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LA “LAPIDE” DI LETTA SUI GIALLOROSA. DI MAIO CERCA SEGGIO, CALENDA VUOLE FARE IL PREMIER. Il leader del Pd Letta ha messo in chiaro la strategia elettorale dem. Una pietra sopra il rapporto con i 5 Stelle (“il giudizio degli elettori è lapidario”, ha detto riferendosi ai sondaggi di questi giorni che vorrebbero la base dem contro il remake giallorosa), e interlocuzioni “difficili ma obbligate” con la galassia centrista. “Ci sono delle alleanze che siamo costretti a fare dalla legge elettorale”, ha detto il segretario durante la direzione nazionale Pd alla Camera. La linea è stata approvata all’unanimità. Nella galassia centrista, Carlo Calenda ha svelato l’ambizione di fare il premier: “Se Draghi non fosse disponibile mi candiderei io”. Renzi ripete che Italia Viva va da sola, con obiettivo fissato al 5%, ma poi aggiunge un significativo “per il momento”. C’è stato poi un incontro tra Sala, Di Maio e Letta: l’ex grillino annuncia la sua lista entro la settimana, sul Fatto di domani vedremo a cosa ambisce. Lo sguardo di Letta è andato anche oltre il centro, oggi: il dem ha spiegato che l’obiettivo è convincere gli elettori di Forza Italia delusi dalla scelta di B. di accodarsi alla Lega nello strappo sul governo Draghi. “La scelta è fra noi e Meloni”, scandisce Letta, ma la strategia del centro è messa in dubbio sul piano pratico dai numeri. Secondo l’Istituto Cattaneo, come leggerete sul giornale di domani, con le coalizioni attuali il centrodestra vincerebbe nella stragrande maggioranza dei collegi uninominali (1/3 dei seggi totali). Intanto, Sinistra italiana di Fratoianni ed Europa verde di Bonelli hanno presentato la lista unica, ma sulle alleanze non si sbilanciano e dicono di sperare ancora in un dialogo tra Conte e il Pd. Sul tema delle alleanze a sinistra sul Fatto di domani intervisteremo la senatrice Loredana De Petris (ex di SI).
IL LIMITE AI DUE MANDATI: PRO E CONTRO. GRILLO TIENE DURO CONTRO LE DEROGHE. Un tema cruciale della direzione Pd è stata la composizione delle liste, necessariamente ridimensionate con il taglio dei parlamentari. La deadline per presentarle è fissata al 21 agosto, ma Letta ha garantito che il Pd chiuderà ib anticipo, entro l’11. Intanto sono state fissate le regole. Primo: non è candidabile chi fa il parlamentare da più di 15 anni consecutivi. Salvo deroghe, beninteso (e si pensa già a Pierferdinando Casini eletto dal 1983). Fuori gioco anche i sindaci dei Comuni sopra i 20 mila abitanti e gli amministratori regionali, con l’eccezione di quelli in scadenza di mandato (norma che salva Nicola Zingaretti). Il nodo dei mandati, si sa, è un pezzo importante di discussione anche nel Movimento 5 Stelle. Il garante Beppe Grillo insiste sul limite come elemento fondante del Dna pentastellato, Conte invece, come abbiamo scritto sul Fatto di oggi, preferirebbe adottare qualche deroga per i big. Sul Fatto di domani leggerete un nostro approfondimento su questa regola, nata per arginare il professionismo della politica, con i pareri opposti di Antonello Caporale e Andrea Scanzi. Ricorderemo anche che i primi a introdurre il limite ai mandati sono stati proprio i dem (con tante eccezioni).
MORATTI METTE ALLE STRETTE IL CENTRODESTRA: “IO MI CANDIDO, ASPETTO CHIARIMENTI”. I tre poli del centrodestra girano ancora intorno alla questione premiership. Dopo l’aut aut scandito ieri da Meloni (“Senza accordo l’alleanza per governare insieme è inutile”) oggi Salvini assicura che “chi ha un voto in più indica il premier”, Tajani (Fi) la butta sulla squadra e Berlusconi dice che il tema dei futuri premier non lo appassiona. Forza Italia perde un altro pezzo: Mara Carfagna, che ufficialmente si prende una pausa. E ha una nuova gatta da pelare con Letizia Moratti. La vicepresidente della Regione Lombardia ha confermato oggi che intende candidarsi nel centrodestra e aspetta un “chiarimento” dai colleghi (soprattutto il presidente Fontana con cui è in rotta). Altrimenti, lascia intendere, è pronta a lanciare una lista civica. Sul Fatto di domani vedremo che problemi di equilibri pone questa candidatura anche con un’intervista all’ex sindaco di Milano Albertini.
GAS, L’UE TROVA UN ACCORDO (MINORE). PREZZI ALLE STELLE, COME I PROFITTI DEI COLOSSI. Alla fine l’intesa sul taglio dei consumi di gas si è trovata. Sacrificando qualcosa. Oggi i ministri dell’energia Ue hanno approvato il piano della Commissione con ampie modifiche, unico Paese contrario l’Ungheria. Resta la percentuale del 15% di riduzione dei consumi di gas (taglio orizzontale che non riguarda solo le forniture russe) e il periodo di applicazione tra il 1 agosto e il 31 marzo 2023. L’adesione rimane volontaria a meno che non scatti lo stato di allerta, che ora però dovrà essere richiesto da almeno cinque Stati (non più da tre come da proposta iniziale) o votato a maggioranza in Consiglio. In più ci sono le deroghe. Per le isole, per i Paesi Baltici e per gli Stati scollegati dalla rete continentale come Spagna, Portogallo e Irlanda. L’Italia non ha eccezioni specifiche, ma potrà contare sulla norma che consente di ridurre il taglio dal 15% al 7% ai Paesi più dipendenti. La Commissione ha fatto anche sapere che sta lavorando sul tetto al prezzo del gas, ma non se ne parlerà prima dell’autunno. Intanto il prezzo del metano vola alle stelle: quasi 200 euro al megawattora sulla borsa di Amsterdam, con il FMI e Moody’s che tagliano le stime di crescita per l’Eurozona. Sul Fatto di domani vedremo quanto stanno guadagnando i colossi energetici da questa crisi. Tornando in Italia, analizzeremo anche il contenuto del nuovo decreto aiuti da 14,5 miliardi approvato dal Cdm: la novità più rilevante è il rinnovo del bonus da 200 euro.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Ucraina, filorussi “prenderemo Donetsk entro agosto”. Nuovo raid su Odessa. Le autorità ucraine hanno denunciato un attacco missilistico russo che ha colpito all’alba la città portuale, crocevia fondamentale per il trasporto di generi alimentari. È la seconda volta dalla firma dell’accordo sul grano di sabato scorso. I filorussi annunciano che prenderanno l’ultima città del Donbass entro fine agosto.
Covid, le difficolta nei pronto soccorso. Seguiremo un caso emblematico delle difficoltà della sanità pubblica a due anni dallo scoppio della pandemia: la carenza di risorse non è stata risolta, come afferma anche il direttore dello Spallanzani Vaia nell’intervista al Fatto di oggi. Oggi i contagi sono oltre 88 mila e i morti 253.
Venezia, la cinquina italiana. Sono 5 film di registi italiani in gara per il Leone d’oro alla 79a Mostra del cinema di Venezia che inaugura il 31 agosto. In concorso Gianni Amelio, Luca Guadagnino, Susanna Nicchiarelli ed Emanuele Crialese.
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