Difficile comprendere come sia possibile che mentre in prima pagina si sciolgono inni e canti a “Calenda-Renzi disputa sui seggi” (“Repubblica”), e al “Terzo polo, prove d’intesa” (“Corriere della Sera”) poi, nelle pagine interne i due quotidiani si smentiscano senza fare una piega. Infatti, alla luce degli impietosi sondaggi, prendono atto che “con il terzo polo in campo la destra sfiora i due terzi in aula” (“Rep”), una catastrofe che il “Corsera” estende all’intero centrosinistra: “Centrodestra vantaggio più largo. All’uninominale 185 collegi a 32”.
Lungi da noi impartire lezioni di giornalismo a chicchessia ma questa scissione dai fatti appare come il sintomo di una banalissima rimozione dalla realtà che a molti illustri editori, direttori e colleghi forse appare troppo difficile da accettare. Il dover fare prossimamente i conti con Giorgia Meloni premier, con Matteo Salvini vicepremier e ministro dell’Interno, con Silvio Berlusconi presidente del Senato e gran visir della coalizione trionfante. Un incubo per numerosi italiani e un gigantesco rospo da ingoiare per Luciano Fontana, Maurizio Molinari e compagnia cantante. Soprattutto se non riesce a prendere atto che il loro beniamino dagli occhi tigrati ha sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare in una rincorsa elettorale che già si presentava complicata.
Nulla di personale contro Enrico Letta, politico perbene e capace di scelte decorose (l’autoesilio a Parigi dopo l’ascesa dello statista di Rignano). Anche Luigi Facta era un galantuomo ma purtroppo è passato alla storia come il presidente del Consiglio del “nutro fiducia” con lo squadrismo in marcia su Roma. Lungi da noi paragonare l’imparagonabile (nessun ritorno del fascismo al potere ma la presenza di tanti, troppi fascisti dentro FdI e la Lega crea giustificato allarme) però la catena di errori addebitabili a Enrico Facta (o Lecta) è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto la porta sbattuta in faccia ai 5Stelle di Giuseppe Conte, uomo delle istituzioni scevro da quel radicalismo di sinistra praticato dall’ambo Fratoianni&Bonelli con cui il Pd dello Ztl stringe una improbabile alleanza. Quanto alla fiducia riposta in uno come Carlo Calenda meglio stendere il classico velo. Tommaso Rodano si chiedeva ieri sul Fatto come mai tanto spazio nei talk ai due “ego-centristi”. Visto che avranno molto tempo libero per loro già si parla di un reality dal titolo: “C’è boria per tutti”.