Concessioni demaniali, affidamenti per il servizio bagnini, realizzazione di piste ciclo-pedonali. Sono alcuni degli appalti che per la Procura di Latina, il Comune di Terracina – località balneare a un centinaio di chilometri a sud di Roma – ha affidato, a cavallo tra il 2019 e il 2020, a società che i pm ritengono essere state agevolate irregolarmente, a tutto svantaggio di altre. In generale, pubbliche assegnazioni a favore di aziende “amiche” interessate ai lavori per spiagge e lungomare. Ieri ai domiciliari sono finite 6 persone, tra cui la sindaca di Terracina, Roberta Tintari, che nel 2020 vinse le elezioni in quota Fratelli d’Italia. Per lei, in campagna elettorale, Giorgia Meloni si spese personalmente presenziando a diversi comizi. Le accuse nei confronti della prima cittadina sono, tra le altre, turbata libertà degli incanti, induzione indebita a dare o prendere utilità e falso. Misura cautelare anche per l’ex vicesindaco, Pierpaolo Marcuzzi, sempre di Fd’I, accusato di corruzione.
Tra gli altri 50 indagati a Latina (per i quali dunque non c’è alcuna misura cautelare) compare una figura chiave per il mondo meloniano: si tratta di Nicola Procaccini, attuale deputato europeo, già sindaco della cittadina pontina dal 2011 al 2015 e dal 2016 al 2019. L’ultima vicesindaca di Procaccini è stata proprio Tintari, a cui di fatto ha passato il testimone una volta eletto a Bruxelles, dove tra i suoi collaboratori c’è l’ altro indagato Marcuzzi. Procaccini non è un semplice europarlamentare: è cresciuto politicamente con Giorgia Meloni in Azione Giovani, ne è diventato il portavoce nel 2008, quando l’attuale leader fu nominata ministro della Gioventù da Silvio Berlusconi.
Procaccini, con Tintari e altri, è indagato per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. La vicenda riguarda un affidamento per il servizio collettivo di assistenza e salvataggio sulle spiagge del litorale di Terracina, al fine – scrivono i pm – di assegnarlo agli operatori (…) appartenenti alla cooperativa Mare e Monti 2018 (…) al fine di assegnargli un cospicuo contributo economico di 80.000 euro senza (…) procedura pubblica necessaria”. Il reato, per i pm, si sarebbe consumato tra giugno e settembre 2019. Durante una conversazione intercettata il 5 dicembre 2019, Procaccini rappresenta a Tintari – riassumono gli inquirenti – “che la questione del salvataggio collettivo lo ha atterrito perché (…) scatenerebbe un grosso problema con i balneari proprio sotto la campagna elettorale”. “Questi ce sparano”, dice, metaforicamente, Procaccini a un suo dirigente, riferendosi ai balneari e alle modalità di erogazione del contributo. L’altro episodio riguarda una telefonata di fuoco del 19 dicembre 2019 a una dipendente comunale “rimproverandola con tono autoritario (…) per l’eccessivo tempo che stava impiegando per il rilascio della licenza per la conduzione di spettacolo viaggiante all’Oasi Sea Park”, una licenza, per i pm, rilasciata “in modo indebito”. Procaccini, sentito dal Fatto, dice di non aver “avuto modo di leggere per intero gli atti”, ma “onestamente qualche dubbio su queste accuse ce l’ho: sono comunque a disposizione degli inquirenti”.