione soprattutto da nord, dove il consumo di metano è molto più elevato e non da sud. Infatti, portando a pieno regime gli impianti esistenti più la produzione nazionale (in totale 25 miliardi di mc) e aggiungendo ad essi i nuovi impianti (10 miliardi dai due nuovi rigassificatori più 30 miliardi dal nuovo gasdotto sottomarino proveniente dalla Spagna) le importazioni dal nord raggiungeranno i 65 miliardi di metri cubi annui. Il che significa più del doppio del gas importato attualmente dalla Russia (29 miliardi).
A questi quantitativi occorre aggiungere le importazioni da sud (Algeria, Libia e Azerbaijan) dove la rete metanifera attuale, secondo i dati storici e le ammissioni dello stesso governo, è in grado di portare lungo la penisola oltre 50 miliardi di metri cubi annui. Questo significa che l’Italia avrà a disposizione almeno 115 miliardi di mc di metano. Ma occorre considerare che, se il consumo negli ultimi dieci anni è stato mediamente di 71,5 miliardi di metri cubi, nel 2030, in seguito allo sviluppo delle fonti rinnovabili, esso sarà ridotto a 50 – 55 miliardi di mc; quindi, la rete metanifera attuale del nostro Paese – senza la Linea Adriatica – sarà in grado di trasportare una capacità di metano doppia di quella di cui avrà bisogno!
Pertanto, realizzare l’inutile metanodotto Sulmona – Foligno e l’intera Linea Adriatica, significa perpetrare una enorme truffa ai danni dei cittadini italiani, incrementare immotivatamente i profitti della Snam, e significa sconvolgere irreparabilmente territori, come quelli dell’Appennino centrale, che sono di altissima valenza ambientale e di elevatissimo rischio sismico.
Da molti anni la comunità scientifica internazionale avverte che se non si abbandonano subito i combustibili fossili, tra cui il gas, gli sconvolgimenti provocati dal cambiamento climatico saranno gravissimi ed irreversibili. Il nostro governo, come molti altri, è sordo al grido della terra, cieco di fronte alla catastrofe cui va incontro il pianeta, ipocrita perché piange lacrime di coccodrillo dopo tragedie come quella della Marmolada, bugiardo quando afferma che pensa al futuro delle nuove generazioni.
Per quanto riguarda, comunque, gli sviluppi futuri, oltre che sulla opposizione popolare (sono più di 14 anni che stiamo lottando contro questo progetto inutile e devastante) contiamo sui ricorsi alla giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) e su un elemento molto importante: ulteriori studi sismici di dettaglio riguardanti il tracciato di 169 km che dovranno essere effettuati dall’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) per adempiere alle prescrizioni della VIA.