“In democrazia c’è sempre un’alternativa”: nella serena fermezza di questa frase, da lei usata per disapprovare la rielezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, sta tutto il carattere della prima donna ordinaria di Diritto costituzionale in Italia. Insieme all’amica, alla persona animata fino all’ultimo da un ardente amore per la vita, in Lorenza Carlassare piangiamo oggi una grande studiosa, una straordinaria maestra di generazioni di giuristi e una ‘democratica sempre in allarme’ – per usare un’espressione di Norberto Bobbio.
Tra le tante occasioni pubbliche in cui ho avuto l’onore di sederle accanto – a partire da quelle promosse da Libertà e Giustizia – ne ricordo una a Ravenna, durante la campagna per il No alla riforma costituzionale Renzi-Boschi. Con noi c’era Maurizio Landini, allora segretario della Fiom, ed eravamo di fronte a una platea di metalmeccanici: ma il più radicale degli interventi fu quello di Lorenza, che mostrò con implacabile lucidità come quel progetto mirasse a far uscire dal Parlamento il conflitto sociale, motore di ogni possibile attuazione della Costituzione stessa.
È difficile, in queste tristissime ore, sfuggire all’idea che Lorenza se ne sia andata appena in tempo per non assistere al ribaltamento di quella Costituzione alla quale ha dedicato la vita. Come non ricordare le parole in cui spiegava che “il presidenzialismo all’americana in Italia non lo vogliono perché i poteri del presidente sono davvero limitati dal Parlamento e dal potere giurisdizionale, e allora vedono l’idea del semi-presidenzialismo come un filone che può portare la concentrazione dei poteri in una persona sola. Questa è l’aspirazione”.
Te lo promettiamo, cara Lorenza: cercheremo di contrastarla in ogni modo, quell’aspirazione. Ma quanto ci mancherai…