Ai dem che parlano di rottura ormai insanabile con il Movimento, chiede: “Volete davvero allearvi con il centro dei personalismi, quello di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che vogliono uccidere il reddito di cittadinanza?”. E intanto guarda già altrove, alla sinistra “rossa”, tanto da indicare Mélenchon, l’uomo che ha riunificato la gauche francese, come “un punto di riferimento”. Pensieri e parole di Riccardo Ricciardi, deputato e vicepresidente del M5S.
A Mezz’ora in più il segretario del Pd, Enrico Letta, è stato netto: “La seperazione con i 5Stelle in queste elezioni è irreversibile”. Il campo largo finisce qui.
Registriamo la posizione di Letta. Dopodiché mi chiedo come farà il Pd ad allearsi con Calenda, Brunetta e Renzi, che su molti temi hanno idee simili a quelle di Giorgia Meloni. L’alternativa alla destra si costruisce con un’agenda che metta al centro i più deboli, e non con coloro che vogliono solo tutelare chi ha di più, in nome della cosiddetta agenda Draghi, che di fatto è un libro vuoto.
Letta rivendica: “Noi siamo più progressisti del Movimento”. In fondo, i dem portano avanti battaglie su tanti diritti sociali, no?
Se ti allei con chi non vuole il salario minimo e vuole investire in armi non puoi chiamarti progressista.
Nel frattempo in Sicilia si sono svolte le primarie di centrosinistra, e ha vinto la candidata del Pd, Caterina Chinnici. Il M5S la sosterrà nelle Regionali?
Ciò che vale a Roma vale anche a Palermo, come ha detto Conte.
Ed è un no. Ma adesso che si fa? Proverete a costruire una coalizione di sinistra? Da Articolo Uno e Verdi hanno aperto ad “accordi tecnici” con voi.
I nove punti del documento consegnato da Conte a Mario Draghi sono una base di partenza per chiunque voglia condividerli. Si può dialogare con chiunque consideri importante difendere la cosa pubblica.
Immaginate un Conte alla Mélenchon? Un federatore rosso?
Quella di Mélenchon è una prospettiva politica molto interessante e una proposta a cui guardiamo con interesse, perché parla a chi non ha voce. La sua operazione è un punto di riferimento. Come lui, vogliamo difendere temi come la transizione ecologica, la sanità pubblica e territoriale, il lavoro.
Luigi Di Maio, definito da Beppe Grillo “una cartelletta”, al Quotidiano nazionale ha risposto così: “Voglio bene a Grillo. A confronto di quello che ha detto di Conte e dei suoi vice con me è stato affettuoso”. Ha torto?
Ma che credibilità può avere Di Maio, il quale definiva il Pd come il partito di Bibbiano e ora elemosina un seggio dai dem? Ora dice una cosa, ma tra un anno dirà l’opposto.
Intanto Grillo ha ribadito il muro sui due mandati. È davvero definitivo, e se sì, come farete a coinvolgere in campagna elettorale i tanti big al secondo mandato?
Il Movimento è una comunità, fatta anche di persone che sono state dieci anni in prima linea e che hanno fatto una scelta, anche economica, continuando a restituire al M5S e rinunciando a tantissimi soldi. Sappiamo come arricchire il Movimento con la loro esperienza: non gli diremo “grazie, arrivederci”.
Alessandro Di Battista potrebbe ritornare. Ma molti parlamentari temono che potrebbe di fatto commissariare Conte.
Alessandro è una risorsa e ha contribuito in modo decisivo alla crescita del M5S. Quel che conta però è il Movimento, non i personalismi, e lui lo sa. C’è un programma, e tutti quelli che lo desiderano potranno dare una mano. Non si tratta di fare una campagna acquisti.
@lucadecarolis